Lost Horizon di Frank Capra (1937) Romanzo di James Hilton, Sceneggiatura di Robert Riskin, Sidney Buchman Con Ronald Colman, Jane Wyatt, Edward Everett Horton, John Howard, Thomas Mitchell Musica: Dimitri Tiomkin Fotografia: Joseph Walker (132 minuti) Rating IMDb: 7.7
Giuliano
Comincia come un film d’azione, con sequenze mozzafiato: siamo in Oriente, negli anni 30, nelle colonie inglesi tra Baskul e Peshawar, in tempo di guerre e d’insurrezioni. In un aeroporto, un ufficiale inglese sta organizzando l’evacuazione dei "bianchi": e con molta efficienza, nonostante il terrore che regna. Quegli aerei sono per i presenti l’unica occasione di salvezza, ma non c’è posto per tutti. L’ufficiale sale sull’ultimo aereo disponibile; con lui suo fratello (anche lui ufficiale) e poche altre persone raccattate nell’aeroporto all’ultimo momento. Quando tutto sembra tranquillo, l’aereo è già in volo da un po’ e si comincia pensare al ritorno verso casa, uno dei passeggeri si accorge che il pilota sta andando nella direzione sbagliata: non verso il mare, ma verso le grandi montagne dell’Himalaya. L’aereo è stato dirottato: un pilota misterioso, dai tratti mongolici, lo sta portando verso una destinazione ignota. Il dirottatore ha un aspetto minaccioso, non gli si può parlare, mostra una pistola; ma non sembra avere davvero cattive intenzioni. L’aereo fa uno scalo per il rifornimento di benzina, durante il quale ai rapiti è proibito scendere dall’aereo: e tutto funziona con grande efficienza, anche se in una landa desolata e a forza di braccia e di taniche di benzina, e poi si riparte subito, ancora più in alto.
Infine l’aereo atterra, in condizioni terrificanti: siamo proprio in mezzo alle vette più alte, tra le nevi perenni, in uno spazio angusto. Nell’atterraggio il pilota muore, e nessuno dei rapiti può più sapere che cosa è successo. Ora sono soli, sperduti tra le nevi dell’Himalaya: cosa fare?
Non sembra un film di Frank Capra. I primi venti minuti sono tutti azione, che ancora oggi fanno la loro bella impressione: è il film che racconta il mito di Shangri-La, tratto dal bestseller dello scrittore inglese James Hilton. Non racconto come va avanti, perché sarebbe un delitto privarvi del piacere della visione di questo film: che ormai è fuori dal giro da parecchi anni, anche se ne sono stati tentati dei remake molto deludenti che spero vi siano sfuggiti. L’originale è questo, e rimane inimitabile perché la mano del grande Frank Capra si fa sentire, anche in un tema per lui inusuale. Ma, forse, non così inusuale: in fondo, anche in "La vita è meravigliosa" l’elemento del soprannaturale e del tempo sospeso è ben presente – e forse i due film non sono così diversi l’uno dall’altro. Ma qui mi fermo, è più che probabile che non l’abbiate davvero mai visto: vi posso dire che io sono riuscito a recuperare il libro di Hilton, ed è notevole (non me l’aspettavo), e che tra i protagonisti del film ci sono due mostri di bravura, i caratteristi Thomas Mitchell (che qualche anno dopo sarà il medico ubriaco di "Ombre rosse") e l’allampanato Edward Everett Horton, specializzato nelle parti di gentiluomo all’inglese, che qui interpreta un bizzarro paleontologo con la testa sulle nuvole.
domenica 10 giugno 2007
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4 commenti:
Giuliano, ma davvero hai recuperato il libro di Hilton? Dove? Come? Quando? "Orizzonte perduto" e la leggenda di Shangri-la hanno un posto ben consolidato nel mio immaginario. E non solo nel mio, come ho potuto testè constatare!
Aveatquevale
Roby
Giuliano, io non l'ho mai visto, ne ho sentito solo parlare.
Vorrà dire che il prossimo saccheggio che farò a Milano riguarderà anche questo film, anche se a questo punto potremmo mettere su una specie di mutuo soccorso per cui i film ce li passiamo l'uno con l'altro.
Mi sto godendo il cofanetto DVD di sei film di Rohmer. A parte il prezzo buono (sui nove Euro per DVD) la cosa apprezzabile è la lingua originale con i sottotitoli in italiano, lo trovo comodissimo e fa capire molto meglio il film, mi piacerebbe che succedesse così anche per i film di Lubitsch.
saludos
Solimano
Cara Roby, su una bancarella di Milano: piccolo, triste, vecchio, ingiallito - ma intatto.
Ho trovato anche "Prigioniero del passato" (bellissimo, c'è un film che non ho mai visto, sempre con Ronald Colman) e il famoso "Mr, Chips", tutti di Hilton e tutti su bancarelle e libri usati molto vecchi...
Forse le biblioteche li hanno
Shangri-la non è tanto "il mito dell'eterna giovinezza", come si dice sempre. E' piuttosto il desiderio di rallentare il tempo, di avere il tempo di vivere la nostra vita, e di farlo in un posto dove ne valga la pena.
C'è poi un messaggio fortemente pacifista, soprattutto nei libri di Hilton, che hanno sempre protagonisti che la guerra l'hanno vissuta e ne hanno sofferto.
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