lunedì 11 giugno 2007

Vicino al mare azzurro

U samogo sinyego morya di Boris Barnet (1936) Sceneggiatura di Klimenti Mints Con Anrei Dolinin, Sergei Komatov, Nicolai Kryuchkov, Yelena Kuzmina, Lyalya Sareyeva, Lev Sverdlin Musica: Sergei Pototsky Fotografia: Mikhail Kirillov (71 minuti) Rating IMDb: 7.7
Giuliano
Conoscevo Boris Barnet solo di nome, perché di lui si parla come uno dei cantori del cinema staliniano; e ho visto questo film solo perché una volta ho fatto partire il videoregistratore di notte, su Rai Tre, e per essere sicuro di catturare il film che veniva dopo avevo messo il timer con un largo anticipo.
Sorpresa: il film è piacevole, simpatico, perfino bello. Una volta fatta la tara sulle celebrazioni di Stalin, si scopre un film molto simile ai nostri degli anni ’50 (ma siamo nel 1936), quelli della serie “Poveri ma belli” e dintorni. La differenza è nello stile, e nella clamorosa bellezza delle immagini (il punto di riferimento è Eisenstein), ma anche questa è una storia di giovani innamorati e dei loro litigi, e i protagonisti sono molto simpatici e coinvolgenti, e anche dopo 70 anni la loro carica di simpatia è intatta.
La storia si svolge sul mare, tra pescatori, e il titolo del film è il verso di una canzone – perché di canzoni sono pieni i film di Barnet, e anche piuttosto belle, mai melense. Ed è molto semplice: due amici si innamorano della stessa ragazza, che però – si scoprirà solo alla fine del film – ha già un fidanzato, un soldato che è lontano su una nave nel Pacifico, e vede i due solo come dei cari amici. Tutto qua, ma in una festa di immagini marine che è un piacere per gli occhi, compresa la drammatica e molto realistica tempesta che sarà la svolta verso il finale (lieto fine, naturalmente). Le stesse immagini e la stessa felicità narrativa le ritrovo in “Un’estate prodigiosa”, girato una dozzina d’anni dopo ma in ambiente rurale, e a colori: e qui il ritratto di Stalin è davvero ovunque, e visto oggi è così eccessivo da sembrare ridicolo. Però la la scena iniziale della ragazza che canta sul trattore e poi cade in acqua, inseguita dal suo improvvisato corteggiatore, è davvero simpatica e piena di colori: e meriterebbe di stare in “Pane amore e fantasia”, o in altro dei film “rurali” che ben conosciamo.
La considerazione finale che mi è sorta spontanea, vivendo nell’oggi, è questa: se ci dimentichiamo per un attimo di cosa c’era dietro a Stalin e all’Unione Sovietica (cosa non facile), il messaggio di questi film è più che condivisibile. E’ un inno al lavorare insieme, a rimboccarsi le maniche e a dimenticare gli interessi personali, le gelosie, e le antipatie per andare avanti tutti insieme e migliorare il mondo in cui viviamo: i nostri politici oggi (dalla Thatcher e da Reagan in avanti) fanno invece a gara a lanciare il messaggio opposto, e forse è questo il vero grande male della nostra società.

1 commento:

Giuliano ha detto...

La foto, una delle due sole che abbiamo trovato, si riferisce a quello che è forse l'unico momento drammatico: i due amici si sono buttati in mare per ripescare la ragazza, e pensano di non esserci riusciti. In realtà la ragazza si è salvata da sola...