Roby
Ieri sera, sorseggiando un tè (freddo, data l'afa che fa), mi son venuti in mente due titoli, accomunati dalla citazione dell'aromatica bevanda: Un tè con Mussolini di Zeffirelli e Il tè nel deserto di Bertolucci. Si tratta di due film diversi per tematica, ambientazione e regìa: ma simili per la cura della fotografia, la raffinatezza delle immagini, la produzione italo-americana. Zeffirelli -l'ho già detto altrove- non mi entusiasma, anzi mi stanca con il suo eccessivo manierismo, con le stucchevoli ricercatezze di certi particolari. Qui però siamo a Firenze, "che l'è la mi' città", ed anche in questo caso, come era successo per Camera con vista, mi è capitato di trovarmi praticamente in mezzo al set. In fondo a via Tornabuoni, uno dei salotti cittadini, era stato ricostruito il periodo finale dell'ultima guerra, con soldati in divisa, camionette, ragazze dalle gonne a ruota e dai capelli pettinati a onde, tale a quale a certe foto della mia mamma da giovane. Era mattina presto, e l'autobus su cui stavo andando al lavoro passava proprio per quella strada: che impressione curiosa, trovarsi per qualche minuto non più sulla linea 6 ma a bordo della macchina del tempo, con l'orologio regolato sull'estate del '44! Del film in sè, che ho visto (?) più tardi in tv, non posso dir molto, perchè credo di aver dormito quasi tutto il tempo (non per colpa della regìa, si capisce, bensì dell'ora tarda e della cascaggine serale): ho solo il vago ricordo di una scena-madre nella galleria degli Uffizi, che del resto -da sola- farebbe far bella figura anche al realizzatore dello spot di uno shampoo antiforfora. Ben altri brividi mi ha provocato la visione del Tè nel deserto, benchè neppure Bertolucci sia fra i miei preferiti (incontentabile, eh?). Per quanto il libro di Paul Bowles sia nettamente superiore alla sua trasposizione sullo schermo, e sebbene Debra Winger resti per me l'eterna fidanzata di Richard Gere in Ufficiale e gentiluomo, lo spettacolo del deserto al tramonto, dei beduini dagli occhi di fuoco avvolti nei loro caftani azzurri, delle carovane di cammelli ondeggianti fra le dune esercita sempre un fascino irresistibile ed un nostalgico richiamo su una vecchia ex-archeologa come la soprascritta. Peccato che a Bertolucci sembri non importare granché dei suoi personaggi, e che lasci quasi arrangiarsi gli attori secondo la sensibilità e la capacità espressiva di ognuno... Ma se le cose stanno così -mi chiedo- perchè non portare anche ME, nel deserto, a gustare, sotto una tenda berbera, quel tè alla menta così superbamente inebriante?
3 commenti:
A proposito... In rete ho scoperto un blog (http://insiemeate.splinder.com/)che parla proprio di TE': delizioso!!!
Saluti e pasticcini
Roby
Roby, mentre sul film di Zeffirelli non saprei che dire, perché non l'ho visto, sul film di Bertolucci dirò diverse cose, perché l'ho visto tre volte, a metà affascinato a metà critico. Comunque per me è il migliore dei film ad alto budget di Bertolucci.
saludos
Solimano
Il tè nel deserto i beduini lo bevono bollente e zuccheratissimo: sembra impossibile, ma è così per davvero.
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