Un coeur en hiver di Claude Sautet (1992) Dal racconto "La principessina Mary" di Michail Lermontov, Sceneggiatura di Claude Sautet, Jacques Fieschi, Jérome Tonnerre Con Daniel Auteil, Emmanuelle Béart, André Dussolier, Elisabeth Bourgine, Brigitte Catillon, Myriam Boyer Musica: Maurice Ravel (Trio per pianoforte ed archi) Fotografia: Yves Angelo (105 minuti) Rating IMDb: 7.5
Solimano
Lermontov è lo spunto a cui il film conserva una strana fedeltà, ma sono passati 170 anni, e la tragedia di Lermontov si muta in elegia.
Stéphane (Daniel Auteil) vive monacalmente con l'apprendista, che ad una certa ora se ne va a morosa. Stéphane dorme vicino al laboratorio. E' il più bravo di tutti. Maxime (André Dussolier) è più uomo d'affari che liutaio, procura i clienti, ma è Stéphane che fa veramente le cose.
Il mondo di Stéphane è fatto dal laboratorio, dalla famiglia, dalle persone con cui è cresciuto - in mezzo alla foresta. Sarà lui a praticare l'eutanasia al vecchio maestro.
Ed il film è l'eutanasia di un amore. La libraia spera in Stéphane, ma quando si accorge di come è lui, fa un matrimonio di convenienza. Maxime è più semplice, più apparentemente pulito. Per lui Camille (Emmanuelle Béart) - con cui è dolce e gentile - è la realtà del suo successo. Non conoscerà mai il grande amore. Potrà, sì, prendere a schiaffi Stéphane, non gli verrà mai di abbracciarlo.
Il grande amore, non finito come per certi Tiziano, è quello fra Stéphane e Camille. La sublimità, l'orgasmo totale è quando Stéphane va a vedere Camille mentre incide e poi insieme vanno al bar. Piove a dirotto, lui si leva la giacca per coprirla e rimane completamente bagnato. Non se ne accorgono, come è giusto non accorgersene, ma quello è il momento dell'accensione panica, dell'invasione del dio.
E poi... l'ultimo sguardo di Camille a Stéphane, mentre parte la macchina guidata da Maxime.
In quello sguardo c'è compassione, dedizione, disperazione, orgoglio di saper provare tutto questo.
E comprensione per la sofferenza di lui, sola superiore alla sua.
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4 commenti:
Solimano, il film "Un cuore in inverno" non l'ho visto ma dalla tua descrizione faccio fatica a ritrovare i protagonisti e la storia de "La principessina Mary" di Lermontov. Dove mi sono persa? Cos'è che non ho capito? Help me!
Ci dici qualcosa in più in modo che io possa capire le connessioni che al momento mi sfuggono?
Un grazie anticipato ed un saluto affettuoso
habanera
Habanera, il film ha una sua strana fedeltà, benchè apparentemente sembri tutto diverso. Stéphan è Peciorin, Maxime è Gruscynski, Camille è la principessina Mary. La fedeltà è nella seduzione mentale che Stéphan opera su Mary, con modalità più timide di Peciorin. E' anche fedele in un fatto importante: Stéphan, come Peciorin, non crede che fra Maxime e Camille ci sia vero amore, ma un incontro di opportunità.
Ho usato un modo criptico per raccontarlo, perché credevo che tutti i lettori (e soprattutto le lettrici) questo film l'avessero visto, ma vedo che non è così, quindi provvedi, ne vale veramente la pena.
Il fatto che poi, in conseguenza di questo film Arditi e Béart si siano messi insieme procreando poi due figli (così dice il gossip non so se bene informato) è un piccolo dettaglio. Qualche tempo fa mi sembra che si siano separati, spero in conseguenza delle malaugurate iniziative siliconiche della signora Béart. Ma chi glielo ha fatto fare? Non riuscitò a farmene una ragione, anche perché non ho finito di illustrare i film della predetta artista. Naturalmente, tutti film prima della cura.
saludos
Solimano
Adesso è tutto più chiaro salvo il fatto che, se non ricordo male, la Principessina Mary alla fine non sposa Gruscynski. O si? Va bene che ho poca memoria ma un finale così poco prevedibile, in quel contesto, credo che lo ricorderei.
Per sicurezza vado a dare una ripassata al libro e appena possibile cercherò di vedere anche il film.
Grazie, Solimano!
habanera
Habanera, nel libro c'è il duello finale fra Peciorin e Gruscinsnky che nel film ovviamente non c'è.
Si potrebbe parlare a lungo della sindrome di Peciorin, far cessare un amore esistente senza alla fine trarre le conseguenze della sua vittoria. Potrebbe essere che il motivo scatenante, più della lotta di potere con l'amico, sia che lui si rende conto della ipocrisia del rapporto amoroso che ha in sé qualcosa di falso, è un po' cogliere delle convenienze. Oppure lo fa per mettere alla prova se stesso, e dimostrarsi che è capace di rompere senza costruire qualcosa d'altro al posto di quello che c'è. Così sta meglio, perché sa di essere l'unico non ipocrita.
saludos
Solimano
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