Manuela
Dopo un po' di tempo torno a parlare di film, anche se nel frattempo si è parlato di molte altre cose. Nella mia naiveté cinematografica, riparto da un film che hanno visto tutti...
Quello che mi ha sempre affascinato, in questo film, che credo sia uno dei migliori nel suo genere, è il ritmo. Tutta sembra muoversi a ritmo di quel jazz, caldo appunto, che è insieme sfondo e protagonista di tutta la vicenda. Fin dall’inizio, fin da quei gangster che scortano casse da morto piene di whisky, e dalla sparatoria con la polizia, in cui anche i mitra sparano a ritmo di jazz. E naturalmente il film non ha – non potrebbe avere – una sola stonatura: dai gangster, bruttissimi e cattivissimi, ai suonatori squattrinatissimi, al seduttore sedotto, a lei, la magnifica Marilyn, che è troppo… troppo tutto. Troppo bella, troppo sexy, troppo ingenua; il contrasto fra procacità delle forme e ingenuità cosciente di se stessa, è il sale del fascino di Marilyn, e in questo film, dove i contorni sono caricati fino al limite - mai superato però - della parodia, Wyler e Marilyn lo sfruttano senza pudore. Fino al parossismo della scena – a mio parere una delle più divertenti che abbia mai visto al cinema e, credetemi, è molto difficile farmi ridere – della seduzione fra Marilyn e Tony Curtis, bel tortellone già di suo, qui ancora più in parte, nel contrappunto con un esilarantissimo Jack Lemmon. La genialità della scena sta nel capovolgimento parodistico di tutte le scene di seduzione del cinema, dove lui, presunto frigido, si lascia sciogliere da una lei che, con quel po’ po’ di forme, ci si mette proprio di impegno, come se fosse necessario… Noi sappiamo che lui finge e che forse – ma non è certo – anche lei finge di non sapere che lui finge, e questo rende ancora più esilarante la faticosissima indifferenza di lui e l’indiscussa buona volontà di lei.
A ritmo di musica dialogano, facendo da contrappunto l’una all’altra, le storie di seduzione dei due protagonisti: da una parte Tony Curtis che si finge milionario e Marilyn che, mentre si dedica alla disperata ricerca di un milionario, è attratta inevitabilmente dai suonatori di sax (l’allusione sessuale è sottile ma inconfondibile, direi) e dall’altra uno straordinario Jack Lemmon nei panni di Josephine ed il milionario autentico, nel quale scatena una passione che supera tutti gli ostacoli.
Il film ruota attorno al travestimento dei due protagonisti, che, per sfuggire ai gangster si mimetizzano in un mondo di donne vere; e se per il bel tortellone è facile passare dal ruolo femminile a quello maschile e viceversa, senza perdersi, grazie all’ancoraggio della bellissima cantante, per Jack Lemmon le crisi di identità si susseguono, con effetti comici indiscutibili. Wyler affronta il tema del travestimento e dell’identità sessuale con grazia scanzonata, priva di pregiudizi e, soprattutto, priva di qualsiasi volgarità. Fino alla apodittica frase finale, un piccolo capolavoro: quando Jack Lemmon si trova alle strette ed è costretto a confessare al suo milionario innamorato di essere un uomo, questi risponde salomonicamente che…“nessuno è perfetto!”. A pensarci bene, è proprio così….
A ritmo di musica dialogano, facendo da contrappunto l’una all’altra, le storie di seduzione dei due protagonisti: da una parte Tony Curtis che si finge milionario e Marilyn che, mentre si dedica alla disperata ricerca di un milionario, è attratta inevitabilmente dai suonatori di sax (l’allusione sessuale è sottile ma inconfondibile, direi) e dall’altra uno straordinario Jack Lemmon nei panni di Josephine ed il milionario autentico, nel quale scatena una passione che supera tutti gli ostacoli.
Il film ruota attorno al travestimento dei due protagonisti, che, per sfuggire ai gangster si mimetizzano in un mondo di donne vere; e se per il bel tortellone è facile passare dal ruolo femminile a quello maschile e viceversa, senza perdersi, grazie all’ancoraggio della bellissima cantante, per Jack Lemmon le crisi di identità si susseguono, con effetti comici indiscutibili. Wyler affronta il tema del travestimento e dell’identità sessuale con grazia scanzonata, priva di pregiudizi e, soprattutto, priva di qualsiasi volgarità. Fino alla apodittica frase finale, un piccolo capolavoro: quando Jack Lemmon si trova alle strette ed è costretto a confessare al suo milionario innamorato di essere un uomo, questi risponde salomonicamente che…“nessuno è perfetto!”. A pensarci bene, è proprio così….
5 commenti:
Cara Manu, il piacere di ritrovarti qui è pari a quello che si ripete, identico, ogni volta che rivedo "A qualcuno piace caldo". La scena della seduzione "al contrario" fra Marilyn e Tony Curtis fa impazzire anche me, così come la folgorante, lapidaria battuta finale. E se tu ti definisci una "naive" del cinema, io allora sono addirittura una bébé... ma in fondo, che importa? Lo sappiamo bene, io e te: NESSUNO E' PERFETTO!!!!!!
[:->]
Roby
Bentornata Manuela.
Ho amato molto i film comici di Billy Wilder finché non ho scoperto i film di Lubitsch, il suo maestro. Trovo che il Lubitsch touch di Trouble in Paradise e di To Be or not to Be sia inimitabile.
Ma di Billy Wilder amo molto i film seri: Double Indemnity e Sunset Boulevard.
Comunque anche i suoi film comici continuano a divertirmi moltissimi; c'è un film meraviglioso, The Apartement che sta a mezza strada,
saludos
Solimano
Scrivere dei film che abbiamo visto tutti non solo è giusto, ma è quasi obbligatorio... Non è mica sempre bello raccontarsela da soli!
ciao e auguroni a tutti e due
Giuliano
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