venerdì 8 giugno 2007

Picnic

Picnic di Joshua Logan (1955) Commedia di William Inge, Sceneggiatura di Daniel Taradash Con William Holden, Kim Novak, Betty Field, Susan Strasberg, Cliff Robertson, Arthur O'Connell, Rosalind Russel Musica: George Duning Fotografia: James Wong Howe (115 minuti) Rating IMDb: 7.3
Solimano
Avverto subito che il Morandini del 2007 così recita, riguardo Picnic: "Sopravvalutato per il suo interesse di rispecchiamento sociologico di un mondo provinciale retrogrado, è un film tedioso, modesto e ruffiano." Per me, a quello che ha scritto così, qualcosa doveva essere andato di traverso poco prima, che so io, non aveva più trovato la macchina per strada, la zia di Orbassano - a cui non si può dire di no - l'aveva invitato per un intero week end, il numero di copie vendute del librone sui film era stato in quella settimana minore rispetto a quello della settimana precedente, cose così. Quando si è sotto pressione ci si sfoga col primo che passa, ed è capitato al film Picnic, chissà se gli capitava sotto le grinfie l'ultimo film di Olmi.
Il mondo provinciale retrogrado non esisteva solo nel Kansas, esisteva anche a Parma - ad esempio - nel 1955, con gli amici ricchi che facevano i paternalisti con te, perché si sapeva che di testa eri sveglio, ma non ti invitavano alle festine con le ragazze di Parma Nuova, per quelle preferivano l'altro giro di amici: il figlio dell'industriale, il nipote del politico, lo scarparo di lusso e via andare. Proprio come fa Alan Benson (Cliff Robertson): è tornato in paese il suo amico strapelato, Hal Carter (William Holden), e Alan lo festeggia, 'sto sexy symbol in imminente disarmo, sarà gentile con lui, e gli farà vedere che ha per morosa la più bella del paese, Madge Owens, che prima o poi Alan sposerà, se saprà stare al suo posto di ragazza senza un soldo ( la famiglia Benson ha il controllo delle granaglie). E Hal cerca di compiacerlo, ha voglia di darsi una sistemata, e vuol fare bene la sua parte di amico fedele al grande picnic, la consacrazione sorridente della gerarchia sociale in essere.

Solo che ci si mettono di mezzo tre donne: la vogliosa professoressa Rosemary (Rosalind Russel), che sa di essere sulla soglia dello zitellaggio, ma si tiene stretto uno che la potrebbe sposare, la studentessa Millie (Susan Strasberg), sorella minore di Madge, che è la più giovane di tutti, ma, essendo intelligente e lucida, è anche la più libera, e Madge stessa, imbambolata dalla possibilità di sposare il più ricco del posto, pur sapendo che si tratta di un cambio merci più che di un matrimonio. L'arrivo del sex symbol Hal scompiglia i giochi, e sarà alla fine Millie a dare il consiglio giusto a Madge, quello di andarsene con Hal, malgrado che Flo, la loro madre (Betty Field) si batta per la salita sociale delle figlie. Madge e Hal si incontreranno in un treno merci, perché Hal non può restare, inseguito dalla vendetta della famiglia Benson, che ha la legge e la polizia ai suoi comandi. A parte che nella vita reale non succedeva così, perché la ragazza bella e povera sposava il ragazzo ricco, naturalmente dopo essersene innamorata, il film racconta una possibilità di effrazione della struttura sociale. Hal, recuperando la sua dignità di corpo estraneo/escluso, costringe tutti a misurarsi, il gioco non è più finto, le scelte devono essere chiare: Rosemarie costringerà al matrimonio il suo nolente spasimante, Madge scelge di andarsene per affrontare una vita senza rete di protezione, Millie, quando avrà finito di studiare se ne andrà certo tranquilla in un posto meno squallido. Il film fu molto apprezzato dalle donne, perché William Holden è un San Sebastiano notevole, le frecce gli fanno bene, ma io ho apprezzato i prodigi recitativi della isterica Rosalind Russel e della prima della classe, però simpatica, Susan Strasberg. E Kim Novak? Aveva ventidue anni, non ho capito mai se avesse particolari capacità recitative, ma la sua presenza al picnic con quell'abito rosa non la può scordare nessuno, nemmeno il Morandini, che spero abbia risolto i suoi problemi personali e possa rivedere ciò che ha scritto di questo film.

7 commenti:

Isabella Guarini ha detto...

Kim Novak ha in tutti i suoi film sempre la stessa espressione. Almeno così la ricordo. Una icona più vicina ai cartoni animati che alle interpreti della cinematografia. Picnic ha dato il via a un costume di vita, ai picnic appunto che tutte le famiglie italiane imitarono. Si è creata l'economia del picnic sulle strade con le utilitarie , la seicento familiare, sulle spiagge e nei boschi.Ma poi si è scoperto che questi vacanzieri non sono innocui,che inquinano insozzano, distruggono e, a volte, incendiano. Se non ricordo male, quando ho visto per la prima volta questo film, sono rimasta con una domanda senza risposta: "Come ha fatto Kim Novak ad avere un look impeccabile durante una scampagnata? Le foto ricordo, che posseggo, di scampagnate mostrano capelli al vento, abiti da strapazzo e scarpe grosse, quando ancora non erano diffuse quelle da ginnastica di oggi,molto costose. Comunque esistevano le scarpe bianche di gomma per la ginnastica, espressamente solo per la ginnastica. Mia madre era intransigente perchè puzzavano!

Roby ha detto...

Isabella, sto ancora ridendo! In effetti, il vestito ROSA che tanta presa ha sull'immaginario maschile rimane ROSA e perfettamente in piega (come i capelli dell'algida Kim) fino alla fine del picnic: come dire, PURA FANTASCIENZA! E riguardo alle scarpe da ginnastica, ho anch'io lo stesso ricordo: indossarle al di fuori della palestra scolastica? FOLLIA PURA!

Abbraccioni

Roby

Solimano ha detto...

Isabella e Roby, non vi fa onore prendervela con Kim Novak. D'accordo, l'espressione è sempre la stessa, probabilmente non sapeva recitare, ma quale algida e quale cartone animato! Era una che te la sognavi di notte, e pure di giorno, che rischiavi di sbattere contro i pali della luce. Aveva degli argomenti assolutamente convincenti: metafore, sineddoche, metonimie, apocope e sincope, paranomasìe, similitudini... bastava che stesse lì con l'aria insalamata, con l'abito rosa (meglio ancora senza) e tu avevi un bel dire che Laureen Bacall qui e Marilyn Monroe là, Kim Novak era la bella gnocca che non doveva fare altro che coerentemente essere la bella gnocca. A lei non costava fatica e noi eravamo contenti. Saremo stati maschilisti, ma ci sono momenti, mesi, anni che uno si stufa delle Charlotte Rampling e delle Meryl Streep e la priorità la dà a Kim Novak. Fra l'altro non era rifatta, come invece sono quelle attuali.
Riguardo le scarpe, l'evoluzione di questi decenni si spiega con una cosa: siamo partiti vestendoci male sul lavoro e bene alla domenica, siamo finiti vestendoci bene sul lavoro e male la domenica. Però è vero: le scarpe bianche da ginnastica (Superga credo) puzzavano, mentre quelle da jogging attuali puzzano molto meno. Credo che ci giochi anche il tipo di calzini di allora e di adesso.

saludos
Solimano

Roby ha detto...

...insomma, Solimano caro, parafrasando Jessica Rabbit (!!!), Kim Novak "non ha colpa: è che la DISEGNANO così": così gnocca, intendo! Del resto, vi capisco, voi maschietti, perchè anche noi femminucce abbiamo un bel dire che ci piacciono i vari Al Pacino, Dustin Hoffman & co.: ma quando poi abbiamo bisogno di consolarci dalle tristezze del quotidiano, che c'è di meglio di un barattolo di Nutella di morettiana memoria e dello spettacolo dei bicipiti di qualche superfigo come Brad Pitt e George Clooney, senza contare gli esemplari nostrani tipo Lorenzo Crespi e Daniele Liotti??? Lo so che quest'ultimo potrebbe quasi essere il mi' figliolo, ma...

[:->>>]
Roby

Solimano ha detto...

Roby esiste una qualche differenza fra Brad Pitt e George Clooney, quesr'ultimo piace anche a me! Come mi piaceva e mi piace Sean Connery, probabilmente per la stessa ragione: non riesco a provare invidia maschile perché li ammiro troppo, li vedo come degli esempi che gli uomini farebbero bene a seguire, se volessero veramente piacere a sé stessi ed alle donne. Ma non sono esempi facili, anche perché a loro viene tutto naturale. Questo fa un po' rabbia... sgrunt!

saludos
Solimano

Isabella Guarini ha detto...

Ehi,Ehi, Solimano, non esser modesto. I blogger di CSF hanno scritto che eri molto elegante alla presentazione del libruccio a Milano e che hai fatto un figurone!
See you later

Solimano ha detto...

Isabella, la riunione alla Mondadori in piazza Duomo è stata simpatica, compreso l'episodio di Ceratti che tu sai.
Ho conosciuto di persona diversi lobbatori e lobbatrici, ed è stato un piacere vedere in faccia persone di cui hai visto tante volte i post pubblicati accanto al tuo. Ero seduto fra Granata e Palombi.
Ho fatto l'errore di non andare a cena con Claudio e con loro, perché avevo una riunione politica a Monza, che è stata un piangitoio inenarrabile: potevo benissimo mancare e starmene a ridere tutta la sera, la compagnia avrebbe funzionato. C'era anche Muin Masri, a proposito di uomini che piacciono alle donne... sgrunt! Hanno ragione, 'ste donne!

saludos
Solimano