lunedì 4 giugno 2007

Novecento

Novecento di Bernardo Bertolucci (1976) Sceneggiatura di Franco Arcalli, Bernardo Bertolucci, Giuseppe Bertolucci Con Francesca Bertini (Suor Desolata), Laura Betti (Regina), Stefania Casini (Neve), Robert De Niro (Alfredo Berlinghieri), Gerard Depardieu (Olmo Dalcò), Sterling Hayden (Leo Dalcò), Anna Henkel (Anita), Burt Lancaster (Alfredo Berlinghieri il vecchio), Roberto Maccari (Olmo Bambino), Maria Monti (Rosina Dalcò), Paolo Pavesi (Alfredo bambino), Dominique Sanda (Ada Fiastri Paulhan), Stefania Sandrelli (Anita Foschi), Donald Sutherland (Attila), Alida Valli (Signora Pioppi), Romolo Valli (Giovanni Berlinghieri) Musica: Ennio Morricone Fotografia: Vittorio Storaro (315 minuti) Rating IMDb: 7.6
Giuliano
Ma “Novecento” è di Storaro o è di Bertolucci? Rivedo il film a casa e, anche sul piccolo schermo, le immagini meravigliose della Bassa Padana fotografata da Vittorio Storaro rubano subito la scena e non vogliono più andar via, quasi che la storia (e la Storia) che è narrata nel film sia un evento secondario, accessorio. Tutto il film è così, si susseguono i colori delle stagioni, e anche gli interni hanno luci che non si dimenticano più. Una simile meraviglia, nel colore, la ricordo quasi solo in “Barry Lyndon” di Kubrick: ma era tutt’altro film, un altro capolavoro ma diversissimo da “Novecento”.
Quando il film uscì nelle sale, a metà anni Settanta, ricordo ancora che tra gli appassionati di fotografia si parlava di “controsole alla Novecento”, tanta era l’impressione che fecero quelle immagini; e la cosa durò per un bel pezzo.
Poi “Novecento” fu fatto sparire: dalle sale, ma anche dalle tv. Una censura ideologica, certo, e anche di mercato: un film lungo, potente, vitale, che mal si adattava agli spot – peccato gravissimo, oggi non lo farebbe più nessuno ma nel 1976 i film si pensavano solo per il cinema, altro non si poteva (e non si voleva) fare.
Ma “Novecento” è davvero di Bernardo Bertolucci. Il film è suo, e chi si ricorda anche del “Conformista” (da Moravia) ne constaterà la somiglianza: i due film sono gemelli, solo che a “Il conformista” manca la campagna, mancano i contadini e le bandiere rosse; è un film chiuso, claustrofobico, che di “Novecento” riprende due temi: il lusso e la cocaina, e la violenza verso i bambini.

Già, perché in “Novecento” fece rumore ( e lo farebbe anche oggi) l’estrema crudezza di certe sequenze. Non è solo la morte del maiale: Bertolucci non si ferma davanti a niente, come gli antichi cronisti bizantini (e come Ivo Andric) va avanti se è necessario alla narrazione, fino all’estremo. Sta a noi poi decidere se chiudere gli occhi, davanti alle scene di sesso o agli assassinii più efferati, o al contadino che per protesta si taglia un orecchio e lo porge al padrone.
Particolare rumore fece (lo farebbe ancora di più oggi) l’estrema ferocia del fascista Attila, il fattore di casa Berlinghieri interpretato da un giovane Donald Sutherland. “Bertolucci ha esagerato”, si dice: “i fascisti mica erano così”. Ci si dimentica in questo modo dei bambini e delle bambine che furono spediti ad Auschwitz: bambini italiani, ebrei e non ebrei, che certamente non hanno avuto una sorte diversa dal bambino ucciso da Attila in una delle scene meno guardabili del film. La verità storica viene riassunta in una scena di pochi minuti: è un salto narrativo molto ardito, ma questi salti, questi collegamenti estremi e violenti, sono tipici della poesia, e Bertolucci è figlio di uno dei nostri più grandi poeti. Bertolucci prende “La regola del gioco” di Jean Renoir e ne porta la poetica alle estreme conseguenze...
Rivedo “Novecento” e lo trovo pieno di difetti e di cose meravigliose, come le persone a cui ho voluto più bene. Lo rivedo e quando arrivo alla fine delle tre ore e mezzo che dura trovo che è troppo corto, avrei voluto che durasse di più. Un saluto e un abbraccio a Bertolucci, e a tutti quelli che hanno lavorato con lui in tutti questi anni.

7 commenti:

Isabella Guarini ha detto...

Giuliano, hai ragione. Il film rappresenta la violenza verso i bambini in modo indimenticabile. Quando ho visto il film in una sala cinematografica, ero in attesa di mia figlia, che sarebbe nata di lì a poco. Uscendo, ebbi l'impressione di cadere in un vortice, per la paura di mettere al mondo esseri indifesi e oggetto di violenza.Per questo non ho mai più voluto vedere Novecento.

Solimano ha detto...

Stamattina, prendendo il caffè con mia moglie, le ho detto che c'è Novecento nel blog. Mi ha risposto quasi con le stesse parole di Isabella, la cosa che le è venuta in mente subito è stata la violenza sul bambino, ed è il motivo per cui non ha più voluto rivedere il film.
Ero incerto per le immagini: non ne avevo molte a disposizione. In una c'è Stefania Casini con De Niro e Depardieu, ed è quella che avrei messo io nel mio blog, ma qui siamo in un multiblog e ne va tenuto giustamente conto. In un'altra c'è in primo piano il viso bellissimo di Dominique Sanda, ma mi sembrava non corrispondere allo spirito del film. Infine ho scelto la coppia maledetta, Attila e Regina, con i visi che si intravedono fra una cancellata innevata.

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Ho rivisto l’anno scorso “Il conformista” (che è di Moravia) e lì il tema della violenza sui bambini è l’essenza stessa del film. E’ una cosa che colpisce, e che meriterebbe un discorso approfondito.
Ma per oggi preferisco parlare d’altro, per esempio della musica: di Morricone, che non ho citato per brevità e che qui è veramente bravo, e la musica popolare, con i violini, le fisarmoniche e le spettacolari ocarine di Budrio. Un discorso a parte meriterebbero gli attori, ma io mi fermo ad uno dei miei preferiti in assoluto, Romolo Valli. Valli ha sempre avuto parti ingrate, al cinema, ma era un attore formidabile: c’è una sua registrazione Rai di Pirandello, “Il gioco delle parti”, dove è di una perfezione assoluta; ma ricordo anche il suo Enrico IV (sempre Pirandello), e tante altre interpretazioni da lasciare a bocca aperta per profondità e per bravura tecnica.

Giuliano ha detto...

Un’altra cosa da sottolineare è il finale. Dopo il tripudio di bandiere rosse, e il “processo al padrone” condotto da Olmo (“Alfredo Berlinghieri è vivo, ma il padrone è morto!”) arriva il camion con il delegato del CLN e chiede di consegnare le armi. Olmo convince gli altri dicendo che la vittoria è come una bella sbronza, che ti fa dire tutto quello che hai dentro e che ti fa sentire contento, ma poi passa e bisogna ragionare. L’ultimo a consegnare il fucile è il ragazzotto Leonida, che si becca una sberla dal carabiniere perché lui il fucile mica voleva darglielo. Alla fine, se ne vanno tutti e rimangono nell’aia vuota Olmo, Alfredo, e Leonida seduto, triste, che piange. Alfredo si rialza, se ne va, e sussurra a Olmo: “Il padrone è vivo”.
Ricordo che Bertolucci fu molto criticato per questo finale: ma Bertolucci è sempre stato lucido, molto più lucido della media, e ancora oggi ha gli occhi ben aperti su quello che succede (e su quello che è successo).

Roby ha detto...

Mi ricordo che "Novecento" era diviso in due parti, e che io andai a vedere solo la prima. Anche a me come a Isabella e alla moglie di Solimano sono rimaste impresse in particolare le scene di violenza, tipo quella del gatto spiaccicato da Sutherland con una testata. Scusate, ma forse all'epoca ero troppo giovane per capire la bellezza di questo film: di Bertolucci ho amato molto di più, anni dopo, "L'ultimo imperatore", non meno crudo in certe inquadrature ma più "poetico", per i miei gusti.

Roby

Isabella Guarini ha detto...

Penso che Bertolucci non si sia posto il problema di far ripudiare la violenza, nel rapresentarla, così come ha fatto in Novecento. L'ha resa così violenta da far ripudiare il film!

Solimano ha detto...

Il tema della rappresentazione della violenza è sempre aperto, almeno dall'Edipo re in poi.
Bertolucci ha un lato di effrazione, sia nella rappresentazione del sesso che della violenza, forse le due cose sono legate fra di loro.
Credo rischi di più l'oscenità nella rappresentazione della violenza che del sesso, difatti ho trovato la bella immagine di Stefania Casini con De Niro e Depardieu che ha in sé una vigorìa scherzosa. Poi ho scelto di non metterla, ma non per ragioni morali od autocensura: perché mi sapeva come amo per attirare visite, e non mi stava bene (non le visite, l'amo).
Suggerirei alle signore di rivedere Novecento per le tante belle cose che contiene, privarsene per cinque minuti di film (per cui oggi si può usare il forward veloce), mi sembra sbagliato.

saludos
Solimano