sabato 9 giugno 2007

L'Impero del Sole

The Empire of the Sun di Steven Spielberg (1987) Racconto di J.G. Ballard, Sceneggiatura di Tom Stoppard Con Christian Bale, John Malkovich, Miranda Richardson, Nigel Havers, Joe Pantoliano, Ben Stiller Musica: John Williams Fotografia: Allen Daviau (154 minuti) Rating IMDb: 7.5
Ottavio
Ci sono sostanzialmente due modalità nell’accedere al blog “in lettura”: l’una provocata dalla curiosità di scoprire le novità, cioè di leggere gli ultimi post introdotti, l’altra motivata da una chiave di lettura indipendente dall’attualità, cioè per una ricerca di post corrispondenti a certi parametri. Quest’ultimo tipo è quello che ho applicato qualche giorno fa quando, ragionando di un mio possibile contributo, mi sono chiesto: “Spielberg! Come è stato “trattato” finora Spielberg nel blog?” ed ho potuto così verificare che è presente un solo suo film, il poetico E.T.
Beh, allora bisogna rimediare, mi son detto. Ed ho pensato di proporre L’impero del sole.
Si tratta di un bellissimo affresco storico ambientato in estremo oriente nel periodo della seconda guerra mondiale. Ci troviamo in uno scacchiere bellico lontano dalla nostra Europa, conosciuto principalmente per le grandi battaglie aeronavali tra giapponesi ed americani, a cominciare da quella di Pearl Harbour, battaglie che Hollywood ha rappresentato col dovuto patriottismo e senza risparmio di mezzi. Ne L’Impero del Sole Spielberg allarga il contesto, si potrebbe dire, ed illustra, attraverso le vicende dei protagonisti del film, l’espansionismo imperialista giapponese, sfociato nel conflitto cino-giapponese, che precede l’entrata in guerra dell’America, fino ad arrivare alla fine della guerra, nel 1945, vista dal cosiddetto fronte interno giapponese.
Nel 1941 vive a Shangai un’agiata famiglia inglese, padre, madre e figlio, Jim, di dieci anni. Jim è felice e spensierato, e il suo gioco preferito è costituito dagli aerei giocattolo. La vita serena termina con l’occupazione di Shangai da parte delle truppe giapponesi, di cui si temono le crudeltà già perpetrate in altre aree della Cina. Nella confusione della fuga, in mezzo alla folla, Jim perde il contatto con i genitori e va a vivere da solo nella villa di famiglia. Esaurite le scorte di cibo è allora costretto ad avventurarsi nella Shangai occupata, dove incontra casualmente due avventurieri americani, Basie e Frank, che vivono di espedienti, presso i quali riesce a sfamarsi, finché non vengono tutti catturati dai giapponesi e chiusi in un campo di concentramento, insieme ad altri anglo-americani. Nel campo, dove una varia umanità tra piccole miserie ed eroismi lotta per la sopravvivenza, Jim trascorre gli anni difficili del passaggio dall'infanzia all'adolescenza. Si rende utile ai prigionieri, dedicandosi con furbizia, come si trattasse di un gioco, a un piccolo commercio fatto di scambi di oggetti. E' infatuato dello scaltro Basie, un grande John Malcovich (che sostituisce la figura paterna?), diventato nel frattempo un piccolo boss del campo, ma è sensibile alla dedizione e al coraggio del medico inglese del campo, che gli fa anche scuola.
Insomma gli abitanti del campo sono diventati la sua nuova famiglia, di cui ha evidente bisogno. Verso i giapponesi ha uno strano senso di ammirazione, alimentato anche dal fatto che nelle vicinanze c’è un campo di aviazione da dove partono gli aerei kamikaze.
Gioca a lanciare il suo aereo giocattolo con un coetaneo giapponese, intravisto al di là del filo spinato, in mezzo ai militari che presidiano il campo. E’ un bambino, traumatizzato dalla perdita della famiglia, che ha bisogno di farsi voler bene.
Quando il Giappone sta per soccombere viene lasciato libero con gli altri prigionieri ed ha occasione di assistere a distanza al bagliore della bomba atomica che porrà fine al conflitto. Qualche tempo dopo, riunito ad altri fanciulli dispersi, ritrova finalmente i genitori.
Il merito di Spielberg, secondo me, non è tanto di aver confezionato un bel film sulle vicende tratteggiate nel racconto di (un certo) J.G. Ballard. Quello che mi piace in lui è il fatto che attraverso quelle vicende ci rinfresca la storia, così come ha fatto ad esempio con Schindler’s list o con Salvate il soldato Ryan, il che in un periodo di memoria corta, anzi cortissima, è altamente apprezzabile.

2 commenti:

Giuliano ha detto...

E' un ottimo criterio di scelta, questo indicato da Ottavio. Anche perché adesso cominciamo ad avere un elenco di nomi bello lungo.
E, soprattutto, è giusto ricordare a tutti che questo è un blog a più voci: mancano ancora tutti i film di Walt Disney, per esempio: dal Maggiolino a Mary Poppins...

Solimano ha detto...

Eh, la memoria! Ottavio ha ragione, la memoria si è fatta corta, cortissima, ed è un grosso guaio, perché la conseguenza è una vivacità diffusa che non va da nessuna parte, e dopo un po' diventa una vivacità noiosa, e la rete è piena di robe così.
Il cogliere i nessi è importante, aiuta a capire ed a sentire, purché non divenga un nostalgico come eravamo, che sarebbe noioso pure lui.
Giuliano, la mia esperienza del blog è questa: più metto film, più me ne vengono in mente da mettere. Sul Maggiolino e su Mary Poppins ci penserà qualcun altro, quando gli verrà voglia. Meglio procedere senza forzature, quasi in modo miope: quando sentiamo che un certo film ce l'abbiamo pronto in testa, lo mettiamo e stop. Prima o poi la lunghissima colonna sulla destra (Spettatori, Registi, Scrittori)assumerà naturalmente un suo razionale, perché è ordinata prima per frequanza, e solo dopo per alfabeto. Credo sia meglio che il razionale esca da solo, cioè dal contributo miope che ognuno di noi dà, scegliendo all'impronta un film piuttosto che un altro.

saludos
Solimano