domenica 3 giugno 2007

La finestra di fronte

La finestra di fronte di Ferzan Ozpetek (2003) Soggetto e sceneggiatura di Ferzan Ozpetek e Gianni Romoli Con Massimo Girotti, Giovanna Mezzogiorno, Filippo Nigro, Raoul Bova, Serra Yilmaz Musica: Andrea Guerra Fotografia: Gianfilippo Corticelli (106 minuti) Rating IMDb: 7, 5
Roby
Prima di vederlo, al suo primo passaggio in TV, non sapevo che uno dei (tanti, forse troppi) temi centrali di questo film fosse la condizione degli anziani affetti da disturbi del comportamento, perdita di memoria, smarrimento. Quando me ne sono resa conto era troppo tardi, e la storia mi aveva già troppo coinvolto per piantarla lì sul più bello. Ma la sofferenza è stata grande, ed è ancora notevole nel ricordo. Perchè la figura di Davide, l'anziano con evidenti problemi di confusione psichica che Giovanna e Filippo si portano a casa una sera, era la copia quasi perfetta -anche dal punto di vista fisico- di mio padre, che in quel periodo la demenza senile aveva ridotto ad un burattino dai fili rotti, ripiegato su se stesso, al centro di un palcoscenico vuoto. Va da sè che, appunto per questo vizio di forma iniziale, il mio giudizio sul film non potrà essere obiettivo, e che i commenti degli amici cinefili saranno fondamentali in proposito. Dunque, di Ozpetek non avevo e non ho mai visto altro, ma conoscevo sia la Mezzogiorno che Girotti, oltre a quel bel bambolotto insipido di Bova, un esemplare maschile che non ha mai detto nulla ai miei ormoni. Penso, così a naso, che neppure Giovanna Mezzogiorno ne fosse particolarmente intrigata, sul set, e nelle scene d'amore credo si "veda" lo sforzo della finzione. Mi è piaciuta invece la Yilmaz nel ruolo della vicina e collega che accoglie le confidenze della protagonista, naturale e spontanea come dovrebbe essere ( e quasi mai è) un' amica vera. Dicevo prima dei troppi temi paralleli trattati: la persecuzione degli ebrei, il problema dell'omosessualità, la crisi di coppia, gli extracomunitari irregolari (nel pollificio dove lavora Giovanna), la voglia di evasione, il desiderio di realizzarsi (e Giovanna ci riesce cucinando e vendendo dolci: come dire, per me, astrazione pura!), l'accettazione consapevole della realtà nel finale... Dopo mezz'ora, già mi girava la testa: e se non fosse stato per Massimo Girotti e per quel suo sguardo così dolorosamente sperduto, eppure così capace di vedere oltre la dimensione attuale delle cose, probabilmente avrei cambiato canale senza rimorsi. Ma c'erano i suoi occhi, tremendamente simili ad altri a me più familiari, c'era la sua sofferenza silenziosa che mi urlava nelle orecchie e nel cuore, inchiodandomi alla sedia. E poi c'era Roma di notte, in estate, con le strade del ghetto, le piazze, la tonalità ocra che amo e che vorrei rivedere presto. Perchè, al contrario di mio padre, Roma c'era e c'è ancora. Ed esattamente come mio padre, per me, ci sarà sempre.

3 commenti:

Giuliano ha detto...

In questo film Girotti è meraviglioso. Non ho amato molto gli altri di Ozpetek, ma ha talento e qui si vede.

Solimano ha detto...

I film di Ozpetek che preferisco sono quelli prima de le Fate Ignoranti e de La finestra di fronte, che sono bei film con un fondo di ambiguità per far contenti (in parte) tutti. Il bagno turco e Harem Suarè li ho trovati più diretti, forse perché meno italiani, che siamo quelli alla prima o poi si aggiusta tutto .
Quando vedo gli occhi di Giovanna Mezzogiorno rivedo gli stessi di suo padre, li ho conosciuti nel Mahabaratha, che prima o poi arriverà qui.

saludos
Solimano

Isabella Guarini ha detto...

Il tema del film è coinvolgente al punto che il regista e gli attori passano in secondo piano, o meglio assumono il volto dei nostri cari che abbiamo visto con gli occhi sperduti in una città qualsiasi, che Roma rappresenta insieme a tutte le altre.