domenica 3 giugno 2007

I luoghi del cinema: Luce nella piazza

Roby
Tralasciando per ora film più famosi e "titolati" girati nel capoluogo toscano, che mi riservo di trattare più in là, ho scoperto che nella locandina di una mediocre pellicola del 1962, Luce nella piazza (Light in the piazza, di Guy Green), fra gli interpreti, dopo Olivia de Havilland, Rossano Brazzi, George Hamilton e Yvette Mimieux è citata (parole testuali) "la città di Firenze". Non so se esistano casi analoghi, ma il fatto rimane per me molto curioso. Ho visto il film su non ricordo più quale canale locale, e posso solo dire che si tratta di una lacrimevole soap-opera ante litteram. Ma la città (la "mia" città) quel nome nei titoli se lo meritava in pieno. Anzi, avrebbe dovuto essere collocata prima di molti degli attori umani, perchè palazzi, piazze e panorami fiorentini sono di gran lunga più espressivi di un (pace all'anima sua) Rossano Brazzi nei soliti panni del solito latin lover dai soliti modi languidi. E se per caso non vi fidate, o non volete credermi sulla parola, potete sempre andare su siti come www.tuscanyholiday.it/firenze/index.html , www.toscanalink.it/, http://en.firenze-online.com/visit/informations-florence.php?id=45. Oppure fate un salto a Firenze, salite al piazzale Michelangelo, vi affacciate alla balaustra e... giudicate da soli!

1 commento:

Isabella Guarini ha detto...

Roby, Firenze è bellissima e non ha bisogno di verifiche. Come possiamo mettere in dubbio la sua bellezza che è come la nostra madre? Altre città italiane fanno da location a film a volte insignificat, che pur servono a celebrare lo starordinario scenario artistico in cui viviamo, senza accorgercene. Purtroppo, è in corso una forzata opera di modernizzazione, imposta dal mercato globale, che mette a rischio di scomparsa la bellezza delle nostre città. Gli amministratori, spesso, presi dall'ansia di essere tra il novero delle star globali, aderiscono alla modernizzazine sconsideratamente, Si va dalla cartellonistica gigante, che oscura monumenti e panorama, all'arredo urbano insulso, alle costruzioni di opere
architettoniche autoreferenti. Certo, il problema è complesso, ma la riflessione è necessaria.