venerdì 3 agosto 2007

Il laureato

The Graduate di Mike Nichols (1967) Racconto di Charles Webb, Sceneggiatura di Calder Willingham, Buck Henry Con Anne Bancroft, Dustin Hoffman, Katharine Ross, Williams Daniels, Murray Hamilton, Elizabeth Wilson, Brian Avery Musica: Paul Simon, Art Garfunkel, Dave Grusin Fotografia: Robert Surtees (105 minuti) Rating IMDb: 8.1
Solimano
Sin dal lontano 1967 ho sempre pensato che la signora Robinson avesse molte ragioni dalla sua parte. Si trova ad avere un marito con cui non ha più nessun rapporto se non per tenere su la facciata del matrimonio. Inoltre è un po' alcoolizzata, fuma moltissimo, non sembra svolgere nessuna attività particolare, visto che la figlia è cresciuta. Sai che noia le giornate, specie se si è ancora belle e sveglie come Anne Bancroft. Si accorge che il figlio del socio del marito ha vent'anni, si è appena diplomato (altro che laureato, Dustin Hoffman è solo diplomato però con ottimi voti) ed è piuttosto imbranato perché dice che non sa cosa fare nell'avvenire, e lei gli offre di risolvere il problema del presente, una soluzione buona per tutti e due. Lui nicchia un po' uffa! perché fa fatica a fare mente locale, ma la signora Robinson è paziente e furba, lo punge sull'orgoglio e il gioco è fatto. Tutto bene, solo che lui uffa! vorrebbe anche parlare di tante cose, e dell'arte, e che cosa lei voleva fare all'università, e dove l'ha fatto la prima volta con quello che è diventato suo marito (su una macchina Ford, orrore!), e soprattutto tira fuori il discorso della figlia della signora Robinson, che adesso tornerà dal college e che quindi lui vorrebbe uscire con la figlia. Beh, d'accordo Katharine Ross (che però è un un ragnetto rispetto a quella che sarebbe stata due anni dopo in Butch Cassidy), ma suvvia, stai andando a letto con la madre, non tirare fuori ragionamenti che non le possono piacere, il mondo è largo, non esiste solo Katharine Ross. Ma soprattutto non parlarne.
E invece Dustin Hoffman si impunta (secondo me perché vuole punire la signora Robinson di averlo sedotto, invece di esserne contento) e nascono le complicazioni. Siccome il regista Nichols è furbissimo, gli spettatori si schierano tutti con la coppia di giovani, che vanno in giro camminando sulla musica di Simon & Garfunkel, musica di una dolcezza esagerata. E finisce, come tutti sanno, con la fuga in autobus dei due (lei in abito bianco perchè stava sposandosi con un altro) e la signora Robinson si trova senza più figlia, col marito che vuole divorziare e con l'odio di milioni di spettatori giovani che se la prendono con lei, forse proiettandole addosso i loro problemi con la madre in casa.
Troppo comodo, prendersela con la signora Robinson, e sembra che la cosa continui, ragazzi e ragazze sui vent'anni continuano a dare voti alti a questo film che di fondo è una favola del tutto incredibile, troppe sono le complicazioni che si susseguono. Non era meglio se Dustin Hoffman si godeva in silenzio il bel rapporto con la signora Robinson, che in fondo molti spettatori maschi giovani e meno giovani gli invidiavano? Tanto, dopo alcuni mesi avrebbe deciso riguardo il suo avvenire, e vivere un ottimo presente è mettersi nella condizione migliore per decidere sul futuro.
Sarebbe partito per un college, e arricchito dalla esperienza non di chiacchiere con la signora Robinson, ne avrebbe trovate quante ne voleva, meglio anche di Katharine Ross. "Ma lui l'ama!" questa è l'obiezione. La risposta è che lui avrebbe dovuto avere il buonsenso di non innamorarsi della figlia della signora Robinson, povera donna. Sei caduto in tentazione? Non fare star male chi ti ha fatto solo del bene, come la signora Robinson. Oppure, cosa che ai tempi d'oggi è possibile, nel 1967 forse no, fai in modo che madre e figlia si mettano d'accordo fra di loro, tu hai solo da guadagnarci. Conclusione: a me ventenne una signora Robinson avrebbe fatto solo bene.

10 commenti:

Isabella Guarini ha detto...

In conclusione la signoa Robinson non ha altro da fare per distrarsi che andare a letto con il giovane figlio di amici, che diventerà sposo di sua figlia, rimanendo impassibile. Che donna!

Solimano ha detto...

La signora Robinson è una benefattrice, occorrerebbe farle un monumento. Trova questo ventenne imbranatissimo a cui i genitori per il compleanno regalano uno scafandro e lui con lo scafandro va in piscina, e te lo trasforma in uno disinvolto che nell'albergo dove si incontrano lo salutano tutti - e tutte - con rispetto e ammirazione. E' lui un cattivaccio, che rende male per bene. Ma mi sono informato, gli è andata storta: due anni dopo Katharine Ross l'aveva già mollato, per mettersi non con uno ma con due: Robert Redford e Paul Newman (vedasi Butch Cassidy and the Sundace Kid). Ben gli sta, torni allo scafandro da cui la signora Robinson l'aveva estratto!

saludos
Solimano

Roby ha detto...

Solimano, a volte sai essere irresistibile.

E questa è una di quelle.

[:->>>>]

Roby

Anonimo ha detto...

Ho rivisto questo film di recente (grazie ad emule)e penso che non ci sia film che meglio interpreti i fermenti del tempo. A mio modo di vedere non si tratta di ingratidudine verso chi offre una educazione sentimentale, ma di uno sguardo verso il futuro da parte di un giovane che sta al gioco perchè gli ormoni corrono. In realtà il giovane è alla ricerca della propria identità e del proprio futuro. Tutto ciò accade in un america conformista e alla vigilia del '68. Quanti film degli anni cinquanta e primi anni sessanta hanno descritto il conformismo e l'ipocrisia della borghesia di quegli anni! Ebbene non sono tutto questo le famiglie dei due giovani che alla fine fuggiranno verso il futuro? Allora faccio fatica a vedere una fine diversa: il laureato che opportunisticamente continua la relazione per godere dei "benefici" che questa può dare e di andarsene poi al college per diventare identico agli adulti conformisti ed ipocriti. Non era possibile, il vento della contestazione richiedeva la messa in discussione di tutto questo e se oggi i giovani continuano ad essere dalla parte della coppia innamorata vuol dire che in fondo qualcosa di buono è successo in quegli anni.

Solimano ha detto...

Quello che stupisce in Mike Nichols è che l'anno prima aveva fatto "Chi ha paura di Virginia Woolf" e quattro anni dopo fece "Conoscenza carnale", due film freschi di giornata oggi, nell'agosto 2007, a differenza de "Il laureato". Ma la risposta è facile: in Chi ha paura di Virginia Woolf dietro (e davanti e sopra) c'era la commedia di Albee, e in più la Taylor e Burton, quindi Nichols faceva da passacarte, mentre in Conoscenza carnale il vero autore è Jules Feiffer, e Nichols fa ancora da passacarte. Ne Il laureato adotta con furberia alcune modalità di dialogo che stava apprendendo da questi grandi, quelli sì in anticipo sui tempi, per costruire un'opera in fondo profondamente reazionaria, sessufobica e di un idelismo tanto generico quanto malvagio verso le persone reali. Avrà diritto anche la signora Robinson ad una sua liberazione, o no? E il sesso può essere una strada di liberazione o no?
Sintomatico quando Dustin Hoffman porta Katharine Ross nel locale notturno con esibizioni di donne nude, lo fa perché Katharine stia lontana da lui, ma provo ad immaginare cosa avrebbero fatto di quella scena Albee o Feiffer, magari Katharine sarebbe salita sul palco pure lei, fra la sorpresa (e l'approvazione) generale. Qui no, fugge atterrita e poi fanno la pace e cicip e ciciop. Nichols, che frequentava appunto Albee e Feiffer sapeva benissimo che stava ciurlando nel manico. Ma continuerà a piacere ad una certa genìa di idealisti giovani e non giovani un film come Il laureato. Un idealismo così è consolante e nei fatti non costa nulla, anche perchè, ecchissenefrega della Signora Robinson! Gli idealisti hanno sempre qualcuno di cui fregarsi, nel rispetto delle Somme Idee di cui sono portatori. Intanto, in quegli anni, a Palo Alto decollava la Pragmatica della Comunicazione Umana, che faceva piazza pulita dei vecchi schemi di comunicazione e di relazione (vedi Albee). Il fatto è che Nichols lo sapeva benissimo, ma gli faceva comodo fingere di non saperlo. Una balla ben cucinata, visto che dai dati IMDb funziona ancora oggi.
Ma la Signora Robinson è viva e lotta con noi!

saludos
Solimano

Isabella Guarini ha detto...

Non è la prima volta che un timido ventenne viene emancipato da una donna matura. Anche questo è un tema antico. Certo, il tema prevalente del film è quello del laureato forgiato, fino all'arrivo della signora Robinson, dal conformismo, ma il tema latente è ancora quello della donna e della sua liberazione. La signora Robinson è una eroina benefattrice o una donna che non ha altro da offrire se non il sesso? Gli uomini probabilmente risponderebbero tutti come Solimano: una benefattrice a cui dedicare una statua da mettere nella hall di ogni albergo di un certo tono. Ci risiamo con l'equazione: libero sesso = libera donna.

Solimano ha detto...

Isabella, ero certo che saresti intervenuta, hai una forte tendenza a volere avere l'ultima parola. Sono convinto che una volta che si è detta la propria opinione, quella è, anche perché non esiste per fortuna nessun tribunale della verità, ognuno doca la sua a vantaggio comune.
Tu dici:una donna che non ha altro da offrire se non il sesso. Beh, a me non pare poco, anche se userei il termine sensualità, che comprende in sé la sessualità, e tutti i vari ammenicoli, perché no: ginnastica (da non confondersi con l'erotismo, lo diceva Brel), ormoni etc...
Io dico una cosa diversa, cioè che la sensualità è al centro dell'essere umano, uomo o donna che sia, e che diffiderei molto di un essere umano che procedesse per sostituzioni: io so di letteratura, io so di musica, io so di cucina etc etc. Non perché io non ami la letteratura, le musica o la cucina, ma perché, se poste in situazione di or con la sensualità, finisce che non funzionano proprio come letteratura, musica, cucina etc etc.
Diventano un ripiego, un passatempo, non dei petali di un grande fiore, coem ha da essere.
Ma la colpa di tutto ciò è della solita congrega di maschi celibi e anziani che prentende da 3000 anni di insegnarcele queste cose, tipo Tonini che ha detto che l'amore, prima del peccato originale era suavior. Va bene che è molto anziano, ma c'era lui prima del peccato originale (che fra l'altro non c'è mai stato)? Ce lo spieghi, 'sto suavior, siamo ansiosi di imparare, in questo campo c'è sempre da imparare. Fra l'altro, nella congrega di cui sopra, ogni tanto ne salta fuori uno che viene beccato con le mani in qualche brutta marmellata, e gli altri fanno finta di niente. Conclusione: la natura, se conculcata, prima o poi si ribella, perché la natura viene prima della cultura, non c'è niente da fare. A suo modo, aveva ragione quell'imprenditore di Modena che aveva le impiegate una più bella dell'altra, ed un giorno gli chiesi: "E' un caso, o lo fa apposta?" "Lo faccio apposta: costano come le brutte e in più non sono nervose". Chissà, tutte quelle ragazze avranno letto tutta la Recherche di Proust e sapranno cantare centinaia di lieder di Schubert: non essendo nervose, lo faranno certamente volentieri, come gradevole dippiù, come nice to have.
Le vere e gravi colpe sono ben altre.
Mi taccio.

saludos
Solimano
P.S. Però voi siete avvantaggiate dalla congrega, che a noi dice: "non desiderare la donna d'altri", e a voi non dice "non desiderare l'uomo d'altri", quindi anche da questo punto di vista la Signora Robinson è del tutto a posto

Giuliano ha detto...

Il vero nome di Anne Bancroft è Anna Italiano. Lo so che non è una novità, ma è sempre divertente ricordarlo.

Isabella Guarini ha detto...

Solimano, non ho la forte tendenza a voler dire l'ultima parola. È un problema che non mi sono mai posto perché so che c'é subito l'antagonista imprevedibile che avanza. Il problema sta nel fatto che tutti sono attratti dai nuovi post e abbandonano quelli vecchi. A me è sempre piaciuto rileggere tutto ciò che leggo perché mi vengono sempre nuove riflessioni che, purtroppo, finiscono nel nulla.

Anonimo ha detto...

Forse l'unica cosa che un po' fa rabbrividire è pensare che questa figlia rislta saperne meno sul fidanzato di quanto non sappia sua madre. E considerato l'eterno conflitto madre-figlia può risultare un tantino indigesto.