Solimano
Siamo nel 1943, e c'è la festa annuale al santuario, che è in mezzo ai boschi, piuttosto lontano dal paese, difatti bisogna andarci con il carro tirato dai cavalli. Miluzza (Lucia Cara) ci è andata con la mamma Nunziata (Stefania Sandrelli), ma di donne ce ne sono tante. C'è anche una Donna Pentita (Francesca Rettondini), che si trascina disperata per terra al centro della chiesa accusandosi delle schifezze che ha fatto, piangendo e gridando. Il prete, dal pulpito, ci fa una predica sopra: bisogna fare come Gesù, che era bellissimo, le donne avrebbero voluto tutte profumargli i capelli, ma lui preferiva restare vergine con la sua mamma. Non bisogna fare schifezze.
Non sono molto convinte, le tante donne che sono in chiesa: credono al santuario, ma non credono al prete. Difatti, quando il caporalmaggiore si avvicina a Nunziata e si toccano in chiesa, qualcuno se ne accorge - compresa Miluzza - ma nessuno ha niente da dire, né ce l'avrà quando balleranno nel grande spiazzo davanti al santuario e poi andranno insieme nel bosco. Si sa come è Nunziata, ma si sa che vuole bene a Miluzza ed anche al marito Gioacchino (Ennio Coltorti), che fa il sarto lavorando in strada, e ci patisce, del fatto che la moglie sia così, ma non c'è niente da fare. Per Nunziata è bello poter lavare la figlia nella grande tinozza ed accorgersi che i pidocchietti non ci sono più.
Miluzza ha quindici anni ed ha la gonna corta, perché c'è cresciuta dentro. Porta i calzini bianchi. Le vogliono bene tutti. Il vecchio parroco la chiama una volta alla settimana perché ha delle piaghe sotto la tonaca e Miluzza ha un modo per farlo stare meglio, infilando la testa sotto la tonaca; dopo, il parroco le dà cinque Ave Maria da dire. Con una amica sta benissimo; ogni tanto vanno insieme nel gabinetto del cortile, e l'una con l'altra si sentono gli odori e si contano i peluzzi. Anche la venditrice di vino le fa tante carezze quando c'è da spillare dalle botti. E' un gioco allegro, tutte lo capiscono e va bene, anche perché Miluzza è una che sa che non bisogna fare schifezze. Anche un soldato del nord potrebbe essere allegro con lei, solo che è uno che vorrebbe esagerare, invece di giocare - che è così bello - e Miluzza se ne scappa in paese, non è colpa sua se questi del nord non sanno come si fa.
Poi Miluzza va a lavorare nella fabbrica di conserve di Don Peppe (Pepe Da Rosa), grande e grosso e con una automobile bellissima. Dà da mangiare a tanti, in paese. Solo che un giorno Miluzza sale su una scala e Don Peppe le vede le mutande. Da quel momento non ragiona più finché un giorno passa da casa di Miluzza in macchina e la prende su per andare a Salerno. Miluzza è contenta, ancora di più quando Don Peppe la porta a Ravello invece che a Salerno, e le compra un bel vestito rosso così non si vergogna a tavola nell'albergo. Tutto bene, solo che in camera Don Peppe, oltre a baci e carezze di ogni tipo - che è così bello - vuole anche fare schifezze, e le fa. Miluzza, oltre che le ha fatto male, sa che non doveva andare così.
Nascono una serie di guai. Mamma Nunziata muore di una emorragia causata da un rapporto esagerato. Gioacchino non è più lui, perso senza la moglie smette di lavorare e dopo un po' muore dal dispiacere. Alla moglie di Don Peppe giungono lettere anonime, ed arriva a casa di Miluzza sbraitando. Don Peppe stesso vorrebbe continuare a fare schifezze, poveraccio pure lui, le offre anche dei soldi, ma Miluzza non vuole. Una sera arrivano in casa tre ragazzi del paese, vogliono fare schifezze pure loro, visto quello che si dice in giro. Ci riuscirebbero, se non fosse per il nonno Rafele (Rino Marcelli) che impugna un coltellaccio e quelli scappano. Poi muore anche il nonno, in un bombardamento. Poi Miluzza va a lavorare nella fabbrica di conserve di Don Peppe (Pepe Da Rosa), grande e grosso e con una automobile bellissima. Dà da mangiare a tanti, in paese. Solo che un giorno Miluzza sale su una scala e Don Peppe le vede le mutande. Da quel momento non ragiona più finché un giorno passa da casa di Miluzza in macchina e la prende su per andare a Salerno. Miluzza è contenta, ancora di più quando Don Peppe la porta a Ravello invece che a Salerno, e le compra un bel vestito rosso così non si vergogna a tavola nell'albergo. Tutto bene, solo che in camera Don Peppe, oltre a baci e carezze di ogni tipo - che è così bello - vuole anche fare schifezze, e le fa. Miluzza, oltre che le ha fatto male, sa che non doveva andare così.
Miluzza è sola, pensa che ormai il suo destino è segnato, salvo che trova per strada un militare, che si chiama Pietro (Raoul Bova). E' ferito ad un piede, teme di essere preso dagli americani o dai tedeschi o dagli italiani, ma Miluzza lo salva, lo cura e trova modo di accompagnarlo al suo paese, vestendolo pure da donna, con gli abiti di scena di una sua amica grande che cantava in teatro. Lungo la strada per il paese Miluzza e Pietro passeranno dal voi al tu e si baceranno, poi dormiranno perché sono molto stanchi. Arrivano alla grande casa di Pietro in piena campagna. Un visibilio di gente, tutti attorno a Pietro.
Chi comanda tutto e tutti è Gesummina (Isa Danieli), la mamma di Pietro, che però è innamoratissima del figlio e quando si scontrano è lei che cede, per amore. Così cede al fatto che Pietro vuole sposare Miluzza, prova a farla ispezionare da una amica per vedere se è vergine, ma Miluzza si ribella, arriva Pietro e dice che no, queste cose non si fanno più.
Il giorno del matrimonio è una gran festa, solo che Pietro parla bene di Miluzza con la madre e la madre risponde: "Speriamo!" Al quarto "Speriamo!", Pietro ci pensa un momento, poi va senza farsene accorgere nel pollaio. Ammazza una gallina e col sangue impregna il fazzoletto bianco da sposo. Non dice nulla a nessuno, nemmeno a Miluzza, che in camera sarà molto preoccupata, ma lui sa prenderla bene. Miluzza vedrà la macchia di sangue sul lenzuolo e scoprirà il fazzoletto sotto il cuscino. Pietro, il fazzoletto lo farà sparire, il lenzuolo invece lo porterà in terrazza, mezzo nudo come è, in piena notte. Tutti gli invitati sono all'aperto, un po' dormono un po' scherzano, ma vedono infine questa bandiera bianca con una piccola macchia rossa. Ed è - ancora - festa grande, perchè tutti ora sanno che Miluzza non ha fatto schifezze. La più contenta è Gesummina, la mamma di Pietro. Per me ha capito tutto, e molto bene: ha capito che il figlio ama Miluzza, che Miluzza ama suo figlio, e che il figlio, per amore di mamma Gesummina, ha inventato un gran bel trucco. Tutto è andato a posto, e non è più il caso di dire : "Speriamo!" I due sposi si fanno anche una bellissima cavalcata notturna tutti e due sullo stesso cavallo, naturalmente bianco.
P.S. "Ninfa plebea" di Lina Wertmuller è un film che ha diversi difetti, ma dice cose importanti: le dice con ironia ma le dice anche con amore, e a chi ama, come diceva quel giovane bellissimo, molto sarà perdonato.
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