Quintet di Robert Altman (1979) Sceneggiatura di Robert Altman, Lionel Chetwynd, Patricia Resnick, Frank Barhydt Con Paul Newman, Vittorio Gassman, Fernando Rey, Bibi Andersson, Brigitte Fossey, Nina Van Pallandt, David Langton, Craig Richard Nelson Musica: Tom Pierson Fotografia: Jean Boffety (118 minuti) Rating IMDb: 4.6
appendice
Saint Christopher (cioè Gassman) è il direttore dell'ospizio dei poveri, ma anche un giocatore di Quintet perfido e spietato, "il migliore in circolazione", dice Grigor. Quando Essex lo va a trovare, sta facendo un rito col sale in quella che forse era una chiesa, e recita una liturgia di sua invenzione, unico e spelacchiato residuo dell'antica religione: In hoc sale principio est vitae et horationis meae. Audite! La forma geometrica dell'universo rispecchia lo schema della vita. Vi si è insegnato che essi non sono diversi. Vi si è anche insegnato che l'universo è delimitato da cinque lati e che la vita non ha che cinque stadi. Primum: la sofferenza del nascere. Secundum: i travagli del maturare. Tertium: la colpa del vivere. Quartum: il terrore di invecchiare. Quintum: l'irreparabilità della morte. Rivelazione incompleta, poiché i cinque lati richiedono un sesto spazio, il centro; ed è a quello solo che dovete guardare. Che cosa è il sesto spazio: è l'oscurità. E' il vuoto, il nulla! In altre epoche, ugualmente ignoranti, si diceva che il fuoco eterno avrebbe seguito la morte; ma io vi dico: Audite, filii... (...) Io vi dico che non v'è alcun fuoco. Io vi dico che il fuoco non è castigo sufficiente, no: ah, no, figli miei, l'oscurità, il buio di cui vi parlo, è il totale orrore della pazzia, è la consapevolezza del nulla. Quindi, le vostre miserabili esistenze, di fatto, sono supremamente allegre; è la vostra ricompensa, dovete avere cara la vostra vita atroce perché essa è una pausa, un'interruzione del vuoto che la precede e del vuoto che la segue. Non combattete, non lottate: accettate! E quando pensate al numero cinque ricordatevi che è sei! Se cercate una risposta, guardate oltre i fatti considerati, e aggiungetene uno in più: l'imponderabile! Perché soltanto quando voi considerate l'imponderabile avete una carta, una speranza di risolvere il dilemma.
Giuliano
- Tu giochi al buio, ed è una tattica pericolosa. Non potrai mai capire il disegno finché non sei parte del disegno.
- Con questo vuoi dire che lo sarò?
- Certo! Nel preciso momento in cui sarà troppo tardi.
"Quintet", girato in Canada nel 1979, è un film straordinario, anche se per molto tempo, più della metà, non ci si capisce molto: anche perché, fisicamente, manca la luce. I protagonisti sono sempre infagottati in abiti rozzi e pesanti , e quel che accade spesso non si vede proprio. Straordinario, dicevo, e non bello né attraente e neppure particolarmente riuscito: ma io me lo porto dentro da quando l’ho visto la prima volta, tanti anni fa. Perché la vita è così, come il Quintet, un gioco misterioso, insondabile e incomprensibile con il quale passano il tempo residuo i superstiti di una terribile glaciazione: “L’unica forma di vita intelligente ancora rimasta sul pianeta”, dice l’arbitro Grigor.
Le regole non sono certe, ma i giocatori si divertono lo stesso, e sanno essere spietati quando serve. E’ uno strumento che spesso non siamo capaci di suonare, come la vita. Ci sono giocatori bravi e spietati, come il terribile Saint Christopher (cioè Vittorio Gassman) e altri sottovalutati e inesperti, che però sanno vincere, spesso aiutati dalla Fortuna, come Essex (Paul Newman).
Quintet è "Il settimo sigillo" di Altman: ma nel film di Bergman c'era speranza, la Morte non era né cinica e sprovveduta come Essex né squallida come "l'arbitro" Grigor, né crudele come Saint Christopher; era così come deve essere, qualcosa di giusto e di naturale, un giocatore (di scacchi!) leale ed esperto. Il cast è di altissimo livello: Newman era Essex, Fernando Rey era Grigor, Gassman San Christopher, Bibi Andersson Ambrosia, Nina van Pallandt Deuca, e all’inizio c’è anche Brigitte Fossey come Vivia. Sono tutti eccellenti; direi che manca solo Mastroianni, ed è davvero un peccato: ci sarebbe stato benissimo, e forse avrebbe dato qualcosa in più a tutto il film.
Essex viene da fuori, da lontano. E’ un cacciatore di foche (Foca in inglese è Seal: e Seal significa anche Sigillo) e ha con sé una compagna giovane, e incinta. Ma il brutale gioco del Quintet non ha pietà di nulla, nemmeno della speranza; Essex si ritrova dentro il gioco e assume l’identità di Redstone, un giocatore che è stato appena eliminato da Saint Christopher. Al momento opportuno, Saint Christopher si risolve a chiedere informazioni all’arbitro: lo straniero è parte del gioco (della vita) oppure no?
Grigor: L'impostore, anche se non ha partecipato al gioco per sua scelta, è dentro al gioco. E' come la vita: nessuno c'è dentro per sua scelta. L'uomo che porta i simboli di Redstone, è Redstone. La sua vita non è importante, al di fuori del gioco.
Saint Christopher: E così sia.
Nel finale, Essex e Saint Christopher si scontrano tra la neve, fuori della città.
Saint Christopher: (grida, da lontano): Redstone!
Essex: Mi chiamo Essex.
Saint Christopher: Quello era ieri. Oggi tu sei Redstone. Sei pronto a giocare? La morte ha fretta...
Ma non c'è combattimento: Saint Christopher scivola nella neve, e muore così, ucciso dalla sua stessa arma che gli ricade addosso. Essex sarà il vincitore, ma la vittoria a Quintet non porta a nulla. Il vincitore è vivo, e questo gli deve bastare…
- Con questo vuoi dire che lo sarò?
- Certo! Nel preciso momento in cui sarà troppo tardi.
"Quintet", girato in Canada nel 1979, è un film straordinario, anche se per molto tempo, più della metà, non ci si capisce molto: anche perché, fisicamente, manca la luce. I protagonisti sono sempre infagottati in abiti rozzi e pesanti , e quel che accade spesso non si vede proprio. Straordinario, dicevo, e non bello né attraente e neppure particolarmente riuscito: ma io me lo porto dentro da quando l’ho visto la prima volta, tanti anni fa. Perché la vita è così, come il Quintet, un gioco misterioso, insondabile e incomprensibile con il quale passano il tempo residuo i superstiti di una terribile glaciazione: “L’unica forma di vita intelligente ancora rimasta sul pianeta”, dice l’arbitro Grigor.
Le regole non sono certe, ma i giocatori si divertono lo stesso, e sanno essere spietati quando serve. E’ uno strumento che spesso non siamo capaci di suonare, come la vita. Ci sono giocatori bravi e spietati, come il terribile Saint Christopher (cioè Vittorio Gassman) e altri sottovalutati e inesperti, che però sanno vincere, spesso aiutati dalla Fortuna, come Essex (Paul Newman).
Quintet è "Il settimo sigillo" di Altman: ma nel film di Bergman c'era speranza, la Morte non era né cinica e sprovveduta come Essex né squallida come "l'arbitro" Grigor, né crudele come Saint Christopher; era così come deve essere, qualcosa di giusto e di naturale, un giocatore (di scacchi!) leale ed esperto. Il cast è di altissimo livello: Newman era Essex, Fernando Rey era Grigor, Gassman San Christopher, Bibi Andersson Ambrosia, Nina van Pallandt Deuca, e all’inizio c’è anche Brigitte Fossey come Vivia. Sono tutti eccellenti; direi che manca solo Mastroianni, ed è davvero un peccato: ci sarebbe stato benissimo, e forse avrebbe dato qualcosa in più a tutto il film.
Essex viene da fuori, da lontano. E’ un cacciatore di foche (Foca in inglese è Seal: e Seal significa anche Sigillo) e ha con sé una compagna giovane, e incinta. Ma il brutale gioco del Quintet non ha pietà di nulla, nemmeno della speranza; Essex si ritrova dentro il gioco e assume l’identità di Redstone, un giocatore che è stato appena eliminato da Saint Christopher. Al momento opportuno, Saint Christopher si risolve a chiedere informazioni all’arbitro: lo straniero è parte del gioco (della vita) oppure no?
Grigor: L'impostore, anche se non ha partecipato al gioco per sua scelta, è dentro al gioco. E' come la vita: nessuno c'è dentro per sua scelta. L'uomo che porta i simboli di Redstone, è Redstone. La sua vita non è importante, al di fuori del gioco.
Saint Christopher: E così sia.
Nel finale, Essex e Saint Christopher si scontrano tra la neve, fuori della città.
Saint Christopher: (grida, da lontano): Redstone!
Essex: Mi chiamo Essex.
Saint Christopher: Quello era ieri. Oggi tu sei Redstone. Sei pronto a giocare? La morte ha fretta...
Ma non c'è combattimento: Saint Christopher scivola nella neve, e muore così, ucciso dalla sua stessa arma che gli ricade addosso. Essex sarà il vincitore, ma la vittoria a Quintet non porta a nulla. Il vincitore è vivo, e questo gli deve bastare…
appendice
Saint Christopher (cioè Gassman) è il direttore dell'ospizio dei poveri, ma anche un giocatore di Quintet perfido e spietato, "il migliore in circolazione", dice Grigor. Quando Essex lo va a trovare, sta facendo un rito col sale in quella che forse era una chiesa, e recita una liturgia di sua invenzione, unico e spelacchiato residuo dell'antica religione: In hoc sale principio est vitae et horationis meae. Audite! La forma geometrica dell'universo rispecchia lo schema della vita. Vi si è insegnato che essi non sono diversi. Vi si è anche insegnato che l'universo è delimitato da cinque lati e che la vita non ha che cinque stadi. Primum: la sofferenza del nascere. Secundum: i travagli del maturare. Tertium: la colpa del vivere. Quartum: il terrore di invecchiare. Quintum: l'irreparabilità della morte. Rivelazione incompleta, poiché i cinque lati richiedono un sesto spazio, il centro; ed è a quello solo che dovete guardare. Che cosa è il sesto spazio: è l'oscurità. E' il vuoto, il nulla! In altre epoche, ugualmente ignoranti, si diceva che il fuoco eterno avrebbe seguito la morte; ma io vi dico: Audite, filii... (...) Io vi dico che non v'è alcun fuoco. Io vi dico che il fuoco non è castigo sufficiente, no: ah, no, figli miei, l'oscurità, il buio di cui vi parlo, è il totale orrore della pazzia, è la consapevolezza del nulla. Quindi, le vostre miserabili esistenze, di fatto, sono supremamente allegre; è la vostra ricompensa, dovete avere cara la vostra vita atroce perché essa è una pausa, un'interruzione del vuoto che la precede e del vuoto che la segue. Non combattete, non lottate: accettate! E quando pensate al numero cinque ricordatevi che è sei! Se cercate una risposta, guardate oltre i fatti considerati, e aggiungetene uno in più: l'imponderabile! Perché soltanto quando voi considerate l'imponderabile avete una carta, una speranza di risolvere il dilemma.
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