Bruno Cortona (Vittorio Gassman) vede per la prima volta Roberto Mariani (Jean-Louis Trintignant) mentre sta bevendo un sorso d'acqua ad una di quelle fontane che si chiamano vedove, perché piangono inconsolabili. Bruno chiede a Roberto di telefonare ad un certo numero per avvertire che sta arrivando. Finisce che Roberto gli dice di venire in casa a telefonare, e così nasce il loro rapporto, che durerà due giorni, e che si svolge in gran parte sulla Aurelia Sport supercompressa di Bruno.
Sono molto diversi, anzitutto per età, anche se non parrebbe. Infatti Bruno è sui quarant'anni, ma fa di tutto per mostrarne di meno, e Roberto ha poco più di vent'anni, e fa molto per mostrarne di più come serietà, di meno come ingenuità. Le maschere che indossano sono chiare: Bruno è l'estroverso che conosce i trucchi della vita, Roberto l'introverso che non li conosce. E' singolare che trovino un terreno comune, perché per stare bene insieme non bastano le differenze, occorrono anche le somiglianze, e occorre un po' di curiosità reciproca, non solo di uno verso l'altro, e naturalmente la voglia di piacersi.
Bruno fa il gigione con la storia dei libri che legge Roberto a Ferragosto, però in macchina mette su Vecchio frack di Modugno come se fosse la sua visione di vita. Poi tira fuori quattro versi di Garcia Lorca (credevo che fosse ragazza...), probabilmente l'unica poesia che conosce: può essergli utile con le donne, con certe donne, perché non è mica vero che Bruno piaccia a tutte le donne. Ho conosciuto uno che aveva la vivacità e la prontezza di Bruno, e una amica mi sorprese dicendomi di lui: "Sai cosa c'è? La prima mezz'ora si rimane a bocca aperta, poi stufa".
Con chi si trova a perfetto agio Bruno? Con la moglie del commendatore (Luigi Zerbinati), una appesa ad un chiodo d'oro, che però appena c'è la rissa se ne va dietro al marito senza neppure salutarlo, oppure con zia Lidia (Linda Sini), donna appassita in campagna che appena Bruno riparte si raccoglie di nuovo i capelli a crocchia. O con l'ostessa in età del ristorante di pesce, però la cameriera - giovane - preferirebbe Roberto, e cerca di farglielo capire. La differenza fra i due è che Bruno sa benissimo come stanno le cose, Roberto no, pian piano le impara in quei due giorni.
Perché, oltre alla cameriera, Roberto piace alla bella ragazza seduta al tavolo vicino, con l'anziano che l'appesta col sigaro, piace alla ragazza che incontra alla stazione, per prendere il treno per Roma che non prenderà, piace persino a Lilly (Catherine Spaak), la figlia di Bruno, ed alla moglie (Luciana Angiolillo). Tutte donne che hanno naso, e che sanno che i problemi di Roberto sono una temporanea ingessatura, quelli di Bruno, sebbene celati sotto un continuo fuoco d'artificio, sono definitivi e irrimediabili.
Altro che vincitore! Bruno ha conosciuto la moglie vestito da marine, è uno che ci prova, sempre con la moglie, dopo sei anni che non la vede, è uno che fa la morale alla figlia riguardo Bibi (Claudio Gora), l'anziano con cui si è messa, salvo poi chiedere un prestito proprio a Bibi. E' uno che gira da solo a Roma il giorno di ferragosto, sia pure su una Aurelia Sport supercompressa, e il primo che trova per fargli compagnia è il benvenuto, perché Bruno, senza teatro davanti, è finito, mentre Roberto del teatro può fare a meno, basta che si accorga che può piacere, ed è solo questione di tempo (che Roberto non avrà).
Però qualcosa in comune - non le tombe etrusche - quei due ce l'hanno. E' identico il fastidio per i discorsi che fa il bieco commercialista di Rieti, il parente di campagna, che si vanta di girare in Millecinque, e di cui viene fuori la radice di agrario fascista ad sanguinem. Ma anche i discorsi modernizzanti di Bibi, pieni di soldi, di organizzazioni, di master da far fare alla morosa giovane purché lo sposi.
La partita a ping pong è epica, col tifo sfegatato che Roberto e Lilly fanno per Bruno, felice vincitore con i bigliettoni in mano. Bruno è per Roberto una felice occasione per ripulire le scorie mitizzanti del passato e per vedere il presente, con la ragazza Valeria che abita a portata di naso e che sarebbe il caso di cominciare a frequentare, senza restare così insalamato. A parte come finisce il rapporto fra i due, non ci sarebbe stato futuro: Roberto, consapevolmente, avrebbe lasciato Bruno ai suoi improbabili commerci di frigoriferi accidentati, di cassapanche campagnole, di donne occasionali, di anni che passano, e rendono più difficile lo sci acquatico o lo stare in verticale appoggiato sulle mani.
L'altro aspetto comune che hanno è la curiosità: sul dancing campestre in cui si balla il twist vestiti da lavoro, sul ciclista da sfottere -il ciclismo è antiestetico - sul contadino vecchiotto con quasi-Borsalino, canestro di uova fresche, sigaro puzzolente, però voglioso che l'Aurelia corra di più. Ma curiosità - soprattutto - l'uno riguardo l'altro. La curiosità di Roberto è evidente, sembra che Bruno diventi per lui una modalità di approccio alla vita, la curiosità di Bruno è sottesa, ad un certo punto si capisce che gli piacerebbe che Roberto si comportasse da Roberto, non da Bruno, specie quando si trova con moglie e figlia, che sono la prova provata del suo fallimento di vita.
Ci sono periodi nella nostra vita, in genere abbastanza brevi, in cui una specie di total immersion in esperienze diverse - d'amicizia o d'amore - è indispensabile, per capirsi e cambiare. Ma poi finiscono, adempiuta la loro funzione di mezzo, non di fine: lo sapeva persino il Manzoni quando scrisse che una nuova conoscenza può simulare una amicizia di anni, mentre è solo la presa d'atto di uno stimolo. Ma non sapremo cosa sarebbe avvenuto del rapporto fra Bruno e Roberto, è una forza acerba, una vampata di fuoco fatuo. Bruno non fa in tempo ad imparare neppure il cognome di Roberto.
Ma noi maschietti - le femminucce non so - facemmo il tifo per Bruno. Non avevamo, generalmente, scimmie sulla schiena, ma quanti gatti di piombo! Bruno rappresentò la chiave perché ognuno facesse i conti col Roberto che era in lui: ci immedesimammo con Bruno, ma eravamo Roberto.
1 commento:
Caro Solimano, alla lunga sono sempre i
"Roberto" ad avere la meglio rispetto ai "Bruno". Parola di femminuccia.
H.
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