venerdì 31 agosto 2007

Fumetti d'agosto: Jam session finale

OdB
Solimano
Daniele Barbieri scrisse su Golem l'Indispensabile nel 2003 un bell'articolo in memoria di Oreste del Buono, scomparso da poco, e che era stato direttore di Linus per tanti anni.
Qui sotto riporto l'articolo di Barbieri, e lo accompagno con due sole vignette, ma di gruppo: in alto i Peanuts, sotto Walt Kelly. La vignetta in fondo è infatti ancora l'orchestrina di Kelly per la jam session finale, a chiusura dei Fumetti d'agosto. Fa bella mostra di sé Mam'selle Hepzibah, che abbiamo appurato essere moffetta, non puzzola, come certe male lingue vanno ancora propalando.

Caro OdB,
ho saputo che non eri più tra noi da una telefonata, in cui mi si chiedeva di parlare di te in una trasmissione radiofonica. La notizia mi ha addolorato, ma naturalmente non stupito. Sono cose che, quando si hanno ottant'anni, capitano con una certa frequenza. Persino a te. Mi stupisce di più, quasi, che non ti abbia salvato nemmeno la tua ironia, e il tuo protervo senso di autonomia intellettuale. Ho voglia di pensare che sia l'ennesima separazione da una rivista, e che presto ti ritroveremo a dirigerne un'altra...
Stavo per iniziare a scrivere per questa rubrica la recensione di un bel libro a fumetti, quando mi sono reso conto che senza di te, e senza quello che hai fatto nella vita, forse io non sarei qui a scrivere. Dunque la recensione può aspettare, ma questa lettera no. Non perché tu abbia fondato Linus, come scrivono, sbagliando, molti giornali. Questo onore va a Giovanni Gandini. Ma vi eri presente sin dal primo numero, intervistato insieme con Elio Vittorini da Umberto Eco. Poi, nel 1971, Gandini vendette la propria impresa a Rizzoli, e tu, socio di infima minoranza che conservava la propria quota, accettasti di esserne il direttore.
Così, il Linus che ho conosciuto io, adolescente, era quello che facevi tu, quello che pubblicava, oltre a Jeff Hawke e Li'l Abner, a Popeye e Valentina (che già aveva introdotto Gandini), Dino Battaglia e Hugo Pratt, Benito Jacovitti e Guido Buzzelli, e Hector Sapia, e Edward Gorey, e il grande Alberto Breccia. Ricordo ancora vividamente l'emozione che mi davano queste letture fantastiche e intriganti, che sembravano provenire da un altrove favoloso.
Crescendo un poco, e continuando a leggere Linus, mi rendevo conto che questo altrove così meraviglioso era più vicino a noi di quanto sembrasse. Era evidente, per esempio, che Altan disegnava Brandelli, mese per mese, con riferimento al Sandokan televisivo, e stava vivendo una realtà che anche io condividevo. E gli articoli che accompagnavano le strisce di Altan all'interno de L'Uno, il Settimanale Mensile che arrivava con Linus, erano un vero trait d'union con l'attualità che mi circondava. Perciò nell'aprile del '77 non mi stupii affatto di ritrovare su Alterlinus, nelle pagine di Andrea Pazienza, mio coetaneo, il racconto di quello che lui, esattamente come me, aveva vissuto a Bologna il mese prima, e che ancora andava continuando. Mi riconoscevo in quelle pagine non solo perché raccontavano qualcosa che stavamo vivendo, ma anche perché capivo che il loro autore aveva nei confronti del fumetto una storia simile alla mia, e una storia al cui centro c'era proprio Linus.
Caro OdB, hai seminato originalità e intelligenza per tutti i primi anni Settanta, sino a quando la mia generazione, alla ricerca di una forma di comunicazione non compromessa col potere, ha creduto di riconoscerla in quello che tu ci eri andato proponendo: il fumetto, un medium di enormi potenzialità evocative, economicissimo da realizzare e quindi potenzialmente libero da compromessi col potere economico. Davvero, l'immaginazione al potere!
E l'immaginazione della generazione di fumettisti che andava nascendo di potere ne aveva da vendere. Potere fantasmatico, certo, potere letterario. Quelli che dovevano diventare famosi negli anni successivi, e anche i tanti che non lo sono diventati soltanto perché non hanno retto - perché lo spazio per il fumetto, in Italia, era poco e sarebbe stato ancor meno negli anni successivi: non bastava essere bravi - tutti costoro sono passati da Linus o da Alter: Andrea Pazienza, Filippo Scozzari, Lorenzo Mattotti, Daniele Brolli, Igort, Giorgio Carpinteri, Ugo Bertotti, Marcello Jori, Sergio Staino, Daniele Panebarco... Smetto di elencare, perché sto solo affastellando nomi che mi balzano davanti agli occhi, e più me ne escono, più mi rendo conto di quanti altri ne dovrei citare. Fu davvero un'esplosione di talenti - sorretta da un pubblico che capiva quello che gli veniva proposto, e condivideva con gli autori il medesimo retroterra.
Insomma, hai seminato originalità e intelligenza per tutti i primi anni Settanta, e hai iniziato a raccoglierla, moltiplicata, verso la fine. Non è stato facile. Me ne rendo conto rileggendo gli editoriali che scrivevi, in apertura di rivista, nei quali emergono le critiche, le decisioni rispetto alle opportunità del momento; laddove cioè si vede l'emergenza di tutte quelle contingenze che la storia, in seguito, tenderà a dimenticare, ma che al momento presente possono condizionare l'azione, e finire per toglierle il senso complessivo. E invece ecco la squisita cocciutaggine del tuo disegno: fare una rivista in cui l'intelligenza e la critica fossero sovrane, a dispetto - talvolta - perfino delle richieste del pubblico, che la voleva - chi più, chi meno - politicamente impegnata, chi con più fumetti e chi con più articoli, chi con più fumetti tradizionali e chi con più fumetti nuovi. Ricordo le tue difese di Al Capp e di Jacovitti, accusati (e, almeno nel caso del primo, non a torto) di essere di destra, un'accusa infamante in quegli anni. Ma Al Capp restava un autore di grande rilievo, ancora geniale nella sua demenziale forma di critica sociale: e allora meglio un genio di destra, capace comunque di farci vedere e capire cose, che qualche mediocre disegnatore di sinistra!
D'altra parte, pubblicavi Chiappori, Pericoli e Pirella, Lunari e Altan, e quindi eri politicamente al di sopra di ogni sospetto - e ti potevi tranquillamente permettere di dichiarare che votavi PCI, rischiando di alienarti buona parte dei tuoi lettori, schierati allora molto più a sinistra.
Eppure, nonostante i litigi, sei stato molto amato da tutti i fumettisti italiani, oltre che da tutti coloro che di fumetto si sono interessati. Persino la geniale malalingua di Filippo Scozzari, costituzionalmente votata a dire cattiverie di tutti, si è rammaricata pubblicamente più volte, in passato, di aver avuto qualche diverbio con te.
Quando ti hanno richiamato a Linus, nel 1995, in tanti abbiamo sperato che la magia potesse riprendere. In effetti ci hai provato, con l'entusiasmo della prima volta. Ma i tempi, evidentemente, erano cambiati.
Grazie lo stesso, OdB. Senza quello che hai fatto, questa rubrica non avrebbe né il suo autore né i suoi lettori, che essi lo sappiano o no. Hasta la victoria, siempre!


2 commenti:

Giuliano ha detto...

Il caro, vecchio OdB aveva un difetto grave: era milanista. Però era milanista nel senso che era amico di Rivera, quindi lo perdoniamo volentieri (entrò anche nel consiglio di amministrazione del Milan, ma prima di questo che c'è adesso).
Ho anche provato a leggere i suoi libri, in verità, ma non mi hannp mai preso molto. Come direttore di Linus (successore del fondatore Giovanni Gandini, inarrivabile) è invece un mattone importante della nostra storia.

Solimano ha detto...

Confermo. Non era un grande scrittore OdB, i suoi editoriali erano interessanti perché polemici, era un tipo che ci godeva nel polemizzare. Su Linus c'era chi scriveva meglio di lui, non solo Wutki.
Però, senza che OdB lottasse per anni per tenere su la baracca, Linus avrebbe chiuso dopo pochi mesi. Questo per me è un grande regalo che mi è stato fatto. Gandini ebbe l'idea, ma non aveva la continutà di OdB, difatti ci provò per conto suo qualche anno dopo e dovette chiudere dopo pochi numeri.
Ci sono ancora troppi che snobbano la cultura dei fumetti, ma si sbagliano, prima o poi se ne accorgeranno.

saludos
Solimano