The Portrait of a Lady, di Jane Campion (1996) Dal romanzo di Henry James, Sceneggiatura di Laura Jones Con Nicole Kidman, John Malkovich, Barbara Hersley, Mary-Louise Parker, Martin Donovan, Shelley Winters, Shelley Duvall, Viggo Mortensen, Valentina Cervi, John Gielgud Musica: Wojciech Kilar, Franz Schubert (Improvvisi 3 e 4 op. 90, Quartetto N. 14), Johann Sebastian Bach (Concerto N. 1 e Concerto N. 5), Johann Strauss, Mauro Giuliani Fotografia: Stuart Dryburgh (142 minuti) Rating IMDb: 5.8
Gabrilu sul suo blog NonSoloProust
Isabel Archer, la protagonista di Ritratto di signora di Henry James, diventata molto ricca grazie all'eredità ricevuta dallo zio Touchett, dopo aver rifiutato due ottimi e ricchi pretendenti (l'industriale americano Caspar Goodwood e l'inglese Lord Warburton) finisce per innamorarsi e sposare l'ambiguo Gilbert Osmond andando così incontro a una vita segnata da solitudine ed infelicità.
Come spesso accade nei romanzi di James, mentre ci sono momenti che vengono narrati con minuziosa analiticità, altri vengono invece completamente (e volutamente) taciuti. James non racconta, ad esempio, la scena del fidanzamento con Osmond, che risulterà fatale per Isabel. Per molti lettori rischia di rimanere così non del tutto comprensibile la motivazione profonda che porta una ragazza che respingendo la domanda di matrimonio di Goodwood aveva detto "Amo troppo la mia libertà. Se c'è qualcosa al mondo alla quale io sia attaccata [...] è la mia indipendenza personale" a cadere poi tanto ingenuamente nella trappola tesale da Osmond e dalla sua amica madame Merle.
Ho rivisto proprio qualche giorno fa il bel film che dal libro ha tratto Jane Campion, in cui all'eccellente Isabel Archer di Nicole Kidman si affianca il diabolico Gilbert Osmond di John Malkovich. Continuo a pensare che Jane Campion abbia fatto un ottimo lavoro e che sia riuscita a cogliere in pieno l'atmosfera del romanzo di James pur reinterpretandone radicalmente, nel finale, il senso complessivo. Credo però anche che la difficoltà di concentrare nel tempo di un film le circa seicento pagine di analisi psicologica di James l'abbia in qualche modo costretta a semplificare il personaggio di Osmond, presentato forse un po' troppo superficialmente come "cacciatore di dote". Osmond è certamente attratto dalla ricchezza di Isabel ma nel romanzo questo elemento --- pure molto importante --- risulta --- anche se può sembrare paradossale --- quasi in secondo piano rispetto ad altre caratteristiche che rendono lui personaggio molto più inquietante e mortifero che nel film e la sua relazione con Isabel molto più complessa.
L'Osmond di Campion-Malkovich è, inoltre, così evidentemente malvagio e insopportabile fin dall'inizio che davvero risulta difficile credere come Isabel, per quanto "di poca esperienza" e con "la sua innocenza confidente ad un tempo e dogmatica" ma descritta anche come "molto intelligente" e con "un irresistibile bisogno di stimarsi" se ne possa innamorare. Il fatto è che se da una parte Isabel, come scrive James "nelle situazioni più gravi, quando avrebbe avuto bisogno di usare soltanto della sua ragione, doveva pagare il fio di aver sempre dato via libera alla facoltà di vedere senza giudicare" è altrettanto vero che l'Osmond del romanzo si svela molto più lentamente e soprattutto si comporta sempre, formalmente, in modo assolutamente ineccepibile e corretto.
Mi sono in un certo modo divertita a tratteggiare un identikit di Gilbert Osmond servendomi di quello che di lui ci svela Henry James.
Osmond fa la sua comparsa a circa un terzo del romanzo. Ha quarantanni, James descrive il suo aspetto fisico con molta precisione. A poco a poco, nel corso della lettura, emergono anche le sue caratteristiche interiori che sono quelle di un uomo che "aveva sempre di mira l'effetto", che "sotto la maschera di occuparsi solo dei valori interiori [...] viveva esclusivamente per il mondo". "Qualsiasi cosa facesse era posa, posa così sottilmente studiata, che, se uno non fosse stato più in guardia, l'avrebbe senz'altro scambiata per spontaneità". "La sua ambizione non era di piacere al mondo; ma di piacere a se stesso con l'eccitarne la curiosità, senza soddisfarla. Ingannare così il mondo gli dava sempre un senso di grandezza".
Osmond non è un sadico, ma Isabel lo percepisce sempre più come un essere mortifero che possiede "la facoltà [...] di fare appassire qualsiasi cosa toccasse, di guastar [...] qualsiasi cosa guardasse". "Era come s'egli avesse avuto il malocchio, come se la sua presenza fosse stata un contagio e il suo favore una disgrazia". Nella lunga notte insonne che Isabel trascorre a riflettere sul marito, pensa a proposito dei suoi comportamenti che "Non si trattava di misfatti, di turpitudine: ella non poteva accusarlo di nulla, o poteva accusarlo di una cosa sola, che non era un delitto. Non poteva dire ch'egli avesse fatto alcun male: non era violento, non era crudele; ella credeva semplicemente che la odiasse.Questo era tutto ciò di cui lo accusava, e ciò che rendeva più disperata la sua causa era il fatto che questo non era un delitto, perchè contro un delitto ella avrebbe potuto trovare soccorso"
Ma perchè Osmond, che all'inizio era stato molto piacevolmente colpito dalla bellezza e dalla intelligenza di Isabel tanto che se ne era effettivamente innamorato, ha finito per odiarla? James ce lo dice attraverso i pensieri della stessa Isabel, che ricorda:
"Egli le aveva detto un giorno che aveva troppe idee e che doveva liberarsene. Le aveva detto questo già prima del loro matrimonio, ma allora ella non ci aveva fatto caso: più tardi soltanto le era tornato in mente [...] Questo egli aveva voluto dire: gli sarebbe piaciuto che ella non avesse nulla di suo, tranne la graziosa apparenza. Ella aveva sempre saputo di avere troppe idee: ne aveva anche di più di quel che egli avesse supposto, di più di quel ch'ella gli avesse espresso quando egli le aveva domandato di sposarlo"
Nel romanzo ci sono tre colloqui fondamentali per comprendere Osmond e la sua relazione con Isabel.
Quello tra Isabel e la sua amica, la giornalista Henrietta. Quando questa le chiede: "Che cosa ti fa lui?" Isabel risponde: "Nulla, ma non mi ama".
Quello tra Osmond e Madame Merle, in cui ad un certo punto lui si lamenta: "Domandavo assai poco: domandavo soltanto che lei mi volesse bene [...] che ella mi adorasse, se vuoi. Oh, si, ne avevo bisogno"
Il terzo, drammatico colloquio si svolge tra Isabel ed Osmond che le dice (e qui le sue parole sono veramente illuminanti: "Io ho un'idea precisa di quel che dovrebbe essere una moglie, di quel che mia moglie dovrebbe o non dovrebbe fare [...] tu sorridi in modo molto espressivo quando parlo di "noi": ma ti assicuro che "noi", "noi", signora Osmond, è tutto quel che conosco. Io prendo sul serio il nostro matrimonio, ma sembra che tu abbia trovato il modo di far diversamente [...] può essere una vicinanza sgradevole, ma l'hai scelta tu, di tua libera volontà. Non ti piace che te lo rammenti, lo so; ma io te lo voglio rammentare perchè [...] perchè penso che dobbiamo accettare le conseguenze delle nostre azioni, poichè quello che io pregio maggiormente nella vita è l'onore"
Ed è questo appello alla responsabilità la vera trappola che distrugge Isabel. La quale infatti, pur avendone la possibilità, si rifiuta di abbandonare Osmond e ad Henrietta che le chiede: "Perchè non lo lasci?" risponde appunto "Dobbiamo accettare le conseguenze dei nostri atti. L'ho sposato davanti a tutto il mondo: ero perfettamente libera, non avrei potuto fare qualcosa più di proposito. Non si può cambiare in questo modo".
E così la volontà di controllo totale di Osmond si salda con il senso di responsabilità di Isabel, che si sente "colta in una rete di fila sottilissime" e sa "di aver buttata via la sua vita".
The portrait of a lady è dunque un romanzo di formazione che descrive minuziosamente la manipolazione umana ed una acuta analisi di quale orrenda trappola possa diventare il conformismo: agito e adorato da Osmond, accettato e subito da Isabel Archer. Lo stesso James affermò in seguito che "L'idea di fondo è che la poverina, la quale, coi suoi sogni di libertà e di nobiltà, crede di aver compiuto un gesto generoso, spontaneo ed avveduto, si ritrova in realtà schiacciata dagli ingranaggi del convenzionale" ed in un passaggio del romanzo avverte il lettore, difendendo la sua Isabel: "vi prego di non sorridere di questa giovane donna [...] era una creatura piena di buona fede e se c'era qualche follia nella sua saggezza, quelli che volessero giudicarla severamente potranno aver la soddisfazione di constatare che più tardi ella rinsavirà, ma solo a prezzo dell'accumularsi di altre follie che quasi reclameranno di venir compatite".
Jane Campion termina il film alla penultima pagina del romanzo di James, cambiando così completamente il senso della storia. Si tratta di una modifica apparentemente leggera ma che invece pesa profondamente su tutto il film. Nell'ultima pagina del testo di James, infatti, Isabel, rientrata in Inghilterra per vegliare il cugino Ralph gravemente malato, assisterà alla sua morte e, consapevole di averlo sempre amato, tornerà alla sua prigione romana, sapendo di avere sbagliato tutto. James non spiega perchè Isabel firmi così la sua condanna, e conclude il racconto con un sacrificio borghese. Nel film invece la Campion taglia il suo ritorno dal marito lasciandoci intravedere la possibilità che lo abbandoni definitivamente ed offrendole in questo modo un'opportunità di riscatto.
10 commenti:
Gabriella, è la terza volta che sei ospite nel nostro blog, e credo proprio che proseguiremo su questa strada in cui vedo solo vantaggi. Estendo l'invito ad Annarita, Brian, Clelia, Giulia, Oyrad, Simona di cui leggo i blog con regolarità commentando di frequente: il vantaggio è comune, d'altra parte la piccola impresa in cui con Giuliano, Roby e gli altri mi sono messo non è uno scherzetto, se non si vuol stare solo in superficie.
Il collegamento del cinema con la letteratura (e con la musica) è frequente, e da un confronto che non sia un è meglio il libro è meglio il film può derivare una conoscenza ed un apprezzamento più profondo sia del libro che del film.
Mi è successa una cosa singolare durante la ricerca delle immagini con cui corredare il tuo testo.
La mia idea era di mettere quattro immagini: quella iniziale col volto di Isabel e le altre tre con Isabel e i tre uomini: Lord Warburton, Gilbert Osmond e Caspar Goodwood. Solo che non ho trovato una immagine che mi convincesse con Lord Warburton, e ne ho inserito un'altra di Isabel, mentre per Osmond mi è sembrata appropriata quella che avevi scelto tu. Per Goodwood, ho trovato una immagine che è degli ultimi minuti del film, e dopo che l'ho caricata mi sono accorto che il gesto dei due uomini, Osmond e Goodwood è lo stesso (magari quello di Goodwood è più stringente). Credo che non sia un caso e che Jane Campion l'abbia fatto per una sua precisa scelta.
grazie e saludos
Solimano
Onoratissima di esser vostra ospite, Solimano,e ringrazio tutta la Premiata Ditta Abbracci e Pop Corn (smile).
In quanto alle immagini, hai ragione sulla "presa" di Osmond e di Goodwood. Siamo sempre là: la presa alle spalle è un simbolo di volontà di possesso (maligno per Osmond, benevolo per Goodwood ma sempre di volontà di possesso e di controllo si tratta).
Nel film poi ci sono alcune inquadrature che sono veri e propri tableaux vivants di quadri celebri (in particolare, a me sembra, di Sargent). Sarebbe divertente oltre che interessante tirarli fuori. Se fossi meno pigra li tirerei fuori io, dal mio DVD. Non è detto che un giorno o l'altro non lo faccia.
Mi piace riprendere il filo dei discorsi, anche dopo molto tempo, e non lasciarli cadere.
Grazie ancora
Gabriella, se trovi una immagine buona di Isabel con Warburton, per favore mandamela via email perché l'idea di mettere lei da sola in cima poi con i tre uomini mi sembra buona, e toglierei la seconda Isabel. Prevedo che, se trovi Warburton, non ci troverai prensilità, nelle sue mani.
Incuriosito dal voto basso IMDb, mi sono fatto una piccola indagine e metto qui i risultati:
1. Il rating (5.81) è in effetti molto basso, solo Holy Smoke e In the Cut sono inferiori, mentre The Piano ha 7.40 e An Angel at My Table ha 7.29.
2. Basso è anche il numero dei votanti: 3.477 ad oggi, contro i 18.641 di The Piano e i 7.780 di In the Cut.
3. Però questo è un film per cui le donne hanno votato in percentuale maggiore del solito. In genere, in IMDb, l'80% dei votanti somo maschi, solo il 20% sono femmine, in questo caso il rapporto è 60% contro 40%, quindi assai diverso.
4. Il film è piaciuto molto di più alle donne che agli uomini, 6.2 contro 5.6, con una impennata molto significativa nella fascia d'età più importante per IMDb, quella fra i 18 ed i 29 anni, qui le donne votano 6.5 e gli uomini 5.4, una differenza nel suo genere abissale.
5. Il film è piaciuto meno agli americani: 5.5 rispetto ai non americani (in genere europei): 5.8. Anche qui c'è una anomalia singolare: in genere i votanti US sono numeticamente vicini ai votanti no-US, nel caso di questo film i votanti US sono molto meno di votanti no-US. In soldoni, agli europei è piaciuto di più e l'hanno visto in più... forse l'insuccesso amoroso di Caspar Goodwood ha ferito gli US... ma questa è solo una battuta!
saludos
Solimano
Solimano, io in realtà un film l'ho già recensito: è - manco a dirlo - "Dracula in Brianza". Se vuoi farti due ghignate su quell'improbabile trash-movie e non l'hai ancora letta, la recenscion la trovi qui:
http://brianzolitudine.splinder.com/post/8682577
Bye!
Brian
Solimano,le foto le ho estratte e domani te le mando. Ne ho presa anche una, molto bella, di Isabel con Ralph, che è in assoluto l'uomo migliore di tutti quelli che circondano Isabel (infatti gli uomini sono quattro, non tre) ed è quello che lei troppo tardi si accorge di amare.
...Un'ultima cosa e poi giuro che la pianto: avete notato, tu e Giuliano, che il Quartetto di Schubert che viene suonato (e guarda caso mentre la macchina riprende Osmond) è "Das Tod und das Madchen"= "La morte e la fanciulla"? Così, tanto per dire... ;-)
Il fatto è che quando siamo davanti a buoni libri e buoni film non si finirebbe mai di approfondire.
Brian, mi hai incuriosito e - non chiedermi come - sono andato a vedere quanti film hanno una location lombarda, ma non di fantasia, sono stati proprio girati in Lombardia, e nel film si vede.
Sono 394 (trecentonovantaquattro), togliamo pure le robe TV alla elisadirivombrosa, non ci spendiamo per così poco, che sono 55 (cinquantacinque), rimangono ben più di trecento film girati in Lombardia, di cui gran parte a Milano, ed ho tutti i titoli. Non me l'aspettavo, evidentemente c'è stata una ben nascosta Cinecittà, su cui solertemente indagheremo, prima o poi.
saludos
Solimano
Gabriella, qui non si dorme! Nelle note tecniche IMDb sopra il post ho inserito il Quartetto n.14, che è proprio "La morte e la fanciulla", ricordando che in tedesco "la Morte" è maschile, cosa evidentemente importante. Poi ci sono, sempre di Schubert, due Improvvisi e mi pare di ricordare che è proprio uno dei due che Madame Merle suona la prima volta che Isabel la incontra.
Come, quattro uomini? Giuro che il quarto non me lo ricordo, l'avrò perso da qualche parte fra le 600 pagine. Attendo a piè fermo le immagini.
saludos
Solimano
Solimano, gli uomini sono
Caspar Goodwood
Lord Warburton
Gilbert Osmond
Ralph Touchett (il cugino)
I primi tre chiedono a Isabel di sposarli, il cugino Ralph no, ma la ama. E oserei dire, la ama molto di più e soprattutto molto meglio degli altri tre, perchè la vuole libera e indipendente. E' l'unico che rispetti il suo cervello ed anzi rimane deluso quando la vede cadere in trappola come una qualunqe scioccherella. Isabel alla fine si rende conto che anche lei lo ama.
Sissi, gli uomini di Ritratto di Signora sono quattro ;-)
Infatti non a caso nel film la Campion inserisce la scena (che nel romanzo non esiste) di Isabel che immagina di essere distesa sul letto ed essere accarezzata contemporaneamente da Warburton, Ralph Touchett e Goodwood (Osmond non è ancora apparso all'orizzonte).
L'inserimento di quella scena è un vero colpo da maestra.
Gabriella, non piantarla, anzi insisti pure... Ho visto il film quando è uscito,e ne sono rimasto ammirato anche perché avevo letto da poco il libro. Dovrei riguardarmelo con calma, ma sono immerso in un tour tutto mio tra Wenders e Herzog!
Saluti carissimi
Giuliano
(questo quasi un saggio, altro che post! Grazie ancora, e un inchino d'altri tempi)
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