Jumanji, di Joe Johnston (1995) Dal libro di Chris Van Allsburg, Sceneggiatura di Greg Taylor, Jim Strain, Chris Van Allsburg, Jonathan Hensleigh Con Robin Williams, Jonathan Hyde, Kirsten Dunst, Bradley Pierce, Bonnie Hunt, Bebe Neuwirth, Patricia Clarkson, Adam Hann-Byrd Musica: James Horner Fotografia: Thomas E. Ackerman (104 minuti) Rating IMDb: 6.2
Giuliano
Da bambino avevo un gioco che somigliava molto a Jumanji. Non era così bello, era solo una tavola di cartone con i dadi e le pedine, ma c’erano gli animali esotici, i cacciatori vestiti come Stanley e Livingstone, i portatori, la savana e i leoni. Forse è per questo che Jumanji mi è piaciuto così tanto.
Intendiamoci, è un film pieno di difetti: ma le sorprese non mancano, gli effetti sono spettacolari e sempre ben finalizzati alla storia, e la tensione è garantita dall’inizio alla fine. Ricorda un po’ Peter Pan, del quale sembra un remake, o un sequel. La storia è questa: giocando a “Jumanji”, un gioco da tavolo con i dadi, tipo gioco dell’oca ma ritrovato in maniera misteriosa, un bambino viene risucchiato dentro la tavola. Giocando a Jumanji succedono cose misteriose, ad ogni tiro di dadi: esce un indovinello e bisogna risolverlo, altrimenti ne succedono di tutti i colori: si scatenano tempeste e alluvioni, rinoceronti al galoppo entrano nel salotto, pareti e pavimenti della casa assumono dimensioni e spessori inusuali, si va e si viene dal tempo. Il bambino, dentro Jumanji, cresce: e ha ormai quarant’anni quando viene ripescato dai bambini che hanno ritrovato il gioco, e che lo aiuteranno ad uscirne: così tornerà bambino, e potrà riprendere la sua vita da dove è stata interrotta. Ma come si esce da Jumanji? E’ un bel gioco, affascinante, ma anche stupido e triviale, casuale come ogni tiro di dado, pericoloso e distruttivo , comandato non si sa da chi. “Bisogna affrontare il nemico”, dice Robin Williams davanti al Cacciatore che lo insegue: belle parole, finalmente ha capito, tira i dadi e vince il gioco. Così almeno lui – fortunato – ha capito chi era il nemico che gli metteva la vita per traverso: cosa che non capita a tutti, bisogna ammetterlo.
Giuliano
Da bambino avevo un gioco che somigliava molto a Jumanji. Non era così bello, era solo una tavola di cartone con i dadi e le pedine, ma c’erano gli animali esotici, i cacciatori vestiti come Stanley e Livingstone, i portatori, la savana e i leoni. Forse è per questo che Jumanji mi è piaciuto così tanto.
Intendiamoci, è un film pieno di difetti: ma le sorprese non mancano, gli effetti sono spettacolari e sempre ben finalizzati alla storia, e la tensione è garantita dall’inizio alla fine. Ricorda un po’ Peter Pan, del quale sembra un remake, o un sequel. La storia è questa: giocando a “Jumanji”, un gioco da tavolo con i dadi, tipo gioco dell’oca ma ritrovato in maniera misteriosa, un bambino viene risucchiato dentro la tavola. Giocando a Jumanji succedono cose misteriose, ad ogni tiro di dadi: esce un indovinello e bisogna risolverlo, altrimenti ne succedono di tutti i colori: si scatenano tempeste e alluvioni, rinoceronti al galoppo entrano nel salotto, pareti e pavimenti della casa assumono dimensioni e spessori inusuali, si va e si viene dal tempo. Il bambino, dentro Jumanji, cresce: e ha ormai quarant’anni quando viene ripescato dai bambini che hanno ritrovato il gioco, e che lo aiuteranno ad uscirne: così tornerà bambino, e potrà riprendere la sua vita da dove è stata interrotta. Ma come si esce da Jumanji? E’ un bel gioco, affascinante, ma anche stupido e triviale, casuale come ogni tiro di dado, pericoloso e distruttivo , comandato non si sa da chi. “Bisogna affrontare il nemico”, dice Robin Williams davanti al Cacciatore che lo insegue: belle parole, finalmente ha capito, tira i dadi e vince il gioco. Così almeno lui – fortunato – ha capito chi era il nemico che gli metteva la vita per traverso: cosa che non capita a tutti, bisogna ammetterlo.
Ciò che mi piace in Jumanji è il colore scelto per le immagini, e per tutto il film. Sembrerà poco, invece è importante: la “tinta” giusta, come diceva Verdi; che qui ai miei occhi appare come un color tabacco, un colore d’epoca, molto coloniale. E soprattutto la grande fantasia nella storia e nella sua costruzione, che si rifà a molti stereotipi o personaggi noti della letteratura ma lo fa con grande perizia e immettendoli nella vita quotidiana; e in più lo fa con grande umorismo, con drammaticità ma senza prendersi troppo sul serio. E poi c’è il discorso sul Tempo, che si può andare avanti e indietro, come in Lewis Carroll...
Tutta questa esplosione di fantasia la si deve a Chris van Allsberg, che lo scrisse nel 1981 e del quale non so assolutamente nulla. Così come non so nulla del regista Joe Johnston; so invece tutto di Robin Williams, qui ancora in eccellente forma. Molto bravi anche tutti gli altri attori, e un film eccellente per una serata autunnale, magari in compagnia dei bambini.
Tutta questa esplosione di fantasia la si deve a Chris van Allsberg, che lo scrisse nel 1981 e del quale non so assolutamente nulla. Così come non so nulla del regista Joe Johnston; so invece tutto di Robin Williams, qui ancora in eccellente forma. Molto bravi anche tutti gli altri attori, e un film eccellente per una serata autunnale, magari in compagnia dei bambini.
6 commenti:
Questo film proprio non lo consocevo. Grazie, Giulia
"Jumanji", che divertimento!!! E che invidia per te e il tuo vecchio gioco con i leoni e i cacciatori! Adoro Robin Williams, quasi incondizionatamente. Ma non mi ricordavo che la bambina protagonista fosse Kirsten Dunst, la piccola "vampira" futura signora Spiderman. I rinoceronti in salotto, in ogni caso, sono uno spettacolo da non perere!
Ave&vale
Roby
Giuliano e Roby, questo film non l'ho visto, ma mi è venuta voglia di vederlo quando ho trovato una piccola miniera di immagini, in cui c'erano i rinoceronti, anche in strada che andavano sulle macchine. Poi la bambina Kirsten Dunst che ho trovato in un sito specializzato in attrici bambine, che ho guardato con un po' di sospetto, ma che era bello (c'era anche la bambina di Lezioni di piano).
saludos
Solimano
Il bambino nella foto non è una scimmia: ha sbagliato una mossa a Jumanji... (ha anche la coda, ma il lieto fine è garantito)
La bambina è Kristen Dunst, che oggi sta girando parecchi film - Uomo Ragno compreso.
A me"Jumanji"è piaciuto veramente un sacco..è divertente,cn dei bei personaggi e una storia molto interessante e originale(secondo me).La cosa ke mi ha affascinato D + è ke il"cattivo"del film è il gioco stesso!!!
Una volta ho sentito dire che nel"Signore degli Anelli"il"cattivo"era l'anello ma io nn sn d'accordo:è Sauron ke ha creato l'anello x cui,anke se l'anello possiede una sorta D"volontà propria"io nn me la sento D considerarlo un xsonaggio a tti gli effetti.Jumanji è diverso.Non si sa da dove arrivi,chi l'abbia creato,come e xké:semplicemente esiste e,tanto x dire,nn è ke si possa considerare cm cattivo il cacciatore Van Belt xké anke lui è uscito dal Gioco ke rimane quindi l'indiscusso antagonista e allo stesso tempo protagonista D tutto il film!
Xsonalmente io Qesto lo trovo straordinario!
Poi mi piacciono anke gli attori e x quanto riguarda la piccola Kirsten...io l'avevo vista x la 1a volta in"Small Soldiers"ma nn avevo realizzato ke fosse la stessa D"Jumanji"...mi C è voluto parecchio tempo x capirlo,cmq penso ke sia adorabile!:-3
Mitico ovviamente Robin Williams e tutti gli altri protagonisti!
Insomma,nel caso nn si fosse ancora capito...mi piace da matti,'sto film!!!;-D
Dear Nicamon, a me piacerebbe leggere il libro di Chris van Allsburg, prima o poi lo farò: chissà che non vi siano particolari più precisi sul gioco...
Del Signore degli Anelli ho messo qualcosa in archivio, così come di Guerre Stellari. Se ti fa piacere, in alto nel blog, a sinistra, c'è un motore di ricerca intern.
Grazie per l'entusiasmo! Jumanji lo merita davvero, è molto diverso dalle solite cose.
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