Solimano
Milano è una città bellissima anche dal punto di vista artistico, ma sono molti quelli che non lo sanno. Così, fortunatamente (lo dico da egoista) a Milano è possibile ciò che da altre parti è sempre più difficile: visitare con agio i musei, le chiese, i monumenti. Poca folla, molto silenzio, niente code, soprattutto. Tranne che per il Cenacolo di Leonardo, che è nel convento di Santa Maria delle Grazie, proprio adiacente alla chiesa, di cui tutti parlano come del capolavoro del Bramante, senza che sia mai stata trovata nessuna prova documentale.
Perché il Cenacolo è così conosciuto? Non è una domanda banale, visto che, a parte l'altro caso di capolavoro-feticcio, quello della Gioconda, ci sono altre opere di Leonardo che non hanno avuto questa sorte: la giovanile Annunciazione degli Uffizi, ad esempio (sciaguratamente prestata a Tokio dalla testa pensante di Rutelli), e le due versioni della Vergine delle Rocce, quella di Parigi e quella di Londra, entrambe degli anni milanesi. Credo che nel caso del Cenacolo giochi soprattutto un fatto: che ormai da secoli più che una opera d'arte è una reliquia.
Il Cenacolo è stato ultimato nel 1498, e già nel 1517-18 Antonio de Beatis scriveva: "excellentissima, benché incomincia ad guastarse non se per la humidità del muro o per altra inadvertentia". E il Vasari nel 1568 scrive che il dipinto è "tanto male condotto che non si vede più se non una macchia abbagliata". Tutto nasce dal fatto che il Cenacolo non è un affresco, ma è stato realizzato a tempera ed olio su intonaco. Leonardo era uno sperimentatore, e probabilmente mentre lavorava al Cenacolo era molto soddisfatto, lo possiamo capire, proviamo a pensare come saranno stati tutti gli oggetti sul tavolo (lungo quasi otto metri), con gli effetti della pittura ad olio.
Leonardo ci provò anche a Firenze, a fare la pittura ad olio sul muro, con la battaglia di Anghiari, ma il risultato fu ancora peggiore. La battaglia di Anghiari non c'è più, e restano solo delle copie, fra cui una sublime probabilmente di Rubens.
Ci si misero poi una serie di restauri che peggiorarono la situazione, il risultato è che il Cenacolo è una reliquia.
Pe me, il Cenacolo non è la sua opera più importante, ma nella storia dell'arte segna, anche come data, un momento fondamentale. Non, come si dice spesso, il passaggio, quasi come una staffetta, fra Quattrocento e il Cinquecento, ma l'incontro dei due secoli. Leonardo, nel Cenacolo, è ancora pienamente quattrocentesco, nel prevalere della prospettiva e nella disposizione frontale dei personaggi, ma è anche pienamente cinquecentesco nell'individuazione psicologica dei personaggi e - per quello che si può capire - nella rappresentazione dei particolari, degli oggetti sul tavolo. Per mostrare come Leonardo fosse pienamente cinquecentesco inserisco il disegno della testa di Giuda che sta a Windsor.
Un'opera-feticcio, può essere dissacrata? Secondo me sì, anche per dare un chiaro segnale ai feticciatori, che evidentemente non si rendono conto di che cosa sia la fruizione dell'arte e procedono per terribili semplificazioni, alla gente chiama gente. Ricordo i minuti bellissimi che passai al Louvre nel contemplare il Ritratto del Castiglioni di Raffaello a pochi metri dalla Gioconda, e per ciò stesso privo di distrazioni, mentre di fronte alla Gioconda c'era un insostenibile e chiassoso affollamento. E quindi evviva Duchamp, con la sua Gioconda baffuta, ed evviva Bunuel, Altman e Vecchiali, che col Cenacolo di Leonardo si sono divertiti.
Viridiana di Luis Bunuel è del 1961. La protagonista, Viridiana appunto, in preda ad una specie di follia religiosa, ospita nella sua casa un branco di mendicanti, storpi, ciechi e malfattori e li mette a tavola: la disposizione del tavolo e dei commensali è identica a quella del Cenacolo. Nello stesso film, ci sono tavolate di tipo diverso. Bunuel, su questo tema della gente a tavola ci tornerà spesso, fino a farrne il tormentone di un suo film, Il fascino discreto della borghesia, in cui i sei personaggi principali (tre coppie con qualche irregolarità) cercano per tutto il film di pranzare o cenare insieme ma per qualche strano accadimento non ci riescono mai.
Mash di Robert Altman è del 1970. Durante la guerra di Corea, c'è un ospedale da campo che deve svolgere la sua attività. Medici ed infermieri si trovano di fronte ad urgenze, disservizi, inconvenienti di ogni tipo e riescono a tirare avanti puntando su un cinismo però efficiente e con una componente eversiva verso gerarchie e costumanze, anche sessuali. Lo scherzo di tramettere con gli altoparlanti i mugolii e i sospiri di un orgasmo ad alto livello creerà qualche discussione. A notte cenano, questi scatenati. Ancora, la disposizione è quella del Cenacolo di Leonardo.
Rosa la rose, fille publique di Paul Vecchiali è del 1986. Si festeggia il compleanno di Rosa (Marianne Basler): venti anni. Rosa è la più bella prostituta del quartiere Les Halles, e in un caffè affittato nel giorno di chiusura sono tutti seduti a tavola, prostitute e papponi, compreso quello di Rosa, Gilbert (Jean Sorel). Purtroppo l'immagine in rete non c'è, ma la disposizione è quella del Cenacolo di Leonardo. E' un momento cruciale del film, subito dopo entrerà casualmente nella sala l'imbianchino Julien (Pierre Cosso) e fra lui e Rosa sarà amore, un amore definitivo. Però inserisco una immagine di Rosa la rose, forse la Giulietta più vera che ci sia stata al cinema.
Su Leonardo al Cenacolo, abbiamo un testimone oculare, Matteo Bandello, che in quegli anni era seminarista nel Convento di Santa Maria delle Grazie, e così scrive di Leonardo nella dedica della sua Novella n.58: "Soleva [...] andar la mattina a buon'ora a montar sul ponte, perché il cenacolo è alquanto da terra alto; solve, dico, dal nascente sole sino a l'imbrunita sera non levarsi mai il pennello di mano, ma scordatosi il mangiare e il bere, di continovo dipingere. Se ne sarebbe poi stato dui, tre e quattro dì che non v'avrebbe messa mano e tuttavia dimorava talora una o due ore del giorno e solamente contemplava, considerava ed essaminando tra sé, le sue figure giudicava. L'ho anco veduto secondo che il capriccio o ghiribizzo lo toccava, partirsi da mezzo giorno, quando il sole è in lione, da Corte vecchia ove quel stupendo cavallo di terra componeva, e venirsene dritto a le Grazie ed asceso sul ponte pigliar il pennello ed una o due pennellate dar ad una di quelle figure, e di solito partirsi e andar altrove".
Inserisco qui sotto il particolare della Vergine nella Annunciazione degli Uffizi, quella a cui tocca viaggiare fino a Tokio. Leonardo la eseguì poco più che ventenne. L'opera non è su tela, ma su tavola. A detta di tutti gli esperti le opere su tavola non dovrebbero viaggiare, ma evidentemente certe decisioni non vengono prese dagli esperti.
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6 commenti:
Caro Primo,
l'ultima cena in Viridiana era così evidente da non poter non essere notata (c'è anche, mi pare, una cesura che la precede); ma quella in MASH, se non me l'avessi detto tu, mai e poi mai l'avrei percepita.
Ciao,
Nicola
Che post... chapeau!
(ora me lo rileggo con calma)
Brian
Doppio chapeau per Solimano!
A quello di Brian pregasi aggiungere anche il mio.
H.
... e scommetto che è solo la prima parte...
Vi ringrazio tutti, ci ho faticato, ma mi sono divertito moltissimo. Però alla fine avevo una seccatura: il non essere riuscito a trovare l'immagine del Cenacolo di Rosa la rose. Di questo terzo Cenacolo sono certo, perché il film ce l'ho, su una cassetta VHS. Aggiungo che, siccome i tre registi (Bunuel, Altman, Vecchiali) li conosco un po', trovo che abbiano in comune fra di loro alcuni aspetti, cosa che spiega perché tutti e tre, a dieci anni di distanza l'uno dall'altro, abbiano scelto la rappresentazione del Cenacolo.
E comunque la seccatura si è sciolta come neve al sole quando ho deciso di mettere una immagine di Marianne Basler...
Nel brano del Bandello trovo mirabile che Leonardo alternasse due modalità: nella prima un lavoro di giornate intere, nell'altra, dopo aver pensato per ore ed ore, che andasse al castello per dare solo due o tre pennellate.
saludos
Solimano
Mi piacciono questi collegamenti e rimandi, mi fanno scoprire sempre nuove cose. Che bellezza! Il post e le scoperte, intendo. Buona serata. Annarita
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