martedì 25 settembre 2007

Ricordati di me

Ricordati di me, di Gabriele Muccino (2003) Sceneggiatura di Heidrun Schleef, Gabriele Muccino Con Fabrizio Bentivoglio, Laura Morante, Nicoletta Romanoff, Monica Bellucci, Silvio Muccino, Gabriele Lavia, Enrico Silvestrin, Amanda Sandrelli, Pietro Taricone, Andrea Roncato Musica: Paolo Buonvino, Canzoni cantate da Elisa, Françoise Hardy, Geri Halliwell Fotografia: Marcello Montarsi (125 minuti) Rating IMDb: 6.6
Solimano
Mi sono messo comodo davanti alla TV ed ho fatto partire il videoregistratore, ma dopo dieci minuti ho deciso di tornare al menù e di guardarmi "Ricordati di me" con i sottotitoli, naturalmente in italiano come il parlato. Parlavano così velocemente, specie al telefonino, che spesso non riuscivo a capire quello che dicevano. Non avrei perso molto, il gesticolare dei corpi e l'espressione dei visi la sostanza la dice, ma credo di non avere fatto male: ho capito meglio quello che c'era da capire. Questo correre delle frasi e delle parole non è dovuto ad incuria, men che meno ad ingenuità (in Muccino poi...), in fondo è simile a quello che facevano certi appassionati di motocicletta: una bella sgassata al motore cosi' non si poteva fare a meno di accorgersi della loro esistenza.
Questo è il principe dei problemi per i quattro Ristuccia, Carlo (Fabrizio Bentivoglio) il padre, Giulia (Laura Morante) la madre, Valentina (Nicoletta Romanoff) la figlia, Paolo (Silvio Muccino) il figlio: per sentirsi a posto occorre che qualcuno glielo confermi, non bastano a se stessi. Il tema è vero perché una situazione del genere è la norma, non l'eccezione: l'ansia di riconoscimento domina nella vita sociale, compresa la rete. Ed è inutile spiegare che l'autostima è la prima cosa, che l'opinione altrui è solo l'opinione di un altro: per saltarci fuori (quasi) occorre che sbattano il grugno di brutto, cosa che prima o poi succederà. Così Carlo lavora in una finanziaria, ma scrive un libro in cui è fermo da anni all'ultimo capitolo, Giulia insegna, ma più che a spiegare Dante aspira a fare l'attrice teatrale, come voleva una volta, e mentre Paolo ha il problema di piacere ad una ragazza, Valentina mira alto: fare la velina in TV.

Qui inserisco il primo paradosso: il film apparentemente è contro la TV commerciale ed i suoi meccanismi di selezione, ma è prodotto dalla Medusa; non solo, quando uscì il film, Muccino per quindici giorni andò in TV da un programma all'altro per pubblicizzarlo. D'accordo, così fan tutti, ma lui si infilò in tutti i buchi, purché fossero sopra una livello certo di audience.
Ecco un altro paradosso, che potrebbe essere involontario: il titolo. Dire ricordati di me è come dire devi amarmi o non essere timido, è una ingiunzione paradossale più ultimativa dei nontiscordardime che crescono nei prati. Non si può chiedere ciò che per sua natura è spontaneo.
C'è anche un terzo paradosso: Muccino fa come De Sica, che prendeva gli attori dalla strada. Il gruppone dello studio televisivo e delle selezioni è costituito da aspiranti veline che fanno appunto le aspiranti veline, e Taricone fa Taricone come ciliegione sulla torta.
Muccino lavora per obiettivi, e ne ha due: il pubblico dei quarantenni e il pubblico dei ventenni. Mostra come sono e fa capire che non c'è alternativa, non possono essere che così. L'assenza di personaggi in qualche modo positivi, a parte forse Alessia (Monica Bellucci), ne è la conferma palese. Ma Alessia, un amore di ritorno di Carlo, è in qualche modo un personaggio collaterale. Non è che io spasimi per la presenza dei personaggi positivi, però ogni tanto, nella vita reale, capita di incontrarne qualcuno, in questo film no.
Quello che vorrei capire è come il pubblico dei ventenni vede il personaggio di Valentina, che è chiarissimo: pur di arrivare, pratica non sensualità, neppure sessualità, ma ginnastica erotica nei letti che le sono utili. Non solo nei letti, ma dove capita, à la guerre comme à la guerre. Credo che l'apprezzino più di quell'insicuro di suo fratello Paolo: Valentina lavora per obiettivi, proprio come il regista e il suo obiettivo lo ottiene. Difatti, verso la fine del film, si vede tutta la famiglia radiosamente di fronte alla TV per vedere l'esordio di Valentina in Alì Baba. Sanno benissimo come ha fatto Valentina per arrivarci, ma gli va bene lo stesso.
Il rapporto fra Carlo ed Alessia nel finale rimane volutamente aperto: dapprima Carlo, un po' vigliacchetto, cerca di non farsi vedere al supermercato, poi, nella sera di Natale trova modo di telefonarle per rivedersi, ma la telefonata è breve, c'è da brindare e da fare delle foto insieme, è arrivata anche Valentina con un bel regalo.
"Il mondo è quello che è", diceva Moravia. Muccino ha citato Hegel: " La verità si trova sulla superficie". Ma il cinico vero - che serve - è uno che scava, non sta in superficie, come vanta Muccino. Hanno parlato di nuova commedia all'italiana, secondo me si ride poco e si pensa ancor meno. Muccino lo spazio ce l'ha e ce l'avrà, è pure bravo, nel suo genere: mostrare bene una agitazione che ha il solo scopo di essere agitata. Amo ogni tanto inserire delle citazioni, qui ne inserisco una brevissima in chiusura, un dialoghetto fra Valentina e il fratello Paolo:

Paolo:Valentina, dimmi la verità, che pensi di me? Come sono visto da fuori?
Valentina: Lo sai cosa penso di te.
Paolo: Dimmelo ancora.
Valentina: Penso che sei anonimo e inespressivo, quando parli sembra che c'hai uno strofinaccio in bocca e non si capisce un cazzo, non ti lavi e ti vesti da sfigato di sinistra quando il mondo va tutto da un'altra parte. Questo penso.
Paolo: Nient'altro?
Valentina: No, a posto così.

5 commenti:

Giuliano ha detto...

Caspita! Sembra il mio ritratto: "quando parli sembra che c'hai uno strofinaccio in bocca e non si capisce un cazzo, non ti lavi e ti vesti da sfigato di sinistra quando il mondo va tutto da un'altra parte. "
Ne ho conosciute tante, di Valentine. C'erano già negli anni '70, penso che sia una stirpe eterna.

Solimano ha detto...

Giuliano, non ti rimane che toglierti lo strofinaccio salla bocca e cominciare a lavarti...
Eh sì, di Valentine ce ne saranno sempre tante, tendono a riabilitarti vent'anni dopo, quando è troppo tardi. Peggio per loro: non sanno cosa si sono perse. Ma forse lo sanno e ci stanno male...

saludos
Solimano
P.S. Però va detto che la sceneggiatrice di Muccino avrà la mente rivolta al mal fare, me è veramente brava.

Giuliano ha detto...

Caro Solimano, penso proprio che la Valentina di questo film usi il "non ti lavi" nel senso degli americani, che a tutto quello che non gli piace dicono "stink" (voce del verbo "tu puzzi").
Per il parlare, ebbene sì: devo avere un po' di DNA in comune con Romano Prodi...

La sceneggiatrice, tedesca, è stata bravissima a cogliere questo momento.

Solimano ha detto...

Giuliano, c'è una vecchia e un po' cinica frase: "Volete sapere dov'è il successo? Guardate dove guardano le donne". E' una frase che può irritare, ma il meccanismo dell'ira l'ho capito definitivamente ad yoga: ci si irrita se si è toccati sul vivo, magari in qualche cosa che abbiamo dentro e che non vorremmo trapelasse.
E' indubbio che la sopravvivenza era anche legata al fatto che le donne sceglievano l'uomo che portava il pezzo di carne più grosso, e questo è durato per migliaia di anni, quindi qualche segno antropologico o etologico o addirittura biologico può averlo lasciato, ma non esistono prove e controprove.
Io sono convinto di un fatto sperimentato: che il presentarsi deboli non piaccia né agli uomini né alle donne, ed in genere hanno ragione, perché è indizio di scarso amore per se stesso da parte di chi si presenta tale, e chi non ama se stesso non è in grado di amare nessun altro.
Scendendo al caso Valentina, la forza come la intendono tutte le Valentine di questo mondo è una forza di tipo bieco con cui prima o poi si va a sbattere. Conclusione: cerchiamo di essere forti in modo non bieco, c'è solo l'incertezza della scelta...

saludos
Solimano

rohmerin ha detto...

Produced by Berlusconi, directed by the big promise of modern commercial Italian comedy , Virzì is still a promise, but here He did catch what in Berlusconi's tv networks and in Italian society in general happens: money, becoming rich and famous, to be on TV is what happens, what is important nowadays.

Years ago of Berlusconi's sex photographs, the scandal with VELLINE, here we are the first Vellina in an Italian film. Or, is she not the first ?