Solimano
Per capire come andavano le cose allora, basta il numero 10, il numero di film a cui partecipò come attore Vittorio De Sica nel 1954, e aggiungo che come regista quell'anno diresse L'oro di Napoli. Gina Lollobrigida fu molto più moderata, recitò solo in quattro film. Mi immagino l'effervescenza dell'ambiente e del pubblico: se qualcuno si fosse azzardato a dire che il cinema era la forma d'arte più importante del Novecento lo avrebbero preso per matto. Lavoravano tanto, tutto qui, litigando ed amoreggiando nel poco tempo a disposizione che lasciavano le riprese cinematografiche. C'era una grande passione che si sarebbe calmata e sarebbe diventata più ragionevole (forse meno creativa) solo diversi anni dopo. Ma fare le cose per passione è pienezza di vita. Un esempio: Marisa Merlini, che nel film fa la levatrice Annabella Mirziano, che alla fine del film precedente, Pane amore e fantasia, abbiamo lasciato fra le braccia accoglienti del Maresciallo Antonio Carotenuto ( Vittorio De Sica, per i giovinetti, noi lo sappiamo). Marisa Merlini ha fatto il suo primo film nel 1942 e l'ultimo (per il momento) nel 2006. Sono 64 anni di lavoro, ed i film a cui ha partecipato sono 154. Non è mai stata una diva, ha continuato a lavorare così a lungo certamente per bisogno, ma evidentemente perché continua a piacerle dopo più di sei decenni. E non è il solo caso. La condizione per fare bene le cose, in tutto, è metterci della passione, esserne coinvolti. E' quello che succedeva a tutti, non solo a De Sica e Lollobrigida, ma anche a chi prendeva quattro soldi. Difatti, Pane amore e gelosia è un bel film, forse ancora meglio del precedente, che aprì il buco nella siepe, ma quale buco, una galleria.
che non le vuole bene, perché è sua rivale in amore
Non è solo De Sica che tiene su la bella baracca, provvede benissimo Maria De Ritis detta "La Bersagliera", in arte Gina Lollobrigida. Questa attrice gode di una fama inferiore ai meriti, perché c'erano due parti che nessuno riusciva a fare meglio di lei: quella della bersagliera - che non è una parte facile - ed un'altra, a cui pochi hanno badato, ma di cui prima o poi ci si renderà conto: quella della donna sposata che ci tiene alla rispettabilità piccolo-borghese, magari conquistata con fatica, ma che ha dentro di sé una pulsione di libertà adulterina, quindi cerca di salvare capra e cavoli, cosa non facile. Non è una parte strana, l'Italia di allora era dominata dal che cosa dirà la gente. Il cinema capì questo desiderio naturale e nascosto delle donne, e diede delle risposte che nel buio venivano apprezzate, salvo poi prendersela ad alta voce col film quando uscivano dalla sala, per ristabilire la morale in uso. La cappa di censura burocratica e di conformismo bigotto si sarebbe allentata solo alla fine degli anni Sessanta. In tutte le parrocchie erano esposti gli elenchi dei film con il giudizio, che aveva quattro possibili gradini: per tutti, per tutti con riserva, sconsigliato, escluso. I registi erano costretti a badarci, si pianificavano per giocarsela fra il tutti con riserva e lo sconsigliato, c'erano pure le raccomandazioni al monsignore che poteva chiudere un occhio. Secondo me, a questo film toccò lo sconsigliato: la levatrice ha un figlio senza essere sposata, la bersagliera per la disperazione è tentata di farsi sciantosa con i guitti che sono arrivati in paese, non solo, balla all'americana col maresciallo durante un pranzo matrimoniale, scandalo massimo! Il parroco si intrufola in tutte le questioni sentimentali del paese cercando di salvare le anime, ma sapendo che i corpi hanno le loro ragioni, credo che anche l'Arma dei carabinieri abbia detto qualcosa, quel maresciallo è troppo frivolo, difatti appena inizia il film c'è una bella scritta a pieno schermo che esalta l'Arma nelle sue molteplici funzioni e virtù, mi immagino il negoziato per metterla.
il cui figlio si diverte col berretto del maresciallo
Il maresciallo e la bersagliera hanno una meritata centralità, ma questo è un film anche corale: la partenza della banda all'inizio (tutti in piedi su un camion), i due pranzi di matrimonio, le chiacchiere in piazza e da finestra a finestra, il turbamento universale dopo il terremoto lo attestano. Ci sono anche due sorprese: alla sceneggiatura prese parte anche Eduardo De Filippo (e si sente), e chi è la nuova levatrice che lenirà le ferite d'amore del maresciallo? Yvonne Sanson, greca fatta italica, che in quegli anni divideva con Amedeo Nazzari una popolarità vastissima. Film dal titolo che era tutto un programma: Catene, Tormento, Chi è senza peccato, I figli di nessuno, L'angelo bianco, fecero decollare il business dei fazzoletti da naso e da occhi, altro che mouchoir! Yvonne Sanson incarnò (il verbo è giusto) un mito con secoli di storia: Maria Maddalena, peccatrice e virtuosa, polarità conciliate fra di loro da una bellezza clamorosa, prepotente e non sbattuta malgrado i battimenti. La grande platea dei lettori di fotoromanzi fu tutta per lei, una ristretta fascia maschile (quelli dagli otto ai novant'anni) se la sognava di notte. E le donne? Le donne ci si identificavano, con questa greca antica e moderna, confidenti che Amedeo Nazzari finalmente giungesse a togliere gli inciampi ed a sciogliere i nodi (tutti!), anche senza cavallo bianco andava bene lo stesso. Il cinema è stato anche questo, chissà se lo sarà ancora.
6 commenti:
Ecco, per me questo è stato "le cinema de papà", come diceva Godard. Ci ho messo degli anni a riappacificarmi con queste cose qui, però dai vent'anni in su me le sono godute, e non poteva essere diversamente perchè sono film davvero divertenti.
Non so, sarebbe divertente sapere cosa ne pensano le quindicenni e i sedicenni di oggi... (però con un bell'ombrello di protezione!)
Giuliano caro, posso risponderti io, limitatamente alle neo-18enni: le quali, transitando davanti al video mentre la genitrice si gode un bel filmetto come questo, la squadrano con commiserazione, scuotono la testa e commentano impietosamente: "Mamma, ma che c... di roba vecchia stai guardando???"
O tempora, o mores! Ma anche le bionde, mi dicono, non scherzano...
[:->>>]
R.
Giuliano e Roby, cerco di ascoltare le opinioni altrui, ma alla fine, dopo averci riflettuto per lungo tempo, a volte addirittura per quindici secondi, mi dico: "Pensino quello che vogliono!" Dopo tutto si tratta di neuroni altrui che non sono sotto il mio controllo, quindi non vedo di che preoccuparmi. Alla fine, una opinione propria bisogna pur farsela, e che si fa, se quella di altri è diversa? Nulla, a meno di essere sofferenti di un eccesso di permeabilità a spifferi esterni. Niente paura, è un male curabile, ci sono delle pillole apposta.
Ma il mio gusto nel rivedere questo film non è stato il classico come eravamo, mi sono proprio divertito. Sarà grave? Mbah!
saludos
Solimano
P.S. Guardatelo, passerete un'ora e mezzo di incanto... i miei neuroni fanno ancora le capriole!
Intanto concordo con Solimano: "Pane amore e gelosia" è un film piacevolissimo, il migliore di quella serie.
Poi voglio sottolineare due battute, colte al volo qui nei commenti: Il "O tempora, o mores! Ma anche le bionde, mi dicono, non scherzano..." Di Roby ed i "... i miei neuroni fanno ancora le capriole!" di Solimano.
H.
Si potrebbe facilmente far partire il discorso di Pasolini sull'appiattimento che c'è stato in tutti questi anni: l'omologazione, che ha portato tante cose buone ma ha fatto sparire per sempre i tipi umani presentati in film come questo.
Ma è un discorso serio, mi limito ad accennarlo...
Credo che i tipi umani esistano ancora, attendono solo le condizioni propizie per manifestarsi. Apprezzo molto, ad esempio, il lavoro di scavo che Brian sta facendo per quello che c'è stato in Brianza, e la scoperta che ha fatto di una serie di attività che stanno sorgendo: cori ad esempio di ogni tipo, dal blues al gregoriano. I cori sono importanti, perchè significano empatia fra le persone.
saludos
Solimano
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