sabato 8 settembre 2007

Les Enfants du Paradis (2)

La folla guarda Baptiste, che fa il suo numero all'aperto.
Dietro al panciuto borghese ci sono Garance e Pierre-François
Solimano
Chissà se qualcuno ha pensato di fare un film su "Les Enfants du Paradis", non un remake, parola già di per sé brutta, ma un film sul film, su quello che accadde prima, durante e dopo. Successero infatti cose incredibili, di cui la prima è l'idea stessa del film, perché Baptiste, Frédérick e Pierre-François non sono personaggi di fantasia, sono veramente esistiti.
Vediamoli uno per uno.

Baptiste in realtà si chiamava Jean-Gaspard-Baptiste Deburau (1796-1846). Era boemo di origine, la famiglia si trasferì in Francia nel 1811.
Cominciò da saltimbanco, poi da mimo ebbe un durevole successo proprio al Théatre des Funambules nel Boulevard du Crime. Il suo personaggio di Pierrot ebbe un notevole seguito anche successivamente, basti pensare al Pierrot lunaire di Schoenberg e anche a Petruska di Stravinsky, sino a Bip di Marcel Marceau, ma aveva dei precedenti illustri nella commedia dell'arte e, nel primo Settecento, in alcune opere di Watteau. Nell'anno in cui si svolge il film, il 1828, il personaggio silenzioso ed assorto di Deburau era una necessaria compensazione del chiassoso teatro-melodramma.
Successe un episodio tragico, ma anche curioso. Deburau uccise un ubriaco che lo infastidiva. L'aula del processo traboccava di gente non per il processo in sé, ma per sentire finalmente parlare il famoso mimo. Qualcuno ha giustamente osservato che una situazione analoga si verificò col passaggio del cinema da muto a sonoro, con la curiosità fortissima di sentire la voce di Charlie Chaplin. Su Deburau Sacha Guitry scrisse una commedia da cui poi trasse un film, intitolato appunto Deburau (1950). Occorrerà indagare, ma una cosa per volta.

Frédérick si chiamava Frédérick Lemaitre (1800-1876). La sua fama se la creò nel Boulevard du Crime, però coi melodrammi, in particolare col personaggio del bandito Robert Macaire nella pièce L'Auberge des Adrets, che viene rappresentata piuttosto a lungo nel film, e di cui appare persino il manifesto fuori dal teatro. Poi salì di genere (proprio come fa il Frédérick del film), anche perché apprezzatissimo da Victor Hugo di cui rappresentò il Ruy Blas, ma ottenne successo sopprattutto col Kean di Alexandre Dumas e con Amleto. Era la quintessenza del dramma romantico, e la caricatura di Gill che inserisco lo testimonia, ma seppe cambiare il repertorio a seconda di come spirasse il vento del favore popolare. Anche su di lui c'è una commedia, di Eric-Emmanuel Schmitt, titolata Frédérick ou le Boulevard du Crime.


Pierre-François si chiamava Pierre-François Lacenaire (1803-1836). Entrò in seminario, ma ne uscì presto. Si arruolò nell'esercito ma disertò, e cominciò una vita intessuta di furti e di rapine, assieme ai suoi complici Avril e Martin. Era un continuo dentro/fuori con la prigione, e soprattutto quando era in prigione scriveva versi. Infine commise un duplice assassinio e fu denunciato dai suoi complici.
Ormai certo della ghigliottina, trasformò il processo in una specie di teatro e scrisse diverse poesie fino a poco prima dell'esecuzione. Fece in modo di voltarsi così da vedere la lama scendere, ma la Gazette des Tribunaux scrisse, mentendo per prudenza: "n'a pas su affronter l'echafaud sans trembler". Un delinquente del tipo di Lacenaire dava fastidio anche morto. Riporto alcuni versi da lui scritti negli ultimi giorni di vita:

A nous le vice et la vie à plein verre!
Vous! mourez sans vous plaindre: est-ce pas votre sort?
Mourez sans nous troubler ou vous êtes infâmes.
J'ai saisi mon poignard et j'ai dit, moi: de l'or!...
De l'or avec du sang... de l'or et puis des femmes
Qu'on achète et qu'on paye avec cet or sanglant.
Des femmes et du vin... un instant je veux vivre...
Du sang... du vin... l'ivresse... attendez un instant
Et puis à votre loi tout entier je me livre...
Que voulez-vous de moi ? vous parlez d'échafaud?
Me voici... j'ai vécu... j'attendais le bourreau.

Si potrebbe pensare che "Les Enfants du Paradis" sia nato tutto in un blocco con questi tre personaggi storici, ma le cose non si svolsero così. Fu Barrault il primo a dare l'idea a Carné, parlandogli a Nizza del grande mimo Deburau. Carné, che si trovava nella situazione invidiabile perché rara di avere il produttore senza avere in mente che film fare, rilanciò, e tirò fuori il nome di Lemaitre, così il film sembrava prendere forma nel confronto fra teatro parlato (anche troppo) e il mimo silenzioso. Fu allora che intervenne Jacques Prévert che lavorava regolarmente con Carné e che era affascinato dalla figura di Lacenaire, detto "le dandy du crime". E sembra che, calando il carico da undici del terzo personaggio maschile, abbia detto una frase proprio da Prévert: "On ne me permettra pas de faire un film sur Lacenaire mais je peux mettre Lacenaire dans un film sur Debureau". Erano i tempi dell'occupazione tedesca.
(continua)

Baptiste guarda Garance e Frédérick che si carezzano dietro le quinte.
Nathalie guarda Baptiste. Entrambi sono tristi perché si sentono non amati

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma quante notizie interessanti! Altro titolo che finisce nella lista degli imperdibili. Grazie! Annarita

Giuliano ha detto...

Una storia molto bella, tra l'Andrea Chenier e il Capitan Fracassa. Non ne sapevo quasi niente, e ti ringrazio.

Anonimo ha detto...

Film bellissimo, da guardarsi con calma, senza fretta (tra l'altro è molto lungo) e consiglio vivamente il DVD edizione restaurata e con un sacco di extra. Dalla storia del film a interviste etc.

Habanera ha detto...

Je vous en prie, monsieur Solimano>, continuez!
H.

Solimano ha detto...

Annarita, fra un po' ti toccherà di fare il mutuo, per l'acquisto dei DVD. Guardati bene in giro, perché si possono trovare prezzi buoni. Ho comprato recentemente a Milano sedici DVD con costo medio unitario inferiore ai dieci Euro. Fra un po' farò un altro colpo. Di VHS ne ho centinaia, molte non acquistate ma registrate nelle notti di Fuori Orario di San Enrico Ghezzi.
Giuliano,in questo film c'è anche un lato alla Victor Hugo, "I miserabili" sono una felice malattia attraverso cui siamo passati tutti. Poi si legge altro, ma non si dimenticano.
Gabriella, l'ideale per me sarebbe il DVD in francese con sottotitoli in francese, frequentemente li trovo così, spero anche in questo caso. Per il momento, viaggio con due ottime VHS della San Paolo Audiovisivi.
A Milano costa tutto più caro, tranne i DVD. La c'è la concorrenza!
HabaneraProseguirò per almeno due puntate, questo film è una epopea come film e come realizzazione. Spero che non mi tiriate i pomodori...

grazie a tutti e saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Caro Solimano, beh, parlando di teatro, 'na bella pummarola... magari due zucche una melanzana... (provvederò in privato).
Ci sono dei film dei quali non si può parlare in poco spazio. Uno è questo, poi anch'io ne ho almeno tre che dovrei scrivere a puntate, ma è un'impresa.
saluti da me, e dal signor Sofocle.