sabato 22 settembre 2007

I soggetti nel cinema: il tema del doppio

Roby
Il primo a trattare il soggetto sulla scena è stato -non molto tempo fa, in fondo- Tito Maccio Plauto, che nel suo Anfitrione si diverte un mondo a rimescolare continuamente le carte, tra Giove che si trasforma nel marito di Alcmena (per approfittare delle di lei grazie) e Mercurio che, per reggere il moccolo al padre degli dèi, prende le sembianze del servo Sosia: capostipite, quest'ultimo, di tutti i doppi della storia del teatro e del suo gemello più giovane, il cinema. Potrei cominciare da uno degli ultimi esempi in ordine cronologico, quello Sliding doors dove Gwyneth Paltrow e la sua gemella coesistono su piani temporali paralleli ma diversi: se lei non avesse perso la metropolitana, quella mattina, e se non fosse tornata a casa prima, e se non avesse trovato il fidanzato a letto con un'altra.... La storia -ha detto qualcuno- non si fa con i se, ma le storie -quelle cinematografiche specialmente- invece sì: tant'è vero che la vicenda delle "porte scorrevoli" scorre in effetti piuttosto bene, catturando il pubblico sino alla fine.
E a proposito di catture, qualcuno ricorda le molteplici versioni del Prigioniero di Zenda, in cui un inglese in vacanza in Ruritania prende il posto del legittimo sovrano, cui somiglia come una goccia d'acqua, mentre questi si trova momentaneamente imprigionato dai suoi oppositori?


Il remake che preferisco è quello del 1952, con un leggendario Stewart Granger, icona del genere cappa e spada, ed un magnifico James Mason, elegantemente perfido: indimenticabile il duello finale tra i due, una delle sequenze acrobatiche più lunghe, complesse e appassionanti che io abbia mai visto. Deborah Kerr, sposa del vero re, non è insensibile al fascino della sua copia, e sotto l'algida apparenza del suo purissimo profilo si avverte il palpito della passione, repressa a favore della ragion di stato. Il falso sovrano salva il trono a quello "reale", per poi riprendere la vita da comune cittadino, ritirandosi nell'ombra.
E' proprio dal buio profondo di una tetra prigione, illuminata fiocamente dai raggi della luna, che i Quattro Moschettieri di Dumas traggono in salvo un giovane apparentemente senza nome e senza volto, per consegnargli nientepopodimeno che l'intero regno di Francia. Il tutto dopo averlo opportunamente liberato dall'opprimente Maschera di ferro che lo angoscia (ma che è stata la fortuna di svariate produzioni hollywoodiane), maschera che nasconde il viso del gemello "buono" di Luigi XIV, qui presentato come la summa di tutto ciò che un monarca non deve essere. Vista la mia congenita antipatia per Di Caprio, ho sopportato l'ultima versione della storia solo per la presenza di Irons sottile Aramis, di Malkovich impetuoso Athos e soprattutto di Depardieu, strepitoso Porthos "attempato", atterrito dal calo inesorabile della sua virilità.


E non sarebbe affatto finita qui, la faccenda dei doppi. Manca ancora La donna che visse due volte, con la magnifica statua di ghiaccio di nome Kim Novak moltiplicata alla seconda; e poi gli improbabili ma buffi "gemelli diversi" di Danny De Vito e Arnold Schwarzenegger in Twins, per tacere di tutta la pletora di versioni -disneyane o meno- dell'avventura delle due gemelline separate alla nascita dai genitori divorziati, che si ritrovano per caso in campeggio e decidono di scambiarsi il posto per un po'. Nell'ultima (Genitori in trappola, di cui conosco a menadito il copione, trattandosi della videocassetta più gettonata da mia figlia bambina) la protagonista ancora impubere è quella Lindsay Lohan attuale idolo delle teen-agers di qua e di là dell'oceano. Le quali vorrebbero tutte (o quasi) essere sue replicanti, o per lo meno avere a disposizione -giusto per il tempo di un breve shopping nei quartieri alti- il fratello gemello preciso identico del suo conto in banca.

7 commenti:

Anonimo ha detto...

E' un tema che, come dici tu, è vecchio quasi come la storia dell'uomo. E' quasi un archetipo letterario, ed è da chiedersi del perchè della sua infinita fortuna nella mitologia (pensare ad esempio al tema di Adone), nella letterratura e nelle arti, e massimamente nel cinema.

Io ho un bellissimo ricordo di un film di Kevin Kline, "Dave - Presidente per un giorno", dove la commedia degli equivoci (in particolare con la moglie del presidente cattivo, una splendida Sig. Weaver) è tale da reggere la trama con levità fino alla fine.

Brian

Giuliano ha detto...

"Silidng doors" ha due prededenti dello stesso regista, che è curiosamente il polacco Kieslowski. Curiosamente nel senso che Kieslowski con il film della Paltrow è decisamente un'altra cosa: però il prendere o non prendere un treno è alla base di "Destino cieco - Il caso", degli anni 70, e di "La doppia vita di Veronica", anni '90.
Due film complicati, ma interessanti (nel secondo avrebbe dovuto recitare anche Nanni Moretti, nel ruolo di un marionettista: ma poi la cosa non ebbe seguito).

Anonimo ha detto...

Prima ancora che archetipo letterario il "doppio" è un archetipo psicologico. L'"altro" è la parte oscura di noi stessi, l'identità che vorremmo avere o, al contrario, quella che rifiutiamo. La nostra "ombra".
Perciò non è affatto strano che il tema del doppio sia presente da sempre nelle arti e nella letteratura e declinato in infinite modalità, io credo.
Ma torniamo ai film:
a proposito de "La maschera di ferro": mi diverte molto pensare che se la storia del film fosse vera, tutta la la monarchia francese da Luigi XIV in poi sarebbe illegittima, essendo (secondo il film) Luigi XIV un bastardo, in quanto figlio della Regina e del suo amante moschettiere :-)
La grandezza dei personaggi leggendari si misura anche nella capacità che a loro volta hanno di dar vita ad altri miti, altre leggende e ... perchè no? anche a gossip ;-)
E cmq, non è strano che in nessuna storia di dinastie regali dell'Occidente si sia mai dato il caso di nscite gemellari? Perchè al di là del feuilleton, un parto di due gemelli monozigoti maschi e primogeniti casini dinastici ne avrebbe provocati eccome. Perciò chissà che efettivamente qualcuno non si sia perso già nella culla...
Scusate la divagazione ma il tema è intrigante.

Solimano ha detto...

Di Plauto ci sono anche i Menecmi e le Bacchidi, commedia scollacciatissima, mi immagino le risate nella Roma repubblicana.
E Shakespeare e Goldoni ci giocarono. Ma in fondo, non succede già nell'Iliade, che Era, Athena, Afrodite assumano un'altra identità per comparire ai mortali?
Poi c'è lo strepitoso Ispettore Generale di Gogol, che il libro non lo trovo più, ma vorrei rileggerlo, chi non lo conosce è bene che lo legga.
Poi c'è un film italiano recente che si basa sull'equivoco, su una persona scambiata: Baci ed Abbracci di Virzì, che ho già messo nel blog. E Resnais ci ha gicoto per tre ore, con Smoking, No Smoking, in cui Azéma e Arditi fanno più di dieci personaggi a testa.
Io ci vedo la voglia esplosiva di uscire dai propri confini, naturalissima nell'uomo - e nella donna - da quando crebbe la corteccia cerebrale, la base biologica di ogni fantasia, della curiosità, della creatività.
Perché, in senso ontologicamente esatto, noi siamo molti, e come tali ci piace che il cinema e la letteratura ce lo ricordino.
Dimenticavo un film capolavoro, Kagemusha di Kurosawa. Uno viene scritturato per fare l'alter ego di un condottiero, ci prende gusto e pian piano ci si identifica, diventa lui il condottiero.

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

La storia più curiosa è "Il naso" di Gogol, del quale però non so se esiste una versione filmata. Lì è il naso del protagonista che si separa dal suo proprietario,e va in giro a gozzovigliare - peggio di Mr.Hyde e ancora più imbarazzante...
(esiste un'opera di Shostakovic, che purtroppo per noi è in russo: peccato, perché è molto divertente)

Anonimo ha detto...

Giuliano, però il naso non è un doppio ma una parte. Ed è interessante anche questo = venir privati momentaneamente o perennemente di una parte fondamentale della propria individualità (ma è cosa diversa dal "doppio").
Sulle implicazioni e sul significato del ritrovarsi privati di una "parte" di se, ci sarebbe da scrivere un'altra enciclopedia, quindi è bene (lo dico a me stessa) darsi una calmata.
Penso ad esempio al significato dell' "ombra" ne La donna senz'ombra di Hoffmansthal.
Così, tanto per dire.

Roby ha detto...

BRIAN: è vero, ho apprezzato molto anch'io il doppio presidente di "Dave"! Lì Sigourney Weaver mi piace davvero tanto, e anche Kline non se la cava male.

GIULIANO, confesso di non conoscere Kieslowski, ma ti ringrazio della segnalazione.

GABRIELLA, in effetti digitando "tema del doppio" su Google mi è venuto fuori di tutto, dalla psicanalisi alla letteratura, dalla filosofia al teatro, al cinema, e chi più ne ha più ne metta. Concordo: tema intrigantissimo! E' per questo che non ho resistito alla tentazione di "postarlo"!|

SOLIMANO, per la miseria, i MENECMI!!!! Come ho fatto a dimenticarmi dei Menecmi??? Posso riguadagnare qualche punto citando "Le due orfanelle"? Però non so se erano gemelle....

[:->>>]

Roby