martedì 18 settembre 2007

I luoghi del cinema: Rocco e i suoi fratelli

Solimano
Se un amico non milanese mi chiedesse consiglio sulla prima opera d'arte da vedere a Milano, gli darei una risposta probabilmente inaspettata: "Il Duomo", gli direi. Gli amici conoscono il mio gusto, un po' da fungaiolo a riposo, di cercare sempre posti inattesi, magari conosciuti dai tedeschi, dagli americani o dai giapponesi, ma quasi sconosciuti addirittura agli abitanti del posto (mi è capitata anche questa). Il Duomo di Milano sembra esattamente l'opposto: tutti sanno che esiste e i depliant turistici si misurano a tonnellate. Solo che anche la Fabbrica del Duomo esiste, non è solo una battuta per definire una cosa che non finisce mai, e dal 1386, anno in cui iniziò, si è andati avanti per aggiunte, che ancora proseguono. Non tutti i secoli, ma tutti gli anni hanno lasciato la loro traccia, e sarà così anche in futuro. Do due cifre, per capirsi: le guglie sono 135 e le statue 3400. Nei pressi, c'è il Museo del Duomo, che non è grande, ma che è bene visitare, perché, a parte la documentazione storica, ci sono conservati gli originali di statue che si è ritenuto conveniente tenere al chiuso, mettendo delle copie al loro posto, e la stessa cosa si è fatta per diverse vetrate: è una meraviglia vedere a un metro di distanza alcuni capolavori dell'arte del vetro, essenziali nelle costruzioni gotiche. Occorre prepararsi un po' prima, utilizzando la famosa e famigerata Guida Rossa del Touring, famigerata per i troppi dettagli, ma qui servono assolutamente.
Una delle meraviglie del Duomo di Milano è il tetto praticabile del corpo principale della costruzione: ci si passeggia circondati da guglie di ogni tipo, e fra una guglia e l'altra si vede tutta Milano. In genere non c'è molta gente, è un posto quasi da innamorati.
Qui Luchino Visconti girò una delle scene più importanti di Rocco e i suoi fratelli: la discussione definitiva fra Rocco (Alain Delon) e Nadia (Annie Girardot). Nadia è una prostituta, è stata per diverso tempo l'amante del fratello maggiore di Rocco, Simone (Renato Salvatori) che faceva il pugile, all'inizio con un certo successo. Poi il rapporto è finito, e Simone per svariati motivi si è lasciato andare, soffrendo perché Rocco, che fa anche lui il pugile, sta avendo il successo che lui non ha avuto. Intanto, Rocco e Nadia si sono conosciuti, ma il loro rapporto è ben diverso: Nadia ha deciso di non battere più, e si amano veramente. Un giorno Simone lo viene a sapere, e decide di dare una lezione a tutti e due. Con degli scagnozzi li sorprende all'Idroscalo e violenta Nadia, mentre gli scagnozzi tengono fermo Rocco. Poi percuote violentemente il fratello. Uno o due giorni dopo, Nadia e Rocco si ritrovano, su, fra le guglie del Duomo di Milano. Qui Rocco ha una reazione strana e inaspettata: dice a Nadia che lei deve stare vicina a Simone e che loro due non si debbono più vedere. Nadia, sorpresa e disperata, tenta addirittura di buttarsi sotto, e Rocco riesce a trattenerla, ma si lasciano e Nadia tornerà a battere. In questa scena di pochi minuti c'è una violenza morale che trovo peggiore della violenza fisica della notte che la precede. Perché Visconti ha fatto questa scelta?
Ci sono due versioni.
La prima è che c'è una corrispondenza Rocco-Myskin, Simone-Rogozin, Nadia-Nastassia Filippovna. Per chi conosce l'Idiota di Dostoevskj è talmente evidente da essere sospetta, come un alibi ben confezionato.
La seconda è che in Rocco prevale la solidarietà del gruppo familiare, che deve precedere ogni altra cosa, come gli ha insegnato la madre Rosaria (Katina Paxinou).
La seconda versione la trovo più probabile della prima, ma, conoscendo i film di Visconti ed il filo nascosto ma anche evidente che li collega dal primo all'ultimo, in questo episodio della rimozione di Nadia a favore di Simone vedo in azione le personali ossessioni di Visconti, in particolare riguardo il rapporto uomo-donna. Non trovo altra risposta, in quella scena drammatica avverto uno stridìo, una forzatura senza giustificazione: Rocco è stato malmenato, gli hanno violentato la donna davanti ai suoi occhi, e a fronte di questo il principe Myskin e la mamma Rosaria non bastano, occorreva che Luchino Visconti entrasse, lui, nel suo film.

4 commenti:

Giuliano ha detto...

Il Duomo ha un sopra, un sotto, un dentro, e anche un fuori - quando leveranno i ponteggi... E' enorme, ma lo si dà un po' troppo per scontato.
E quindi, bravo Solimano: così siamo tornati, finalmente, a vedere il Duomo.

Anonimo ha detto...

Come sempre molto interessante. Bello questo intrecciarsi di discipline diverse: cinema, architettura, psicologia...Anche questo rende belle le tue recensioni.Grazie, Giulia

Anonimo ha detto...

Mio padre ha lavorato presso la Fabbrica del Duomo per qualche anno, realizzando alcune cose nella cripta.

Solimano ha detto...

Giulia, all'aspetto interdisciplinare io tengo molto, perchè c'è una osmosi che, se colta, migliora la comprensione proprio della cosa da cui parti. Solo che non è facile: il rischio a cui occorre stare attenti è soprattutto la genericità, occorre essere precisi e concreti, il che significa scavare scavare scavare. La rete, se ben conosciuta, è un grande ausilio.
Oyrad, penso che certamente tuo padre ti abbia trasmesso l'esperienza del Duomo come una miniera in cui più ti aggiri più scopri cose che non sai e che sono importanti.

saludos
Solimano