All About Eve, di Joseph L. Mankiewicz (1950) Racconto di Mary Orr, Sceneggiatura di Joseph L. Mankiewicz Con Bette Davis, Anne Baxter, George Sanders, Celeste Holm, Gary Merrill, Hugh Marlowe, Gregory Ratoff, Barbara Bates, Marilyn Monroe, Thelma Ritter Musica: Alfred Newman, Franz Liszt (Sogno d'amore) Fotografia: Milton R. Krasner (138 minuti) Rating IMDb: 8.4
SolimanoDurante questo film, che è del 1950, c'è un momento in cui Margo Channing (Bette Davis) dice che il suo vero problema è che ha appena compiuto quarant'anni. Così ho pensato ad "Anna Karenina" di Tolstoj. In una delle prime pagine, se non la prima addirittura, Tolstoj parla di Dolly, la cognata di Anna, come di una donna di trent'anni ormai sfiorita. Lasciamo stare i motivi, ce ne sono tanti e li sappiamo, ma dico evviva, non tutto peggiora, certe cose col tempo sono migliorate: oggi le donne di trent'anni o di quaranta e anche di più sono in pienezza di vita. Ho fatto una verifica in IMDb riguardo attrici italiane tutt'altro che in fase discendente, e non dico l'età, che non sta bene, ma solo l'anno di nascita.
Valeria Golino: 1966 Laura Morante: 1956 Francesca Neri: 1964 Margherita Buy:1962 Licia Maglietta: 1954 e potrei andare avanti, ma ci siamo capiti: questa bella novità non riguarda certamente solo le attrici, ma tutte le donne. Aggiungo che c'era una dispar condicio riguardante gli attori, si noti la differenza di età di Audrey Hepburn (sempre lì vado a parare) con i partner dei suoi primi anni: Gregory Peck, William Holden, Humphrey Bogart, Fred Astaire, Gary Cooper, Mel Ferrer, Henry Fonda, Rex Harrison... verrebbe da pensare che facesse del volontariato! D'altra parte, la stessa Bette Davis mentiva con lingua biforcuta, difatti era nata nel 1908.
Su Eva contro Eva sono diviso, e cercherò di spiegare il perché. La storia è quella della irresistibile ascesa di Eve Harrington (Anne Baxter) nel mondo del teatro. Eve riesce con abilità a procacciarsi le simpatie di Margo Channing, una celebre attrice, ma anche quelle dell'impresario Max Fabian (Gregory Ratoff), dello scrittore Bill Sampson (Gary Merryll), che è l'amante di Margo, del regista Lloyd Richards (Hugh Marlowe) , di sua moglie Karen (Celeste Holm) e del famoso critico Addison DeWitt (George Sanders). L'unica che capisce subito il gioco di Eve è la governante tuttofare di Margo, Birdie Coonan (Thelma Ritter), ma tutti gli altri Eve riesce a trattarli da burattini, prima apparendo umile e dolce, poi divenendo decisa e spietata, fino ad ottenere il premio teatrale più importante dell'anno, e le si schiudono persino le porte del cinema di Hollywood. Il metodo che usa Eve a me fa un po' venire in mente quello praticato da Agnès in una bella commedia di Jean Giraudoux, l'Apollon du Bellac, che è del 1947 e di cui chissà perché non si parla più. E' vero che Agnès si fa strada dicendo che sono belli a tutti quelli che le servono come gradini, ma Eve fa in fondo un gioco analogo, perché l'adulazione muove il mondo. Diversamente da Agnès, però, Eve tende ad offrirsi con notevole chiarezza agli uomini che possono aiutarla.
Gli attori sono bravissimi, specie Bette Davis, un po' istrionica, ma la sua parte lo richiedeva, e c'è anche Marilyn Monroe per cui il 1950 fu l'anno del decollo, con questa piccola parte e con quella ugualmente piccola in Giungla d'asfalto. Il dialogo di coppia o di gruppo procede con meccanismi oliatissimi (ed è anche un limite, perché nella vita reale non accade così), e tutto è raccontato bene. Il film ebbe molto successo ed ottenne ben sei premi Oscar.
Sembra anche che tutta la storia sia raccontata con la durezza necessaria. Ma è proprio qui il punto per cui mi tocca passare dalle lodi alle critiche: la durezza è solo apparente, e si introducono nel film degli elementi di moralismo consolatorio, che lo rendono ai nostri occhi piuttosto falso, di una falsità probabilmente allora inevitabile. Non tanto perché lo star system hollywoodiano costringesse a fermarsi, a non dire tutte le cose, ma perché l'humus culturale in cui il cinema ed il teatro si muovevano, quello di Tennessee Williams, Elia Kazan, Clifford Odets, e anche di Arthur Miller portava sì ad evidenziare i drammi e gli scontri, ma anche a ricorrere a scorciatoie morali e/o patetiche per uscirne.
Così, alla fine di Eva contro Eva, sembrerebbe che Eve abbia vinto, ma che sia punita nella sua vittoria dal fatto che non potrà fare un passo che Addison non voglia, perché sa tutto sul suo passato e le distruggerebbe la carriera. Sarebbero loro due, le anime nere. Ma gli altri, come sono gli altri? E' tutto un complottare fra impresario, scrittore, regista ed attrice per sostenersi a vicenda, io do una cosa a te tu dai una cosa a me. Non sono diversi da Eve, ma questo il film non lo può ancora dire con chiarezza, perché non ne erano consapevoli. Il gioco delle dominanze è per natura presente in tutti, compresi noi spettatori, e se ne esce non col negarlo, ma col prenderne consapevolezza, col dichiararlo, per utilizzare positivamente le dominanze o per combatterle quando è il caso, non nel fermarsi a metà scegliendo dei capri espiatori quando ci siamo tutti di mezzo. Solo molto più tardi, con alcuni grandi film di Altman, di Peckinpah, ma anche con Pulp Fiction di Tarantino, e con i film di Lynch e di Mike Leigh, si è fatta chiarezza, anche se va detto che la favoletta che la dominanza è roba dei cattivacci e che quando c'è l'amore - anzi l'Amore - le dominanze spariscono, al botteghino è tuttora largamente premiata.
2 commenti:
Solimano, questo è uno dei film che più mi piace rivedere, su quel famoso canale locale che trasmette vecchie pellicole alle due del pomeriggio. Ho anche un ricordo molto netto di me bambina che, davanti al cinemino parrocchiale che lo proiettava in 15esima visione (!), compitavo quello strano titolo e rimuginavo dentro di me se la EVA in questione fosse quella di ADAMO oppure... Ed infine, son due ore che mi scervello per cercare di ricordarmi qual era l'attrice originariamente scelta per la parte di Margo, poi splendidamente sostituita dalla Davis a causa di un incidente. Forse Claudette Colbert???
Ave&vale
ROBY
Roby, oh yes, era proprio Claudette Colbert, credo che avesse avuto un incidente d'auto. Se ci fosse stata lei, il film sarebbe riuscito diverso, non so se in megli o in peggio. La Colbert era una commediante, la davis faceva quasi sempre la drammatica.
saludos
Solimano
Posta un commento