sabato 20 ottobre 2007

Z

Z, di Costa-Gavras (1969) Racconto di Vassilis Vassilikos, Sceneggiatura di Jorge Semprun, Costa-Gavras Con Yves Montand, Irene Papas, Jean-Louis Trintignant, Jacques Perrin, François Périer, Pierre Dux, Georges Géret, Bernard Fresson, Marcel Bozzuffi, Julien Guiomar, Magali Noel, Renato Salvatori Musica: Mikis Theodorakis Fotografia: Raoul Coutard (127 minuti) Rating IMDb: 8.2
Giuliano
Ero lì che facevo scorrere la cassetta, e pensavo a quanto è invecchiato questo film: a quegli attori che fanno tanto anni ’60, come Bernard Fresson, alle macchine per scrivere, ai vestiti, agli occhiali e alle automobili, e anche ai flash delle macchine fotografiche. Ero lì che ragionavo su queste cose, quando ecco che esce una sigla: CROC. Si tratta dei “Combattenti Realisti per l’Occidente Cristiano”: che ci sono ancora, anche da noi. Magari con altre sigle e altri nomi, ma sono vivi e molto attivi: il libretto di Mao non lo sventola più nessuno, non c’è più nemmeno l’URSS (da 15 anni ) e tra un po’ celebreremo il ventennale dell’abbattimento del Muro, ma loro ci sono ancora – e ci saranno sempre, temo: anacronistici ed eterni. Ecco dunque che d’improvviso questo film non è più così vecchiotto come pensavo, anzi. Sono loro, i CROC, che organizzano l’assassinio del deputato “comunista” (che poi non è affatto comunista, ed anche questa è storia di questi nostri giorni...).
E’ una storia vera, racconta l’omicidio compiuto il 22 maggio 1963, a Salonicco, di Gregorios Lambrakis, deputato d'opposizione e professore di medicina e chirurgia, che fu colpito a tradimento dopo un comizio contro l'installazione dei missili americani in Grecia e morì all'ospedale senza aver ripreso conoscenza. Il copione deriva da un libro del giornalista Vassili Vassilikos, ed è facile fare un parallelismo con il delitto Matteotti perché anche in Grecia, come da noi, dopo quel delitto iniziò la dittatura vera e propria.
All’inizio del film avevamo visto il Generale parlare diffusamente, con tanto di proiezione di diapositive, della peronospora, la malattia della vite che aveva gravemente colpito le vigne in anni non lontani, per paragonarla agli “ismi”, comunismo in testa, che facevano ammalare la sana società con le sue belle ed antiche tradizioni. Dove ho già sentito questi discorsi (che non sono affatto inventati, ahinoi)? E’ semplice: nel “Dottor Stranamore” di Stanley Kubrick, dove è un altro militare a farli, interpretato da Sterling Hayden:
« Lo sa che oltre a contaminare l'acqua stanno studiando anche il modo di contaminare il sale, la farina, oltre allo zucchero, il latte, i gelati? I gelati, quelli per i bambini? Lo sa quando hanno cominciato? Nel 1946. Lo vede come combina con il complotto comunista che ha seguito la guerra? È ovvio, non le pare? Una sostanza estranea viene introdotta nei nostri preziosi fluidi vitali senza che l'individuo se ne accorga o che ci si possa opporre. Ecco come lavora questa gente senza scrupoli... »
E continua con il suo delirio sui fluidi vitali contaminati per tutto il film, mentre il povero Peter Sellers cerca di tenerlo d’occhio per evitare che combini guai troppo grossi.
Ecco invece cosa dice, nel film di Costa-Gavras, il Ministro al giudice che sta indagando, a un quarto d’ora dalla fine del film:

- Ah, è lei. Si sieda. Così, lei vuole incriminare il capo della polizia e il comandante della gendarmeria.
- Mi sembra inevitabile.
- I soli eventi inevitabili sono quelli che dipendono da Dio!
- La quantità delle prove è schiacciante, eccellenza.
- Prove?? Fantasie, piuttosto! (...) Sono elementi d’incriminazione, è vero, ma non sufficienti perché una giuria condanni due ufficiali.
- La giuria farà il suo dovere, è importante che io faccia il mio.
- Così, lei riuscirà a screditare la Polizia, e poi la Giustizia, perché non avrà voluto condannare due poliziotti! E come se ciò non bastasse, il Paese sarà invaso da gente con i capelli lunghi, da atei, da drogati dal sesso indefinito... E così lei metterà sotto accusa le forze della Polizia e della Giustizia, le sole ancora intatte in questo paese corrotto dai partiti e dal parlamentarismo! Proprio ora che si sogna un rinnovamento... Un paese senza partiti, senza destra né sinistra, un paese obbediente a Dio e al suo destino, proprio ora lei vuole fare questo! (...)


La didascalia all’inizio del film, opera di Jorge Semprun e Costa-Gavras , recita: "Ogni somiglianza con avvenimenti reali, persone morte o vive, non è mai casuale. È volontaria". Mi associo: in questo Anno Domini 2007 non abbiamo più dittature in Europa (ed è una gran bella cosa: speriamo che duri), ma tante cose, troppe, non sono cambiate e non cambieranno mai.
Il giudice istruttore, giovane e caparbio (e di destra: nella realtà si chiamava Christos Sartzetakis) è interpretato da Jean Louis Trintignant; il deputato assassinato è affidato a Yves Montand; il resto del cast è affidato ad attori meno noti (con l’eccezione di Irene Papas, moglie del deputato, e di Renato Salvatori arruolato fra gli assassini) ma molto in parte.
Il film termina con la notizia, purtroppo anch’essa vera, che poco dopo l’inizio del processo ci fu il colpo dei stato dei colonnelli greci; tutto venne messo a tacere e alcuni dei protagonisti della vicenda fecero una brutta fine. E prima dei titoli di coda si fa l’elenco delle cose che furono immediatamente proibite dal nuovo regime militare, e che vale la pena di riportare:

"- i capelli lunghi e le minigonne - Sofocle, Tolstoj, Mark Twain (in parte), Euripide - spezzare i bicchieri alla russa - Aragon, Trotzkij - scioperare - la libertà sindacale - Lurçat, Eschilo, Aristofane, Jonesco, Sartre, i Beatles, Albee, Pinter - dire che Socrate era omosessuale - l'ordine degli avvocati - imparare il russo - imparare il bulgaro - la libertà di stampa - l'Enciclopedia internazionale - la sociologia - Beckett, Dostoevskij, Cechov, Gorkij e tutti i russi - il 'Who’s who' - la musica moderna, la musica popolare (Mikis Theodorakis), la matematica moderna - i movimenti per la pace - e la lettera 'Z' che vuol dire 'è vivo' in greco antico".

14 commenti:

Roby ha detto...

Ho un ricordo (uno fra i miei tanti -troppi?- ricordi) giovanili: un enorme cartellone pubblicitario di questo film, di quei cartelloni che c'erano una volta ed ora non ci sono più, e forse è anche meglio perchè a volte deturpavano il panorama, però forse è anche peggio perchè comunque stimolavano la fantasia...
Insomma, su quel cartellone c'era la foto di Yves Montand e la scritta a caratteri cubitali "Z - L'ORGIA DEL POTERE". Io non ci avevo capito granchè, lì per lì, e qualche dubbio mi è rimasto anche in seguito. Almeno fino a stamattina, quando ho letto il post di GIULIANO. Per il quale, ovviamente, sentitamente RINGRAZIO.

Roby

Solimano ha detto...

Giuliano, questo film non è fra i pochissimi film politici che prediligo. Sono pochissimi perché il rischio di essere didattici e col paraocchi c'è sempre. Hanno in genere un aspetto un po' da santino un po' da compito in classe ben svolto.
Faccio due esempi di film che prediligo: "La battaglia di Algeri" di Pontecorvo e "La guerra è finita" di Resnais. Sono film in cui, proprio perché la si dice tutta, la verità esce più forte. Mentre ad esempio Pontecorvo in "Queimada" (bel film) è meno credibile perché usa lo spadone, come fa Costa-Gavras. In Grecia ci fu il tentativo insurrezionale di Markos, mentre in Italia Togliatti giustamente non dava retta a Pietro Secchia. Questo andrebbe sempre ricordato, per capire la Grecia.
Il dire "I cistiani hanno ragione, i pagani hanno torto" andava bene nella Chanson de Roland, dopo no.
Ho trovato grottescamente ridicola la lista delle proibizioni fatta dai colonnelli: che Socrate fosse omosessuale lo sapeva anche Santippe (forse per questo faceva la Santippe), dire "niente autori russi" ha la stessa coerenza balorda di chi dice "non mi piacciono i film francesi" o "non mangio formaggi sardi", ma è imbattibile la proibizione della "matematica moderna": come si permettono, 'sti matematici, di dimostrare nuovi teoremi? Sarà bane avvertire Nicola, che si dia una regolata, il rischio che corre è grave.

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Una riga per chiedere scusa a Jacques Perrin, Magali Noel, Marcel Bozzuffi e a tutti gli altri che ho definito come "meno noti". Si tratta solo di una brutale semplificazione...
(oltretutto, Perrin è anche produttore del film: interpreta il fotografo).

Anonimo ha detto...

E' un film che ricordo di aver visto, ma non saprei dire cosa ne penserei adesso. Tanti fim di denuncia risultano a volte un po' datati, a volte rivelano la loro attualità perchè sotto ddiverse forme certe realtà persistono. Ciao Giulia

mazapegul ha detto...

Il film lo vidi adolescente e precomunista, e mi piacque immensamente. Adesso che leggo il bel commento di Giuliano, ricordo anche la lista che finiva in Z. Non ricordavo il riferimento alla matematica moderna, su cui ho un paio d'aneddoti da raccontare. Domani scriverò a un collega greco per chiedere lumi; mi par strano che dei colonnelli s'interessassero di matematica. [Forse s'interessavano di matematici: tra noi si nascondono, sopratutto in periodi di rivolgimento, anche delle teste calde].
Il divieto di Sofocle mi ricorda un film-documentario tedesco, in cui tratta della censura d'un Antogne teatrale ai tempi della RAF, le BR tedesche. Eppure -concordo con Solimano- la RAF aveva troto marcio, non meno delle nostre BR. La storia ritornò in farsa pochi anni fa, con la censura di Paolo Rossi-Pericle alla TV di stato italiana: troppo allusivo a Berlusconi (!).

Matematica e politica. Quando Hitler prese il potere, alcuni matematici nazisti invocarono una matematica "ariana" (intuitiva, sintetica, geometrica; in qualche modo silvestre e corporea), che avrebbe dovuto contrastare quella "giudaica" allora alla moda(astratta, algebrica, piena d'atuzie; disincarnata e talmudica).
Molti anni dopo uno dei miei maestri, un matematico ebreo e nato italiano, la cui famiglia emigrò negli USA al tempo delle leggi razziali, mi fece un discorso sulle concezioni della matematica. C'era quella americana: intuitiva, geometrica e applicativa (empirista, insomma); a cui si opponeva quella francesizzante: astratta, algebrica, disincarnata (in due parole, intellettual-chic).

Giuliano ha detto...

“Z” non è solo un film di denuncia, è anche un ottimo film d’azione ben costruito. Quello che è invecchiato è l’aspetto esteriore, ma d’altronde è inevitabile: i vestiti, le auto, i flash delle macchine fotografiche...
A me fa impressione ritrovare qui cose che ritroviamo nel nostro mondo. Cosa c’entri Cristo con una formazione di assassini o di fanatici razzisti è una cosa che mi devono ancora spiegare: questa è la bestemmia più grossa che sia mai stata detta sulla Terra. Dove ci sono i Borghezio non c’è Cristo, questo è del tutto evidente ma si vede che non basta.
E’ questo che ho voluto sottolineare. A me sembra che si sottovalutino troppo questi problemi, ma sto uscendo dal discorso sul cinema ed è solo per questo che mi fermo. (a dir la verità, sono molto spaventato di CROC o come li si voglia chiamare: ne vedo molti in giro, qui nel Profondo Nord, e ben appoggiati, proprio come in Z ).

mazapegul ha detto...

Caro Giuliano, su questo hai ragione. C'è assuefazione oggi ai cattivi sentimenti, più di quella che ci fu in anni ormai passati per i sentimenti buoni. Le assuefazioni sono sempre perniciose (per quel che hanno di falso e perchè impediscono di mettere a fuoco le cose), ma i sentimenti cattivi sono peggiori, e alcune assuefazioni sono più pericolose di altre.
Ciao,
Nicola

Solimano ha detto...

Giuliano e Nicola, mi è venuto in mente che c'è un altro film migliore di questo (che già è molto buono): La confessione, che riguarda il caso London in Cecoslovacchia, con le autocritiche prima delle condanne, che erano spesso condanne a morte.
Prima o poi ne parleremo, e voglio rivederlo.

saludos
Solimano

mazapegul ha detto...

Solimano,
La Confessione la vidi in TV tanto tempo fa, seguita da un dibattito a cui era presente la moglie di un condannato, nel film interpretata da Simone Signoret. Ciò che m'impressionò e che contribuì a consolidare ulteriormente il mio euro-comunismo fu che la vedova del confessante s'era convinta che il marito, ebbene sì, doveva veamente esser stato "sionista, cosmopolita", complottista e quant'altro il lessico stalinista dell'epoca prevedeva. Diceva, più o meno: "il partito diceva quelle cose, sentii in ribunale mio marito che le confessava: cosa dovevo pensare?"
Atsalud,
Nicola

mazapegul ha detto...

PS Dimenticavo: la cosa che più mi fece orrore era la fedeltà al partito che, almeno idealmente, la vedova manteneva, anche dopo che l'inganno e le torture (oggi ridenominate "metodi d'interagotorio speciali" nelle democrazie occidentali) erano stati rivelati.

Solimano ha detto...

Nicola, abbastanza spesso sull'Unità trovo chi sventola i galloni di una fedeltà di decenni. Li trovo irritanti, come mi si rinfacciasse di avere sfilato, con ancora quasi i calzoni corti, contro l'invasione dell'Ungheria del '56. Avevo perfettamente ragione, loro ancora non l'hanno accettato, che quelli come me avessero ragione. Gli costa di meno buttare nel pattume il magnifico riformismo fattivo che hanno esercitato nelle ragioni rosse che ammettere che hanno portato il cervello all'ammasso per decenni: buttano il bambino, e dentro di sé, non dicendolo ad alta voce, conservano l'acqua sporca.
Vedasi la mancata candidatura di Bersani alle primarie: lui voleva candidarsi, ma i consigli a non presentarsi sono stati pressanti ed evidentemente convincenti. E' stata una cosa di assoluta gravità, che mi ha chiarito quanta cocciutaggine c'è su certi argomenti. Mentre sono disposti a calare le braghe in argomenti storicamente (e giustamente) di sinistra.

saludos
Solimano

mazapegul ha detto...

E qui, caro Solimano, ci sarebbe da prolungare un lungo off-topic. Ma, secondo lo spirito del blog "ditelo con un film": mi mettero' a cercare.
Candidatura Bersani. Feci presente la cosa a una riunione del PD pre-primarie di due settimane fa ("vado a votare, ma mi spiace che Bersani non si sia presentato"). Tutti li' lo avrebbero votato con entusiasmo, ma il fatto che avessi evocato il fantasma di un procedere poco trasparente fu accolto con imbarazzo palpabile, come se avessi fatto cadere la statua della Madonna in chiesa.
Torti e ragioni. L'aver avuto dei torti, e averli anche sostenuti con forza (o non averli con forza contrastati), potrebbe essere la via per: maggior saggezza, moderazione dei toni, considerazione delle altrui opinioni e convinzioni (sapendo che, un giorno, potrebbero essere le nostre), attenzione ai fatti, religiosa cura della propria autonomia mentale. Cosi' e' stato per molti. Per molti altri, invece, s'e' rimediato con: conversioni brusche, rimozione delle boiate che si son dette, negazione d'esser stati proprio quella cosa li', testardaggine nel sostenere le stesse boiate di prima.
Atsalud,
Nicola

Solimano ha detto...

Caro Nicola, non bado molto all'off-topic, figurarsi riguardo ad una conversazione che trovo interessante.
Caso Bersani. La situazione era molto chiara: Bersani aveva voglia di presentarsi e sarebbe stata una candidatura non di facciata né di pura testimonianza. Molte persone, iscritte e non iscritte ai partiti l'avrebbero sostenuto. Inoltre, in molte cose è diverso da Veltroni, non solo come personalità ma come idee politiche. Il fatto è che ha ricevuto pressioni perché non si presentasse ed ha ceduto a queste pressioni. E' un fatto molto grave, comunque lo si guardi. Tu conosci l'America ancor meglio di me, e sai che là non sarebbe certo finita in quel modo.
Tu sei una persona più gentile di me, io sono un po' una bestiaccia: se avessi percepito l'imbarazzo palpabile di cui parli (e che credo ci fosse), avrei metacomunicato facendogli levare il sedere dalla sedia, dicendo: "Percepisco qui dentro un imbarazzo palpabile, e lo ritengo dovuto ai seguenti motivi etc etc".
Io non sono anti-potere, tutt'altro, sono per un potere forte, limpido ed efficace. La situazione cronica in Italia è di un potere debole, oscuro ed inefficace. Intanto, Blair alla sua età si è già ritirato, Zapatero ha dieci anni meno di Veltroni, e la Merkel nessuno sapeva che fosse fino a pochi anni fa.
Non sono un grillesco per tanti motivi ma vedi caso, il libro "La casta" di Gian Antonio Stella (che stimo molto) tocca ogni settimana nuovi record di vendita.
Lo spazio per una buona azione prepolitica c'è finché si vuole: mi ci trovo a mio agio, e c'è bisogno di chi lo faccia bene, ma non come ancella alla politica, ma come funzione di stato, non funzione di funzione.
Ma se mi trovassi di fronte a Bersani gli direi: "Suvvia, caro Bersani, non sia timido: ci dica perché non si è presentato". Chissà, forse ce lo direbbe!
Quando la situazione arriva a questo punto di ingabolamento totale un bel discorso diretto è oltretutto anche la cosa più furba.
Perché, Nicola, mi sta bene il gloriously insatisfied, ma il gloriously deve essere sostanza, non puro flatus vocis, altrimenti è uno scodinzolamento generale che genera solo una lieve crescita entropica. Eppoi, ci sono troppo poche persone che in Italia si occupano di prepolitica, di divulgazione, di acculturamento seguendo un preciso progetto: io lo faccio volentieri, e, a parte il mio personale piacere, credo di essere a volte persino utile (parola molto in disuso...).

saludos
Solimano

mazapegul ha detto...

Il mio resoconto e' stato parziale, in effetti. Dissi che gli ex margheritini (alcuni erano li' in sala), avendo due candidati e mezzo avevano dato una prova di pluralismo migliore dei DS, che s'erano appiattiti su un candidato unico e deciso dall'alto.
Invitato era il candidato regionale numero uno per la lista Veltroni, uno del mio paese, che in sede di risposta ha detto che si', lui avrebbe preferito Bersani, ma che alla fine questi era stato convinto a ritirarsi e, insomma, era bene andare non divisi (ma si capisce che non lo pensava).

Negli USA c'e' stato per anni il "caso Cuomo": candidato in pectore dei democratici, ma non s'e' mai presentato. Ho conosciuto dei democratici che lo avevano adorato e che s'erano alla lunga scocciati. Bersani e' giovane e ha ancora delle chance, ma non vorrei che facesse la stessa fine.