Solimano
Vittorio De Sica ci sapeva fare, a far recitare i ragazzi. Molti ricordano le partite a carte col bambino de L'oro di Napoli, con De Sica (regista ed attore) che faceva la parte di un anziano gentiluomo ridotto in miseria dal vizio del gioco, che si sfogava a giocare col figlio del portinaio, perdendo regolarmente. De Sica si adombrava e dava (se non vado errato) del lei al bambino. Pochi ricordano le scene di Pane amore e gelosia, in cui De Sica aveva il suo daffare col ragazzino figlio della levatrice che non l'aveva in simpatia. De Sica (il Maresciallo Carotenuto naturalmente) cercava di comprarselo regalandogli un pallone, con cui la prima cosa che faceva il ragazzino era di rompere il vetro. Ma soprattutto Sciuscià e Ladri di biciclette, anche se sicuramente, fra i tanti film che ha fatto come attore e/o regista ce ne saranno stati altri di questo tipo. Capiva il modo di ragionare e di sentire dei bambini, le loro priorità, cosa non semplice come si crede. Per me, li capiva perché dentro di lui era vivissimo il ragazzo che era stato e che continuava ad essere, e questo spiega una sua dote unica: arrivare con semplicità geniale al gesto ed allo sguardo giusto, più ancora che alle parole. Non è che spiegasse come si fa a recitare, sapeva che sarebbe stato tempo perso, dava ai ragazzi delle parti in cui si riconoscessero. Difatti evitava con naturalezza le carinerie, che i ragazzi sono i primi a non volere, ma che fanno invece sdilinquire tanti adulti.
La ciociara di De Sica è come La grande guerra di Monicelli: due grandi film italiani in cui i registi si trovarono a rispondere a tanti: politici, militari, religiosi. E scrittori, critici, produttori ed attori. E il pubblico pagante. Fecero il possibile e l'impossibile. Per me, nella situazione data, non potevano fare di meglio. Una cosa mi piacerebbe, che questi film li si guardasse senza retorica, ma con commozione lucida ed onesta, perché dicono cose belle su noi stessi non nascondendo le brutte, che c'erano e ci sono: è il caso di guardarle, anzi, di specchiarsi.
A me Sofia Loren è piaciuta. Il suo personaggio è sicuramente diverso da come lo aveva inventato Moravia e forse da come lo volevano De Sica e Zavattini, ma ne esce, compreso il chiaroscuro dei traffici da negoziante fin troppo avveduta, una figura vitale, appassionata e fantasiosa, furba e verso la figlia amorosissima. Mi piacerebbe chiamarla più spesso Cesira, anziché Sofia Loren, ma in questo, che vuol dire fare un passo indietro che poi sono due in avanti, ci riuscì una volta per tutte ne Una giornata particolare (1977) di Ettore Scola, diciassette anni dopo. Lì è definitivamente Antonietta, e mi ha fatto piacere leggere di recente che è la prima a saperlo.
2 commenti:
E' l'unico film nel quale Sofia Loren mi è piaciuta davvero.
Vittorio De Sica è sempre stato meraviglioso, nel guidare gli attori: adulti, bambini, professionisti, dilettanti o cani (intendo il cagnolino di Umberto D.)che fossero...
Ma li hai visti gli altri film con la Loren?
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