Giuliano
“Fragole e sangue”, “The strawberry statement”, un film che negli anni ’60 e ’70 divenne leggendario perché raccontava l’occupazione delle università e la repressione poliziesca, visto oggi fa tenerezza. E’ un film piacevole, e per almeno 70 minuti, visto dall’oggi, non è molto differente dagli altri film d’ambiente studentesco che sono seguiti. Il ragazzo biondo che va ad occupare l’ateneo perché ci sono tante ragazze è inoltre molto più gentile ed educato dei suoi coetanei di “Animal House” o dei vari “Porky’s”; ma in fondo si tratta sempre di studenti che fanno casino. La differenza è che qui si passa alla politica, che ci sarà una presa di coscienza successiva; e l’ultimo quarto d’ora parla chiaro. Il finale ricorda, inoltre, che se si vuole mandar via qualcuno che non se ne vuole andare, bisogna portarlo via a braccia: il che non è semplice né indolore.
Mi ha colpito molto una sequenza: quando il ragazzo viene aggredito nel parco da una banda di teppisti (è con la sua ragazza) e si teme che possa succedere qualcosa di davvero brutto, ma poi gli aggressori si limitano a sfasciargli la cinepresa in Super 8. Tornato nell’università occupata, davanti ai soliti discorsi fumosi e retorici, il ragazzo ancora spaventato si infuria (è la prima volta che se la prende davvero sul serio) e dice “non serve a nulla quello che diciamo qui, quelli fuori se ne fregano tutti...” E’ una frase di grande attualità ancora oggi, e sulla quale varrebbe la pena di riflettere.
Rivedendo questo film, mi sono tornate alla mente scene analoghe in “Heimat II” di Edgar Reitz, che è un film diversissimo (girato negli anni ’90) ma che mette in scena gli stessi anni: Monaco di Baviera nel 1963, se non ricordo male, quando a Hermann, studente di conservatorio, gli agenti spaccano la chitarra – una chitarra classica, che gli serviva per dare gli esami, ma rea di essere comunque chitarra: una volta sfasciata la chitarra, gli agenti se ne vanno e si disinteressano del ragazzo. Anche Hermann, come il protagonista di “Fragole e sangue”, non fa politica: ma si trova suo malgrado coinvolto. Di sicuro, il tedesco Reitz avrà visto “The strawberry statement”, e avrà aggiunto questo film ai suoi ricordi personali, antecedenti ai fatti qui raccontati.
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