
Solimano
La mia intenzione era di prendere in prestito il DVD di Un americano a Parigi, ma a Lissone si fa dura: gli indigeni stanno scoprendo che la biblioteca dà in prestito i DVD a colpi di tre alla settimana, e gli scaffali in cui metter mano non sono più ricolmi come un mese fa: Un americano a Parigi qualcuno l'aveva già preso. Così ho ripiegato su Cantando sotto la pioggia, per mettere qui il mio secondo film musicale, dopo Sette spose per sette fratelli.
Cantando sotto la pioggia l'avevo visto da ragazzo, e me lo ricordavo poco salvo il tormentone di Gene Kelly che canta e balla mentre piove, che è come la Cavalcata delle Walkirie, la Bagatella per Elisa, la Marcia Turca: cose bellissime sentite o viste troppe volte. Quindi mi sono messo di fronte alla TV con più senso del dovere che entusiasmo. Per i primi cinque minuti sono stato attento senza essere coinvolto. Ma poi Don Lockwood (Gene Kelly) ha detto: "Dignity", ed è cambiato tutto. Don Lockwood, nel 1927 è un divo del cinema, naturalmente muto, e sta spiegando ad una intervistatrice come sono stati i suoi primi anni, trascorsi insieme al suo amico Cosmo Brown (Donald O'Connor). Dice "Dignity" per far credere che la sua è stata una tranquilla ascesa, ma intanto il film mostra quello che è successo veramente, e parte il numero di Don e Cosmo che ballano con due vestiti uguali a quadrettoni suonando il violino, uno a testa. Così ho cominciato a vedere in azione la coppia Don e Cosmo, che è uno dei motivi per cui questo film è fra i più belli che siano stati mai fatti, non come film musicale, ma in assoluto.

Poi c'è Debbie Reynolds, che fa Kathy Selden, l'attrice cenerentola che prenderà il posto di Lina Lamont (Jean Hagen), la diva messa in difficoltà dall'avvento del sonoro, vista la voce sgadevole che ha. Debbie Reynolds ha avuto l'onestà di dichiarare che quella di fare Cantando sotto la pioggia è stata, con la nascita, la prova più difficile della sua vita: aveva solo vent'anni ed un talento normale: i due magnifici l'aiutano e riesce a fare pochi danni, che è già tanto. Ma è tutto l'insieme che è meraviglioso, forse ancora più dei due: le canzoni, i colori, la sceneggiatura, i caratteristi, le ballerine, il regista Donen, e gli impresari che stavano dietro a questa impresa sicuramente a rischio di continui litigi. Donald O' Connor, dalla tensione, fumava quattro pacchetti di sigarette al giorno, la Reynolds si mise a piangere seduta su un pianoforte perché Gene Kelly la sgridava in continuazione, e Fred Astaire, che passava di lì, da gran signore la consolò e le insegnò alcuni passi. Lo stesso O'Connor faticava a sopportare il carattere dominante di Gene Kelly. Ma sono situazioni in cui o finisce che va tutto a ramengo o finisce che in un modo o nell'altro tutti danno il massimo.
Il film dura quasi due ore, ed è fatale che ci siano dei momenti in cui il coinvolgimento scende, ci sono stato attento, ma anche in quei momenti è un coinvolgimento ben superiore al solito. Faccio un esempio. C'è il cantante melodista, come costumava, che canta la sua bella e mielata canzone, solo che inquadrano una serie di fermi immagine. Capisci che sono modelle immobili, quella vestita da signora con la volpe argentata, quella che fa la tennista col gonnellone di allora, quella con l'abito nero da testimone in tribunale e infine quella vestita in bianco da sposa, un po' birichina perché mostra il ginocchio, il destro per l'esattezza. E proprio quando pensi che questa scena è finita, è lì che comincia: la modella che fa la sposa rinuncia alla immobilità e va vicino al cantante, e le altre una per una fanno lo stesso, sino a simulare - viste insieme dall'alto - un grande fiore carnoso pieno di colori e profumatissimo. Geniale, come quando c'è il professore che insegna gli scioglilingua ai magnifici due e questi trasformano lo scioglilingua in un balletto acrobatico in cui il professore diventa il loro burattino. Ancora, in un dettaglio piccolo in apparenza: i balletti dei film musicali hanno il guaio del finalino: quando smettono rimangono bloccati come statue di sale con un sorriso forzato. In Cantando sotto la pioggia non è così: Don, Cosmo e Kathy finiscono il ballo e la canzone, ma non rimangono bloccati, si mettono a ridere rovesciando il divano.
2 commenti:
"Un americano a parigi" per me è ancora meglio: nel finale gene kelly scala vette supreme. Ma il paragone è arduo. Tanto per cambiare, ottima scheda film, e adesso che lo so, a Lissone ci vado anch'io. ;)
Brian
Brian, mi riguarderò anche "Un americano a Parigi", che a suo tempo mi piacque molto.
Oltre alla mediateca di Lissone, che però ha una apertura con orari più stretti della biblioteca (la sede è la stessa), mi risulta che a quella di Desio danno 5 DVD per volta. Il problema vero può essere la durata del prestito: una settimana è piuttosto stretta.
Però l'odea è molto buona e sta avendo successo.
E comunque ricordati che ho delle ottime VHS da prestarti, appena ci vediamo. Oggi ho comprato il macchinozzo con cui sarò in grado (spero) di estrarre immagini dai DVD, e ci divertiremo.
saludos
Solimano
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