lunedì 8 ottobre 2007

Il diavolo è femmina

Sylvia Scarlett, di George Cukor (1935) Racconto di Compton MacKenzie, Sceneggiatura di Gladys Unger, John Collier, Mortimer Offner Con Katharine Hepburn, Cary Grant, Brian Aherne, Edmund Gwenn, Dennie Moore, Natalie Paley Musica: Roy Webb, "Hello! Hello!", "Who wants a kiss from me?", "Who's your lady friend?", "I do like to be beside the seaside" Fotografia: Joseph H. August (95 minuti) Rating IMDb:6.2
Solimano
Fra i DVD della biblioteca di Lissone cercavo tutt'altro, ma me ne è capitato fra le mani uno con una copertina curiosa, e l'immagine la metto cima al post: si tratta di una Katharine Hepburn un po' singolare, ed era strano anche il titolo del film: "Il diavolo è femmina", frase verissima, la mia esperienza di vita può attestarlo. Quando ho letto che era un film di George Cukor del 1935, ho deciso di vederlo, perché so di averlo un po' trascurato. Non l'avessi mai fatto. Il DVD era un po' difettato, e non sono riuscito a seguirlo in inglese con i sottotitoli in italiano, come mio solito, e passi. Poi, i primi venti minuti del film erano da bel film del 1935, e sono passati settant'anni e più. Infine, il DVD si è piantato, non andava né avanti né indietro, e solo con una acrobazia sono riuscito a superare il guaio. Ma sono stato premiato: l'ultima mezz'ora è da standing ovation, e qui cerco di dire il perché.

Ci sono quattro imbroglioni di piccolo cabotaggio: Henry Scarlett (Edmund Gwenn), un contabile francese che ha rubato dei soldi alla ditta scappando in Inghilterra con la figlia Sylvia (Katharine Hepburn) che però si finge un maschio di nome Sylvester per avere meno problemi nella fuga, poi c'è Jimmy Monkley (Cary Grant) imbroglione britannico assai creativo, ma di basso ceto e con il vizio delle scommesse sui cavalli, che perde regolarmente, Maudie Tilt (Dennie Moore) una cameriera che era una delle tante amichette di Monkley ed ora è l'amante di Henry, che ha vent'anni più di lei.
I quattro hanno cercato anche di imbrogliarsi fra di loro, ma hanno fatto pace, e mettono su uno spettacolino di Pierrots vicino al mare: Monkley suona il piano, gli altri cantano, specie Maudie, che aspira a far carriera in teatro. Solo che non è il loro mestiere, e si vede, ammesso che un mestiere ce l'abbiano, e la gente ride e deride, specie un gruppo attorno a Michel Fane (Brian Aherne), un pittore giovane, bello e credo anche ricco. Sylvester (Sylvia) gliene dice quattro dal palcoscenico e lo sfida a salirci. Tutto normale fin qui, solo che Michel accetta la sfida, e lì comincia il tourbillon dell'ultima mezz'ora del film, fin lì una commedia discreta. Entrano in gioco due signori importanti il cui nome è Amore e Dolore, e il film li deve accettare, restando anche commedia: una impresa difficile.
Perché dietro la scorza del maschiaccio Sylvester c'è la ragazza Sylvia, che si innamora del pittore Michel, mentre prima credeva di avere una simpatia per Monckley. E che fa, Sylvia? Ruba un vestituccio da donna ed un cappello di paglia ad una bagnante, così Sylvester è sparito ed è Sylvia che va a casa di Michel per sorprenderlo e farlo innamorare, visto che lei lo è già. Michel, a vederla così, scoppia a ridere, però le carte di Sylvia sono buone, c'è odore di primo bacio nell'aria, ma arriva Lily Levetsky (Natalie Paley), russa, eccentrica, ricca e amante di Michel, e Sylvia deve arretrare.
I guai non finiscono qui: nella notte fugge Maudie, che si è stancata di Henry ed imbroglierà per conto suo sparendo dal film. Henry la cerca sotto la pioggia finendo annegato, lo troveranno Sylvia e Monckley al mattino. Sembra che l'unica cosa da fare sia che Monckley e Sylvia si mettano insieme, i due cercano di autoconvincersene, ma nella notte successiva si sente il grido "Michel! Michel!". E' Lily, la russa, che nel frattempo aveva lasciato Michel per Monckley, però si è pentita e vuole ritornare con Michel, che non la vuole più. Allora la russa decide di annegarsi (certe russe son fatte così) però Sylvia la salva perchè sa nuotare bene, la lascia in custodia a Monckley e va per avvertire Michel.

Così Sylvia e Michel, quando si incontrano, decidono quello che debbono fare, in modo che tutto si aggiusti: lei mettersi con Monckley, lui con Lily, solo che non li trovano: quei due sono fuggiti assieme. Allora tocca inseguirli con l'auto di Michel, e qui Cukor ha un colpo dei suoi: Sylvia si ferma a chiedere la strada, solo che trova la donna a cui aveva fregato il vestito, e le tocca rivestirsi da Sylvester. Finisce che Michel e Sylvester (non più Sylvia) sono rinchiusi in prigione nella stessa cella e lui, Michel il pittore, per passare il tempo le fa un ritratto sul muro della cella (e lì avrei dovuto cominciare a capire qualcosa).
Il giorno dopo sono tutti e due nello scompartimento di un treno perché proseguono l'inseguimento, debbono trovare Monckley e Lily, è acclarato, hanno deciso così. Adesso Sylvester non c'è più, è tornata Sylvia. Finisce che Sylvia li trova, quei due, sullo stesso treno, ma si nasconde, finge di non averli trovati. E la stessa cosa succede a Michel nel vagone ristorante, anche lui finge di non averli trovati. Bugiardissimi entrambi, chissà perché. Ma infine Lily e Monckley si mettono tre scompartimenti più in là e litigano ad alta voce. Non c'è niente da fare, adesso se ne sono accorti insieme, debbono andare da loro. Ma a metà dei dieci passi Michel si ferma e guarda Sylvia sperduto, e Sylvia gli sbatte sul muso la più bella dichiarazione di amore che donna abbia fatto ad uomo. Che fare, il treno corre, ma Cukor nel frattempo si è comprato il macchinista ed il treno rallenta, quasi si ferma: Sylvia e Michel oplà! saltano giù dal treno e si incamminano abbracciati in mezzo al bosco, si fermano un momento per baciarsi con comodo (è difficile baciarsi bene camminando). Dal finestrino li vede Monckley, mentre sta litigando con Lily, che non sa decidere se a Parigi debbono scendere al Ritz o al Claridge, mentre lui ha solo una gran voglia di giocare alle corse dei cavalli. Monckley, quando vede quei due che si baciano nel bosco, quei due inseguitori falsi e bugiardi, scoppia in una risata su cui finisce il film. Forse si è capito che mi è piaciuto, e che lo rivedrò una terza volta, ieri sera è stata la prima, stamattina la seconda, finalmente in inglese con sottotitoli in italiano. Assicuratevi solo che il DVD non sia difettato.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Che bella che era
la Katherine Hepburn
primissima maniera!

B.

Giuliano ha detto...

Mi associo! (peccato che qui non si vedano le gambe...) (che invidia, Spencer Tracy...)

Solimano ha detto...

Ci tornerò, su questo film, perché mi permette di capire molte cose che sono successe dopo. Questo modo di raccontare le storie era in anticipo non di anni ma di decenni, noi abbiamo avuto una immagine di Katharine Hepburn e di Cary Grant troppo iconica ed imbalsamata, che non corrisponde a quello che erano nei film dei primi dieci anni. Ma ne riparleremo.

grazie e saludos
Solimano