mercoledì 31 ottobre 2007

La ciociara (2)

La ciociara, di Vittorio De Sica (1960) Dal romanzo di Alberto Moravia, Sceneggiatura di Cesare Zavattini e Vittorio De Sica Con Sofia Loren, Jean-Paul Belmondo, Eleonora Brown, Carlo Ninchi, Andrea Checchi, Pupella Maggio, Antonella Della Porta, Franco Balducci, Luciano Pigozzi, Raf Vallone, Ettore Mattia, Renato Salvatori Musica: Armando Trovajoli Fotografia: Gabor Pogany (100 minuti) Rating IMDb: 7.8
Solimano
Vittorio De Sica ci sapeva fare, a far recitare i ragazzi. Molti ricordano le partite a carte col bambino de L'oro di Napoli, con De Sica (regista ed attore) che faceva la parte di un anziano gentiluomo ridotto in miseria dal vizio del gioco, che si sfogava a giocare col figlio del portinaio, perdendo regolarmente. De Sica si adombrava e dava (se non vado errato) del lei al bambino. Pochi ricordano le scene di Pane amore e gelosia, in cui De Sica aveva il suo daffare col ragazzino figlio della levatrice che non l'aveva in simpatia. De Sica (il Maresciallo Carotenuto naturalmente) cercava di comprarselo regalandogli un pallone, con cui la prima cosa che faceva il ragazzino era di rompere il vetro. Ma soprattutto Sciuscià e Ladri di biciclette, anche se sicuramente, fra i tanti film che ha fatto come attore e/o regista ce ne saranno stati altri di questo tipo. Capiva il modo di ragionare e di sentire dei bambini, le loro priorità, cosa non semplice come si crede. Per me, li capiva perché dentro di lui era vivissimo il ragazzo che era stato e che continuava ad essere, e questo spiega una sua dote unica: arrivare con semplicità geniale al gesto ed allo sguardo giusto, più ancora che alle parole. Non è che spiegasse come si fa a recitare, sapeva che sarebbe stato tempo perso, dava ai ragazzi delle parti in cui si riconoscessero. Difatti evitava con naturalezza le carinerie, che i ragazzi sono i primi a non volere, ma che fanno invece sdilinquire tanti adulti.

Quindi, quando scelse la dodicenne Eleonora Brown per la parte di Rosetta ne La ciociara, sapeva benissimo che fare, anche se molti non se ne sono accorti, ed hanno tacciato Rosetta di legnosa. Per forza, è una ragazzina allevata dalle suore, con la mamma sempre addosso e che in pochi giorni se ne trova di novità. Prima il viaggio in treno, poi camminare a piedi con la valigia sulla testa (e mamma Cesira le spiega come si fa). Nel letto grande dove dorme con la mamma, una mattina fa finta di faticare a svegliarsi, perché le è venuto per la prima volta il flusso mestruale, e non lo dice, fa in modo che la mamma se ne accorga da sola. Poi Michele, di fronte a cui Rosetta è in adorazione come se fosse un Santo in Chiesa, e le dispiace, quando vede che lui bada di più alla mamma. E' tutta scena, quando nella tinozza la mamma la lava ed arriva dal pertugio la testa di Michele, difatti è Michele che si spaventa e arretra di dieci metri. La mamma mette fuori la testa a fargli una risata, perché ha capito com'è Michele, e a chi starebbe dietro, non è come quel fascista che cercava di fare il ganascino a Rosetta.

Poi la tragedia, sì, la tragedia. Rosetta fa esattamente come Edith (Susan Strasberg) nel film Kapo di Gillo Pontecorvo, 1959, appena un anno prima. Edith sa che tutte le settimane c'è la visita medica nel lager, e quelli che non la passano vanno nella camera a gas, quindi, quando si trova di fronte al medico, per distrarlo dalle mani rovinate si scopre il seno. Nello stesso film c'era Terese (Emmanuelle Riva), più in età, che quando si vede lottare per le briciole di una pagnotta, decide di non imbestiarsi oltre e si butta sui filo spinato ad alta tensione. Non è vero che Michele è morto per niente, da mezzo prete di cui nessuno ascoltava le prediche, la sua morte serve a Rosetta per aprire gli occhi e la mente, piange per qualcuno che non è sé stessa. De Sica era tutto tranne che un sadico truccato da gentile, si trovò il libro di Moravia in cui la giovane si perdeva e gli venne una soluzione che molti non apprezzarono.
La ciociara di De Sica è come La grande guerra di Monicelli: due grandi film italiani in cui i registi si trovarono a rispondere a tanti: politici, militari, religiosi. E scrittori, critici, produttori ed attori. E il pubblico pagante. Fecero il possibile e l'impossibile. Per me, nella situazione data, non potevano fare di meglio. Una cosa mi piacerebbe, che questi film li si guardasse senza retorica, ma con commozione lucida ed onesta, perché dicono cose belle su noi stessi non nascondendo le brutte, che c'erano e ci sono: è il caso di guardarle, anzi, di specchiarsi.
A me Sofia Loren è piaciuta. Il suo personaggio è sicuramente diverso da come lo aveva inventato Moravia e forse da come lo volevano De Sica e Zavattini, ma ne esce, compreso il chiaroscuro dei traffici da negoziante fin troppo avveduta, una figura vitale, appassionata e fantasiosa, furba e verso la figlia amorosissima. Mi piacerebbe chiamarla più spesso Cesira, anziché Sofia Loren, ma in questo, che vuol dire fare un passo indietro che poi sono due in avanti, ci riuscì una volta per tutte ne Una giornata particolare (1977) di Ettore Scola, diciassette anni dopo. Lì è definitivamente Antonietta, e mi ha fatto piacere leggere di recente che è la prima a saperlo.

2 commenti:

Giuliano ha detto...

E' l'unico film nel quale Sofia Loren mi è piaciuta davvero.
Vittorio De Sica è sempre stato meraviglioso, nel guidare gli attori: adulti, bambini, professionisti, dilettanti o cani (intendo il cagnolino di Umberto D.)che fossero...

Alfredo ha detto...

Ma li hai visti gli altri film con la Loren?