mercoledì 10 ottobre 2007

Jesus Christ Superstar

Gesù (Ted Neeley) fra i discepoli

Jesus Christ Superstar, di Norman Jewison (1973) Sceneggiatura di Tim Rice e Norman Jewison Con Ted Neeley, Carl Anderson, Yvonne Elliman, Barry Dennen, Bob Bingham Fotografia di Douglas Slocombe Musiche di Andrew Lloyd Webber (108 minuti) Rating IMDb: 6,7
Roby
(...ovvero: del come lo svuotamento di una cantina riporti alla luce memorie che si credevano perdute, spingendo a riflessioni sul significato recondito della vita, il tutto inserito nel contesto della critica cinematografica di ieri e di oggi ...)
La mia vocazione di "commentatrice" cinematografica era già viva e produttiva -lo affermo qui orgogliosamente- ben 35 anni fa, come testimonia un ritrovamento semi-archeologico da me effettuato la settimana scorsa, durante lo sgombero della ex-cantina paterna, straboccante di ciarpame, cianfrusaglie, carabattole e tesori vari. Tutto d'un tratto, da uno scatolone ingiallito ormai preda di muffe incalzanti, è riemerso un quadernone dalla copertina arlecchinesca, sulla quale troneggiava la seguente etichetta "Caro teatro e carissimo cinema... (a cura di Roby) Anni 1972, 1973, 1974". Aprirlo e tornare indietro di secoli è stato tutt'uno: in quelle pagine avevo incollato ritagli di giornale e locandine di commedie e film visti nel periodo fra il ginnasio ed il liceo, aggiungendo sotto, sopra ed intorno ad ognuna di esse i miei commenti, positivi, negativi, entusiastici o schifati che fossero. Giusto a metà di questa sorta di "blog su carta" troneggia Jesus Christ Superstar, contornato da tratti di pennarello colorato e definito -a caratteri cubitali- FAVOLOSO da una Roby completamente conquistata dalla trasposizione cinematografica del famoso musical (tratto, come forse s'intuisce, da una storiella abbastanza nota al grande pubblico, sui particolari della quale credo perciò di poter sorvolare).

Giuda (Carl Anderson)

Il mio "post" dell'epoca sull'argomento sottolinea il sentore di eresia con cui la pellicola fu accolta (prima ancora di visionarla) dalle frange cattoliche più intransigenti, tratte in errore -bisogna precisarlo- da una versione italiana piuttosto scollacciata della canzone principale, appunto Superstar.
"Incidenti alla prima romana di JCS" recita il titolo dell'articolo datato 7 gennaio 1974 "Era presente la moglie del Capo dello Stato, che ha lodato il film. Lancio di topolini bianchi nella sala, dove è stato versato liquido maleodorante. Proteste di cattolici tradizionalisti contrastate dal parere favorevole di alcuni religiosi".
E mentre Sergio Frosali su La Nazione loda apertamente l'intera produzione ("Il regista non solo traduce il testo discografico e teatrale in un'opera cinematografica ricca di sequenze di grande effetto, ma anche vi aggiunge una dimensione più vasta di significati e di allusioni contemporanee... L'interpretazione, sia dal punto di vista musicale che drammatico, è notevole"), Angelo Solmi dalle pagine di Oggi non nasconde il suo scetticismo, la sua contrarietà, il suo disappunto: in parole povere, lo stronca senza troppi complimenti (avrò mica preso da lui, per Troy?). Le sue parole non lasciano dubbi: "Musica povera, banale e cacofonica... Un assurdo inverosimile pastiche di carattere storico-sociale-politico, secondo il gusto di oggi, a ritmo di balletto, ma condotto secondo i canoni della superatissima operetta... La figura di Giuda grandeggia e finisce per sovrastare quella stessa di Cristo. Perchè? Forse perchè Giuda è negro e oggi i negri sono di moda (sic) ? ... Gli apostoli sono quasi inesistenti... Erode è un donnaiolo sgambettante con un balletto di 16 ragazze 16... Pilato un invertito ... e fra elmi, romani, lance e spade compaiono carri armati, aerei supersonici e mitragliatrici. Puerile? Ridicolo? No: semplicemente strambo", fino alla desolante conclusione che tutti gli interpreti sarebbero "bisognosi almeno di frequentare una buona scuola di recitazione".

Ed io? E Roby? Presto detto: quella del 1974, dalle pagine a quadretti del suo amato quadernone-blog, si scagliava lancia in resta contro il critico "cattivo", reo di non pensarla come lei, ragazzina affascinata dalle musiche trascinanti, dalle coreografie inebrianti, dagli scenari sconfinati, dal senso di libertà, umanità, fratellanza universale trasudante dallo schermo. Come si permetteva, quel vecchio matusa inacidito, di dire tante corbellerie su un capolavoro simile? Gli adulti sono tutti uguali, tutti contro noi giovani, per ottusità, partito preso o semplicemente per invidia. Il mondo ormai è nostro, loro sono arrivati al capolinea, e da lì brontolano e criticano ad ogni piè sospinto... Uffa, che palle, ma quanto rompono: noi non saremo così, noi cambieremo tutto, noi...
La Roby del 2007, con un sospiro a metà fra la tenerezza e la nostalgia, sospende -almeno per adesso!- il giudizio sul film, poi chiude il suo vecchio quadernone e lo colloca al posto d'onore, nella biblioteca casalinga: ad imperitura memoria di ciò che fu, di ciò che è e di ciò che in futuro sarà.
E così sia.

4 commenti:

Giuliano ha detto...

Ero andato anch’io a vederlo, cara Roby. Allora avevo 14-15 anni, mi era piaciuto ma non avevo capito (né capisco oggi) che cosa poi ci fosse di tanto strano, al di là dello shock iniziale per il titolo. Non è poi molto diverso da molte “sacre rappresentazioni” del passato, al di là dell’ambientazione hippie (post Woodstock, si potrebbe dire). Non ho cambiato parere anche perché poi, visto da oggi, mi sono dovuto sorbire le critiche positive degli stessi “cattolici-cristiani-solo-noi-siamo-cristiani” per il film di Mel Gibson, che è semplicemente inguardabile per l’overdose di sangue e di violenza (rispetto a Gibson, - chissà se si può dire - il vecchio Alex di Arancia Meccanica è un misero dilettante...). Non meritava tanto chiasso, e difatti oggi è quasi dimenticato: è un buon film ma non eccezionale. E Giuda sembra prevalere su Cristo solo perché il cantante (negro, of course!) è nettamente il migliore del cast. Però sono d’accordo con il tuo vecchio signor critico sullo scarso valore della musica, e non ho mai capito gli entusiasmi per Lloyd-Webber (Don’t cry for me Argentina è una melodia da studente di Conservatorio al primo anno).

Roby ha detto...

Concordo (è la Roby di OGGI che parla) su tutta la linea.

Ma la Roby di IERI, in camicetta a fiori e pantaloni verdi a zampa d'elefante, incrocia le braccia, mette il broncio e sbuffa.

Forse per solidarietà con Lloyd Webber, che quando compose le musiche di JCS aveva "solo" 23 anni.

O forse perchè -a 17 anni- andare contro le opinioni dei "grandi" è quasi vangelo...

Peace and love!

Solimano ha detto...

Roby, terrificante, semplicemente terrificante da tutti i punti di vista quello che scriveva Angelo Solmi. Non per il film in sé, ma per quello che manifesta lui, per come è fatto. Gente fatta così ce n'è ancora molta, ed aspetta solo l'occasione giusta per manifestarsi.
Ma Solmi scriveva in quel modo su, un settimanale diffusissimo, mentre oggi argomentazioni di quel tipo si trovano quasi solo su Libero, il Giornale si vergognerebbe. E' già qualcosa, ma la pancia è pancia allora come oggi.

saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

E' un film che per me conserva tanti ricordi, molto eterogenei. Quando uscì io andavo in terza media, fu anche un film "di passaggio" dalla fanciullezza all'adolescenza, scoprendomi un mondo di relazioni e di problemi che non avevo mai considerato. Ma ricordo che il prete del mio paese lo considerò molto bene, si rese conto che era importante non ignorarlo, perchè aiutava a capire quella generazione-x sessantottina che stava diventando sempre più indecifrabile.

Brian