sabato 6 ottobre 2007

Il primo cavaliere

First knight, di Jerry Zucker (1995) Sceneggiatura di Lorne Cameron e David Hoselton Con Sean Connery, Richard Gere, Julia Ormond, Ben Cross, John Gielgud Fotografia di Adam Greenberg Musiche di Jerry Goldsmith (134 minuti) Rating IMDb: 5,5

Roby

Ma come funziona -io mi domando- quando ad un attore famoso, affermato e importante viene presentato il copione di un film che gli si propone di interpretare? Voglio dire, l'attore in questione si rende conto subito se il film sottopostogli è un capolavoro o una boiata pazzesca, e si basa su questo per decidere? Oppure, più prosaicamente, salta direttamente all'ultima pagina, dove è scritto a chiare cifre quello che sarà il suo cachet, e dopo un rapido calcolo stabilisce se accettare o meno? Ponendo -immagino- nel primo caso alcune condizioni sine qua non, che -continuo ad immaginare- regista, produttore e sceneggiatori si affrettano a sottoscrivere, tanto più sollecitamente quanto più elevato è l'appeal dell'interprete.
A tutto ciò pensavo rivedendo l'altra sera in TV questa favolona (la definizione è del mio consorte) finto-medievale, tutta costruita intorno a due star del calibro di Connery e Gere. Che il Medio Evo qui sia falso almeno come le borse di Gucci made in China è chiaro fin dall'inizio, all'entrata in scena dei cavalieri i quali -anzichè elmi ed armature ingombranti- vestono svelti completini in pelle e borchie argentate, probabilmente griffati Armani, più adatti a far risaltare i loro fisici palestrati che a proteggere i fisici medesimi dalle alabardate degli avversari.
Ora -dico io- il bel Richard/Lancillotto si sarà reso conto appieno che, a confronto delle sue battute da fumetto, i dialoghi della 25° serie di Beautiful suonano quasi shakespeariani? E che il suo uso convulso della spada, più simile ad un ninja che ad un paladino della Tavola Rotonda, lo avvicina pericolosamente ad un personaggio da manga giapponese? Mi auguro caldamente di no, in memoria delle emozioni provate nell'ammirarlo in Ufficiale e gentiluomo, film sicuramente più cavalleresco di questo.

Nei panni di Ginevra, Julia Ormond, tanto ma tanto caruccia, sembra la pubblicità neanche troppo occulta di un dentifricio, con il sorriso sempre pronto a scoprire incisivi e canini sorprendentemente candidi e perfetti per un'epoca in cui colluttori e spazzolini erano ancora di là da venire. Potrebbe altresì essere ingaggiata anche da una ditta produttrice di collirio, tanto brillano i suoi occhi ad ogni inquadratura, tra lacrime indicanti alternativamente ora gioia, ora dolore. "Di' un po'" ho interrogato il coniuge, curiosa "ma a te sembra poi così bella?". Lui ha alzato le spalle: "Bellissima non è: però ha una faccia intrigante!". Non ho avuto tempo di rimuginare su quest'ultima definizione, occupata com'ero a perdermi nella contemplazione di LUI, la Roccia, Sean il Magnifico: straordinario esempio di come un Signor Attore può rendere credibile persino la figura di un re Artù vestito come il frate Guglielmo del Nome della rosa, con lo sguardo di ghiaccio bollente dell'agente 007 e il parrucchino tinto dello stesso grigio perla della barba, al di sopra della quale le labbra sensuali si arricciano in un broncio irresistibile, davanti all'imbarazzante spettacolo della moglie appiccicata come una ventosa all'amante.
Il tutto è ambientato con ogni probabilità nel castello della Bella Addormentata a Disneyland, ridipinto di fresco per l'occasione, cui fa da contraltare la tetra dimora del Cattivo di turno, uno spiritato Ben Cross appropriatamente livido e sudaticcio: del resto, che aspetto pensate che avreste, voi, se viveste in una specie di succursale sassone dei sassi di Matera, priva di servizi igienici e di angolo cottura, oltrechè di gran parte del tetto?
Il regista Jerry Zucker, giova ricordarlo, è lo stesso dell'Aereo più pazzo del mondo e di Una pallottola spuntata. Sorge quindi spontaneo il dubbio che l'intera operazione sia in realtà una gigantesca parodia del genere, un sottinteso omaggio a vecchie glorie come il mitico Ihvanoe con Robert Taylor o il Robin Hood di Errol Flynn... Ma quelli, graziose dame e valorosi cavalieri, lasciatemelo dire: erano davvero tutta un'altra storia!

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Si, un fumettone indegno del peggior Bond.

Brian

Roby ha detto...

Allora, fumetto per fumetto, il recente "Destino di un cavaliere" con la colonna sonora rock è molto più divertente, no? Ne ha parlato Giuliano tempo fa, proprio qui!!!

Ciao, Brian!!!

Roby

Giuliano ha detto...

... però ho parlato bene dell'ultimo film con Richard Gere!
saludos
(è quello su Dylan: "Io non sono qui" di Todd Haynes)
PS: che invidia per gli attori, Gere e Connery in testa, che con queste cose qui possono fare a meno di chiedere un mutuo alla banca...

Anonimo ha detto...

Un gran fumettone davvero...Giulia