domenica 21 ottobre 2007

I triangoli nel cinema: Lo Sceicco bianco

Wanda ed Ivan vanno in carrozzella verso l'Albergo dei Fiori

Lo Sceicco bianco, di Federico Fellini (1952) Soggetto di Michelangelo Antonioni, Sceneggiatura di Federico Fellini, Ennio Flaiano, Tulli Pinelli Con Alberto Sordi, Brunella Bovo, Leopoldo Trieste, Giulietta Masina, Lilia Landi, Ernesto Almirante, Fanny Marchiò, Gina Mascetti, Enzo Maggio, Jole Silvani, Ettore Maria Margadonna Musica: Nino Rota , e il "Là ci darem la mano" dal Don Giovanni di Mozart Fotografia: Arturo Gallea, Leonida Barboni (86 minuti) Rating IMDb: 7.3
Solimano
Il treno giunge alla stazione di Roma Termini (completata nel 1950). Da una carrozza di seconda classe scende una coppia di sposini, allora c'era anche la terza classe, ma la piccola borghesia il viaggio di nozze lo faceva in seconda. Prima scende lui, Ivan Cavalli (Leopoldo Trieste), uno che vuole essere organizzato, difatti dà disposizioni a lei, Wanda Giardino in Cavalli (Brunella Bovo), che scende dalla carrozza dopo di lui: è minuta, molto graziosa, anche un po' timida, ma con una singolare luce negli occhi, che si vedono bene malgrado la veletta che porta sul viso. In carrozzella raggiungono l'Albergo dei Fiori, e lì succede la prima cosa strana: mentre Ivan telefona allo zio, uno che in Vaticano conta, Wanda sale in camera col facchino che porta le valigie e guardando Roma dalla finestra gli chiede dov'è Via XXIV Maggio. Il facchino lo sa, quella via è a solo dieci minuti a piedi, e le spiega come arrivarci. Ivan poco dopo sale in camera anche lui, un po' seccato perché la moglie non l'ha aspettato giù e salire in ascensore col facchino non è da vera signora, poi si toglie la giacca per farsi un riposino - é uno a cui piacciono i diminutivi - e lì si comincia a capire come è fatto Ivan: porta sia la cintura che le bretelle.
Wanda finge di volersi fare un bagno, ma approfitta del sonno di Ivan per uscire, verso via XXIV Maggio. Sa dove andare, è l'indirizzo a cui ha inviato tre lettere firmandosi Bambola Appassionata. Ad una ha risposto lo Sceicco Bianco (Alberto Sordi), l'eroe dei fotoromanzi che Wanda legge con passione, per questo è Appassionata, oltre che Bambola. Lo Sceicco le ha scritto che, se verrà a Roma, passeranno insieme un'ora indimenticabile. Wanda si è informata, quindi sa che lo Sceicco bianco risponde al nome di Fernando Rivoli; non lo trova in via XXIV Maggio ma tutti la trattano cortesemente, in particolare la direttrice del fotoromanzo, Marilena Vellardi (Fanny Marchiò). Lì altri eroi sono già in costume, in particolare la bionda ed alta Felga (Lilia Landi) che è l'unica un po' fredda con Wanda, chissà che non la senta come una possibile rivale. Ma Wanda vive finalmente nel mondo che ha sempre sognato, e si ritrova seduta anche lei in uno dei due camion che vanno a Fregene, dove, sotto la direzione del regista (Ernesto Almirante) si svolgeranno le riprese, cioè si scatteranno le fotografie.

Lo Sceicco bianco e il truccatore sistemano la nuova attrice

Però Wanda, che è anche Sposina oltre che Appassionata, si turba quando vede il cartello con scritto "Roma 26 chilometri" e vorrebbe tornare indietro, quanto meno telefonare, ma al di sopra delle conifere marittime appare su un altalena proprio lui, lo Sceicco bianco (Fernando Rivoli) che canta pure una canzone d'amore. Finisce che dopo aver fatto conoscenza al bar della spiaggia (paga lui, desso Sceicco), Wanda si fa convincere a prendere parte al fotoromanzo, con costume di scena (una spalla scoperta!), anellone bislungo al dito indice, in testa diadema con pendagli, e trucco sul viso; non fa la parte delle odalische, che si riconoscono perché hanno l'ombelico scoperto.
All'intervallo pranzo, lo Sceicco tenta il colpo, fa mettere in acqua una barca a vela e ci sale con Wanda, che non dice sì né no, proprio come ha fatto col camion. Sulla barca la Sceicco si fa avanti, ma Wanda resiste alle profferte, e allora lui le racconta che è sposato per opera di un maleficio, che gli ha sottratto il suo amore, una donna di nome Milena: sparita non si sa dove, forse morta. Wanda capisce benissimo, le sa queste cose perché le ha lette tante volte sui fotoromanzi: si tratta di un uso malvagio di filtri d'amore, povero Sceicco, e starebbe per consentire al suo primo bacio, però lo Sceicco si prende una botta in testa dall'apparato velico perché la barca è rimasta senza governo. Così torneranno a riva, ma qui ho dei sospetti: tornano dopo tre ore e la capocciata lo Sceicco se l'era presa dopo venti minuti al massimo. Tutto il restante tempo è senza alibi. Mai sapremo la verità, l'aspra verità!

Incontro ravvicinato fra Wanda ed i coniugi Rivoli

Sulla spiaggia, a parte che il regista, Felga e gli altri sono infuriati perché non si è potuto lavorare per tre ore, c'è Aida (Gina Mascetti), la moglie dello Sceicco, inteso come Fernando Rivoli. E' una che va per le spicce, non usa degli argomenti ma le mani: quattro sberle a Wanda ed un ceffone pure allo Sceicco, che con lei è in soggezione, difatti dopo un po', non più in costume ma in giacca e cravatta, sale in Lanbretta dietro Aida, in casa loro è lei che comanda. Intanto Wanda, delusa e sconvolta, si è nascosta nel bosco rivierasco, ancora col costume di scena, e lì la lasciamo per il momento.
Torniamo ad Ivan. Non sa dov'è la moglie, deve far finta di niente col parentado capeggiato dall'autorevole zio (Ettore Maria Margadonna), però ha trovato la risposta dello Sceicco a Bambola Appassionata e va dalla polizia, ma non riesce a reggere alla vergogna e fugge per strada: è in gioco il suo onore, quello della famiglia, in particolare dello zio, pezzo grosso in Vaticano. Gli toccherà persino ascoltare l'opera alla sera, il Don Giovanni con l'aria Là ci darem la mano, in cui c'è la tentata seduzione di Zerlina. Finisce, poveretto, che mostra in una piazza di Roma notturna le foto di Wanda (dalla prima comunione in poi) ad una prostituta di buon cuore ed ottimo umore, Cabiria (Giulietta Masina).

Cabiria offre di notte una sigaretta ad Ivan, che sta piangendo

Wanda ha trovato finalmente modo di tornare a Roma sulla macchina di un amatore della decima Musa (così si definisce) che ci prova con tutte, compresa Wanda, che gli dice gentilmente di no, al che lui, lasciandola vicino all'Albergo dei Fiori la qualifica di un: "Ma va là, baiadera!". Wanda non ha il coraggio di rientrare in albergo, è troppo sconvolta, sente anche lei che l'onore della famiglia è a rischio, e commette il gesto insano di gettarsi nel Tevere, previo occlusione con due dita delle fosse nasali. Finisce in una pozzanghera rivierasca due metri sotto, la salvano e avvertono il marito, a cui nel frattempo lo zio, che è uno che capisce, aveva chiesto di fargli un discorso "da uomo ad uomo", ma Ivan aveva continuato a negare l'esistenza di qualsivoglia problema.
In mezz'ora Ivan si precipita all'ospedale, munito di tutto l'occorrente per l'Udienza Pontificia (calze nere e velo nero in primis), e riusciranno ad arrivare appena in tempo dagli zii che li aspettano impazienti - credo anche curiosi - in Piazza San Pietro, e si avviano a braccetto verso l'ingresso della Basilica. Non penso che ci siano state spiegazioni successive fra Ivan e Wanda, l'onore familiare è salvo. Mi auguro però che Wanda, così caruccia coi suoi occhioni sbarrati, si sia mutata da Appassionata ad appassionata, ed abbia trovato qualche eroe non di carta negli anni successivi con cui spendere meglio un tempo libero più organizzato e proficuo.
Ivan difatti, oltre ad essere noioso, preciso, pedante, succube dello zio vaticanesco e del padre assessore, e che sicuramente il lavoro che fa l'ha avuto per raccomandazione, si permette di scrivere sonetti, naturalmente ricolmi di diminutivi.

Wanda ed Ivan, un po' turbati, si avviano all'Udienza Pontificia

4 commenti:

Roby ha detto...

Bello, bello, bellissimo. Il post, intendevo dire: perchè il film, va da sè, è un capolavoro, ma prima della trattazione "geometrica" di Solimano non l'avevo valutato in pieno. Mi auguro anch'io, Solimano, che Wanda abbia trovato, nel suo futuro, qualcuno che -anzichè occuparsi di diminuitivi e bretelle- si dedicasse davvero anche a lei.

Roby

Solimano ha detto...

Roby, confesso che mi sono schierato dalla parte di Wanda, e forse si nota. Non solo per gli occhioni sbarrati, ma perché essere Appassionata sarà sbagliato, ma da Appassionata ad appassionata il passo non è poi difficile, basta un po' di lucidità, mentre da zero ad appassionato è una gara molto dura.
Il film lo trovo un vero capolavoro, con delle trovate incredibili, tipo il secchio che rotola per le scale dell'albergo per due piani, cose da Charlot e da Hulot, Dante Maggio (il facchino dell'albergo) che riceve la telefonata notturna di Wanda che gli dice di dire al marito che lei è caduta nel baratro, e lui fa: "Scusi, baratro, b come Bologna?", ma amorevolmente partecipe. E Giulietta Masina una volta tanto scoppiettante di allegria, che in questo film sembra che Bice Valori e Sandra Mondaini ne siano delle scolarette. E il terrificante parentado di Ivan, da prenderli tutti (escluso il ragazzino) a calci nel sedere. Poi Roma come luogo, di giorno e di notte, luogo vero, non turistico. Confesso infine una qualche propensione personale per l'ombelico scoperto della signora Felga, che, si badi, non è una comune odalisca, ma l'alter ego dello Sceicco bianco, una specie di Uma Thurman d'antan. Ma i tempi non erano maturi... Mi sa che ci tornerò su questo film!

grazie e saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Attenzione. Lo zio di Ivan non è Margadonna, ma Ugo Attanasio, lo stesso che fa il "padrino" in "Mafioso" di Lattauda.

Solimano ha detto...

Penso che tu abbia ragione. Il libro del Castoro attribuisca la parte a Margadonna, così anche l'articolo in Wikipedia, ma Mymovies e la scheda nel sito della Fondazione Federico Fellini la attibuiscono ad Attanasio.
Modificherò il testo del post appena sarò sicuro al 100%.

grazie e saludos
Solimano