venerdì 19 ottobre 2007

Gatto nero, gatto bianco

Una gatta nera, un gatto bianco, tante oche e il Danubio

Crna macka, beli macor, di Emir Kusturica (1998) Sceneggiatura di Emir Kusturica, Gordan Mihic Con Bajram Severdzan, Srdjan Todorovic, Branka Katic, Florijan Ajdini, Ljubica Adzovic, Zabit Memedov, Sabri Sulejmani, Jasar Destani, Salija Ibraimova Musica: Vojislav Aralica, Dr. Nele Karajlic, Dejan Sparavalo, molte canzoni ed anche il Bel Danubio blu (127 minuti) Rating IMDb: 7.9
Solimano
Nel luglio del 1989 ero con la famiglia in vacanza nella allora Jugoslavia. Come avevo imparato a Parigi prima di compiere vent'anni, il bello dei posti è capire come vivono le persone che ci abitano. Poi ci sono altre cose, ma il meglio è sempre lì: ci si verifica e si cambia, forse si cresce. Tenevo un piccolo diario, e ne riporto alcune righe, prima di tutto perché sono contento di averle scritte, poi perché mi fanno gioco col film che racconto oggi.

Folklore
Le ballerine. Brutte e con sorrisi stereotipati.
I ballerini. Alcuni sdentati e bruttissimi. Altri, zingari fieri e sfacciati. I bravi sono i brutti.
I musicanti. Anonimi, tranne due: uno brizzolato col clarinetto ed uno col tamburo. Folgoranti gli occhi ed i baffi (più grandi di lui). E straordinario il tamburo: sono gli altri strumenti che fanno accompagnamento.
Le bambine/ragazze. Emozionate. Imbranate. Bellissime.
Il tema è sempre quello: l'uomo deve amare restando forte, e la donna deve accettare l'amore fingendo di non accettarlo.
Cose per turisti in sandali da spiaggia. Qualità mediocre.
Naif più che kitsch, ma la vita-verità si manifesta, senza che se ne accorgano. Noi restiamo lì sbalorditi, a bocca aperta.
Alla fine, gli uomini si cambiano all'aperto, e le donne al chiuso.

Lo zingaro-gangster Dedan Karambolo festeggiato dalle sue donne

Non ci andai solo quell'anno, in Jugoslavia. Avevo imparato ad arrivare al mare in due giorni, anche in tre. Passavo dall'interno del paese, e li ho conosciuti bene i posti della successiva tragedia: Banja Luka, Sarajevo, Mostar. A volte erano esperienze belle, a volte brutte, sempre forti. Paesaggi naturali meravigliosi: Plitvice (con l'Alhambra di Granada...) è l'unico posto che, per quanto prima te ne parlino bene, ti sorprende in meglio. Però dormivi in alberghi pieni di stelle che avevano il bagno in camera, nel senso che dalla camera lo separava una tendina che si fermava ad un metro dal pavimento.
Potevi correre a cento all'ora -occhio alle buche però- poi ti fermava un milite (non un vigile, un milite) perché andavi a 55 km/ora attraversando un paese sperduto, e guai a scherzare: obbedire compunti, e pagare con deferenza una multa di quattro soldi. Un giorno mangiavi benissimo, il giorno dopo rischiavi il ricovero per intossicazione. A Serajevo, nel giro di duecento metri, trovai la chiesa cattolica, la protestante, l'ortodossa e la moschea, tutte semivuote, chissà adesso.
Era un paese pieno di animali, non se l'è inventato Kusturica, si è solo dimenticato gli orsi con la museruola perché non mordessero, le cicogne in volo, i gabbiani pulitori di spiagge, i topi a volontà nelle tante discariche piccole e gli enormi gatti senza padrone. Preferivano i tedeschi, gli italiani non erano amati, sia per contrasto storico sia perchè considerati parenti che se la tiravano, proprio come noi facciamo con i francesi. Dei maiali Kusturica si è ben ricordato, uno dei personaggi più in parte è un enorme maiale che durante il film procede a mangiarsi una automobile ( e mi sono ricordato la Balila che cantavano i Gufi: el nunun ch'el ga l'angina/ciapa la cioca con la benzina). Si è ricordato anche di capre e di oche, però così tante e così belle non ne ho mai visto, chissà da dove le ha importate.
Questo film è una commedia nera, un film d'amore, una favola proprio fiabesca, fra Bella Addormentata e Cenerentola, solo che la ragazza, col bel nome di Afrodita Karambolo (Salija Ibraimova) è alta poco più di un metro e lui, il Principe, si chiama Grga (Jasar Destani), è alto quasi due metri, ha due grandi baffi diritti, non spioventi, ed è un simpaticissimo suonato che si spaccia per idealista. C'è anche l'altra coppia, Ida (Branka Katic) e Zare (Florijan Ajdjni). Apparentemente più bella, anche più normale (o meno anormale), fa due scene d'amore che sono di una lietezza unica, di un erotismo non cercato ma che li sorprende ed a cui debbono solo obbedienza: la grande camera d'aria in mezzo al Danubio li ospita mentre mangiano insieme un gelato, e percorreranno il campo degli alti girasoli inseguendosi l'un con l'altro, non si vede niente, solo lo scompigliarsi dei fiori, le mutandine volanti di lei e la maglietta di lui, le loro grida di passione quasi dolorosa per farsi capire a vicenda dove sono. Finché si trovano, e Kusturica genialmente non insiste, passa ad altro, è bene lasciarli soli, Ida e Zare, non sta bene spiarli, ci verrebbe uno sturbo di invidia o di rimpianto.
E' vecchia come il mondo la storia dei matrimoni mal combinati che gli adulti impongono e a cui i giovani cercano di sottrarsi, ed è certa la vittoria dei giovani, che qui hanno l'alleanza dei vecchi, e il possente combinato-disposto giovani-vecchi sconfigge gli adulti, di cui il più prepotente, lo zingaro-gangster Dadan Karambolo (Srdjan Todorovic), fratello di Afrodita, finirà sommerso dai liquami del gabinetto comune all'aperto. Nelle lusinghiere recensioni si nasconde come serpe qualche riserva: troppo chiasso, movimento, personaggi, poco senso della misura. Ma la Jugoslavia che ho conosciuto non era posto da petrarchisti, gli autori classici (che poi sono anticlassici) a cui rivolgersi possono essere Rabelais, Folengo, Cellini.

Zare e Afrodita non si vogliono sposare, difatti non si sposeranno
Zare sposerà Ida e Afrodita sposerà Grca (vedi le foto sopra)

D'altra parte, non si può raccontare una commedia zingara come se fosse una commedia borghese. Mondi diversi, e il destino ha voluto che si trovassero in gara a Venezia insieme il Racconto d'autunno di Rohmer e questo film di Kusturica, imparagonabili fra di loro. Come si fa a dire quale dei due è meglio o peggio. Resta che furono entrambi sconfitti da Così ridevano di Amelio, mi fa piacere per lui, ma qui il livello è un altro. Il Festival di Venezia è abituato a queste scelte che non scelgono: ti trovi di fronte a due film che parlano un linguaggio diverso, come è giusto che sia, allora scegli un buon outsider.
Kusturica ha fatto film più importanti, più organizzati e soppesati, ma in questo film volutamente scombinato, se superiamo incolumi la prima ora, faticosa per l'incastro delle varie famiglie zingare, poi parte il tema vero: due coppie ad amore contrastato. Kusturica l'ha trovato probabilmente per caso, e fila perfetto e traboccante sino alla fine: non compare il cartello END, ma il cartello HAPPY END. Il titolo però non va: dovrebbe essere Gatta nera, gatto bianco, io il film l'ho guardato con attenzione e vi assicuro che è così.

Suonatori rampanti

2 commenti:

Giuliano ha detto...

Kusturica è una favola, "rich and strange", direbbero Shakespeare e Hitchcock.
E' matto come un cavallo, ma è grandissimo.

Solimano ha detto...

Giuliano, qualcuno ha fatto il collegamento di Kusturica con Fellini. A parte certe somiglianze superficiali, io non ce la trovo, la connessione, salvo certi punti di Amarcord o de Lo Sceicco Bianco o di Prova d'orchestra. Fellini ha un sentimentalismo (nei pro' e nei contro) che non trovo in Kusturica che trovo somigli invece a certi grandi della pittura che le mani nella realtà le affondavano con gusto ironico-grottesco pieno di umori di tutti i tipi, compreso l'amore: Hogarth, Daumier, Hals (e diversi fiamminghi e olandesi minori). Anche il Rubens della Kermesse del Louvre e il Bruegel del Ballo dei contadini di Vienna, persino il Picasso erotico.
Però tu hai ragione: è matto come un cavallo ma grandissimo. Questo film mi piace, ma ne ha fatto almeno altri due ancora migliori.

saludos
Solimano