domenica 28 ottobre 2007

Frantic

Frantic, di Roman Polanski (1988) Sceneggiatura di Roman Polanski e Gérard Brach Con Harrison Ford, Betty Buckley, Emmanuellle Seigner, Djiby Soumare, Dominique Virton, Gérard Klein, Stéphane D'Audeville, Laurent Spielvogel, Bruce Johnson, John Mahoney Musica: Ennio Morricone Fotografia: Witold Sobocinski (115 minuti) Rating IMDb: 6.6
Giuliano
In “Frantic” ad un certo punto Harrison Ford si ritrova senza scarpe, a piedi nudi. E’ lui a togliersi scarpe e calze, e in una situazione giustificatissima: ma è anche la stessa situazione in cui mi sono trovato spesso nei miei sogni, e so che non capita solo a me. Conoscendo qualcosa di Polanski, mi sono chiesto se questo sia un caso; e propendo per il no, che non sia un caso ma qualcosa di cercato, una piccola chiave di lettura del film, un premio per gli spettatori più attenti. Perchè in “Frantic” (una parola inglese che secondo il mio dizionario significa “frenetico, furibondo, pazzo di gioia, terribile”) la situazione è la stessa che troviamo in molti sogni: Harrison Ford vede sparire la moglie, rapita non si sa da chi né perché, e si trova a doverla cercare in un paese di cui non capisce la lingua, e dove anche le persone a cui si rivolge, e che pure dovrebbero aiutarlo, sembrano non capirlo.

In questo caso, non essere di madre lingua inglese è un ostacolo per chi guarda il film; un ostacolo difficilmente aggirabile, perché per calarsi bene nella parte del protagonista bisognerebbe essere americani e non capire una parola di francese. Anch’io non avrei capito bene questo dettaglio se non avessi letto le recensioni prima di vedere il film, e siccome può capitare ancora che uno di noi si sieda davanti alla tv senza capire bene cosa succede, metto questo particolare tra i difetti del film. E’ un dettaglio essenziale ed affascinante, ma certo ci complica un po’ la vita; anche perché il film viene presentato come un thriller, un omaggio a Hitchcock oltretutto, e quindi lo si vorrebbe guardare in completo relax senza chiedersi ogni cinque minuti cosa succede. Ma è comunque un bel film, e il richiamo a Hitchcock, soprattutto ai film eleganti con Cary Grant, è più che giustificato. Harrison Ford se la cava benissimo anche nelle situazioni più strane, è sempre elegante, quasi come Cary Grant in “Intrigo internazionale”. Diversissima da Grace Kelly è invece Emmanuelle Seigner, giovanissima compagna di Polanski ed eccellente attrice; al rapporto tra Polanski e la Seigner dobbiamo alcune della battute che alleggeriscono un po’ la tensione nei momenti più drammatici (battute del tipo “in quel locale ci vanno solo i vecchi come te”, rivolta ad Harrison Ford).
Dietro al rapimento della moglie dell’ignaro Harrison Ford (un chirurgo a Parigi per un convegno) c’è un equivoco basato sullo scambio di una valigia in aeroporto, un segreto militare celato molto bene che verrà svelato solo nel finale. Ci sono altri particolari da segnalare, oltre al thriller che do per scontato (non amo molto i thriller), e che non rivelo perché fanno parte dello svolgimento della trama. Posso però dire che trovo commovente che la moglie (amatissima) del protagonista abbia i capelli grigi. L’attrice si chiama Betty Buckley, e mostra tranquillamente la sua età: la stessa di Harrison Ford all’epoca dei film, sui 45-50 anni. Mi chiedo quante volte sia successo, nella storia del cinema, che una storia d’amore così forte si svolga tra due persone che mostrano la loro vera età, e la risposta è che si tratta di un caso pressoché isolato.

9 commenti:

Anonimo ha detto...

A me il Ford in questo film è piaciuto assai. Con quell'aria agitata e sudaticcia che si porta dietro. E conoscendo come i francesi interloquiscano sgarbatamente con i madrelingua americani se non tentano di parlare il loro idioma, c'era davvero di che essere "frantic", in quella situazione. A me invece la bellissima Emanuelle Seigner (che invidio assai al fortunato Roman) è piacciuta assai di più in "Luna di Fiele", forse il film che più mi è rimasto dentro, dopo averlo visto. Se voleste voi due super-critici prenderlo in considerazione, una volta o l'altra, mi fareste davvero felice. ;)

Brian

Giuliano ha detto...

I'm sorry, non ho mai visto Luna di fiele. (Polanski non è fra quelli che ho seguito con attenzione, qualcosa l'ho perso).
So però che Emmanuelle Seigner era alla sua prima parte importante, in Frantic.
grazie del consiglio
Giuliano
PS: sono "super" solo nella taglia delle magliette... Per la precisione, i registi che ho seguito film per film sono stati: Bergman, Tarkovskij, Kurosawa, Fellini, Kubrick (che però faceva un film ogni sette anni), Bertolucci, e pochi altri.
Sul resto, vado qui e là a seconda dell'umore.

Anonimo ha detto...

Avevo visto il film che mi era piaciuto. Mi fai ricordare questo particlare dei capelli e anch'io lo trovo una cosa straordinaria. Perchè tanta paura di mostrare i segni del tempo oggi. Io ho amato Katharine Hepburn in tutti momenti della sua vita e con tutte le rughe della sua vecchiaia. Ciao Giulia

Giuliano ha detto...

Ciao Giulia, grazie per il bel commento e per aver citato Katharine Hepburn.
Io però quando faccio le liste dimentico sempre qualcuno: devo dire che scorrendo la colonnina di destra vedo crescere il numero di Wim Wenders e di Werner Herzog, e comincio a riconoscermi (fino a settembre i due tedeschi erano a zero...).

Solimano ha detto...

Brian, grazie per il tuo "super-critici", ma non lo siamo e di fondo, neppure lo vogliamo. Siamo dilettanti, parola che viene da diletto, oppure amatori, che viene da amore, e intendiamo restarlo.
Però è importante non essere dilettanteschi e cercare di informarsi meglio che si può, prima di scrivere. Poi, occorre avere un livello decoroso di scrittura. Ma al di là di queste condizioni, tutto sommato non molto restrittive, credo che il tipo di approccio che usiamo sia possibile e utile a molti di coloro che ci leggono, perché l'esperienza che vivono con i film che amano è diversa ma del tutto analoga alla nostra. Sullo stesso piano.
La prima cosa da fare in macchina quando si parte è togliere il freno a mano. Poi c'è il volante, il cambio, lo specchietto retrovisore, come no, ma con calma si impara, guardando ad esempio come guidano gli altri. Non freghiamoci da soli.
Giuliano, eh... eh... lo sai che con le magliette sono passato da extra-large a large? Prima o poi dirò come si fa.
Nell'erotismo, Polanski è simile a Bertolucci. Fin dal primo film suo che ho visto, Il coltello nell'acqua, l'attenzione erotica alle attrici è una costante, ma nella costanza è diversificata, personalizzata sulla attrice di ogni film. Fanno così tutti e due. Per convincersene, basta guardare la stessa attrice che fa il film con Polanski ( o con Bertolucci) e fa film con altri registi. E' tutta un'altra cosa. Molti li rimproverano per questo, ma allora, dovrebbero rimproverare anche Correggio o Tiziano o Renoir, perché non lo fanno?
Giulia, mostrare i segni del tempo è segno di forza, non di debolezza. Ammiro ugualmente la Isabelle Huppert de La merlettaia e quella de La pianista. Anche per questo, non solo, ho inserito il tuo bel brano "A che serve la gente vecchia" nell'ultima puntata delle "Farfalle nelle rete".

saludos
Solimano

Habanera ha detto...

Ho visto questo film diverse volte, sempre con piacere, ma ricordo soprattutto di averlo visto in TV la sera prima di un viaggio a Parigi, per una ragione particolare. All'arrivo all'aeroporto Charles de Gaulle, dopo un volo in perfetto orario, siamo rimasti quasi un'ora in attesa dei nosti bagagli.
L'aereo, proveniente da Milano, era pieno di spensierati vacanzieri che, come noi, avevano scelto Parigi per tracorrervi il ponte di Sant'Ambrogio. I minuti passavano e dei nostri bagagli non c'era traccia, il nastro trasportatore restava immobile e nessuno si degnava di darci spiegazioni. Ed ecco che all' improvviso, dal centro di una comitiva di italiani, si alza una voce: Frantic! Abbiamo riso tutti e la risata liberatoria ha sciolto quel leggero velo di inquietudine che ci stava avvolgendo. I bagagli alla fine sono arrivati e tutto è ritornato alla normalità ma io continuo ad associare questo film a quella lunghissima attesa in un aeroporto della Ville Lumière.
H.

Solimano ha detto...

Habanera, è proprio nei momenti di stress collettivo che una buona battuta è contagiosissima.
Eravamo all'aereoporto di Lisbona per una convention di lavoro, tutti ammucchiati in un pulmino interno. Tutti tranne uno, lo chiamerò Bianchi, che era stato bloccato dalla polizia perché scuro di pelle: era il dopo Salazar e c'era il problema dell'Angola e del Mozambico.
Tutti zitti guardavamo questo collega, che aveva poliziotti dietro, davanti, ai fianchi, e la cosa si prolungava.
Ci fu uno che disse a voce altissima: "Bianchi non mi è mai piaciuto!" Tremavano le portiere del pulmino dalla risate. Dopo un po' si chiarì tutto, lo lasciarono salire con noi e ci disse: "Vi ho visto ridere, come mai?" Nessuno ebbe il coraggio di dirgli la verità.

saludos
Solimano

Roby ha detto...

Adoro Harrison quasi sempre, anche quando non veste i panni di Indiana Jones, e questo è uno di quei casi. Qui comunque l'avventura c'è, se non all'ombra delle piramidi, a quella della Tour Eiffel. E il rapporto fra il medico e la moglie - l'attrice interpretava la madre in "Otto bastano", ve la ricordate???- è davvero tenero e degno di sana invidia.

Au revoir

Roby

Giuliano ha detto...

Caro Solimano, Orson Welles racconta che a lui toccavano solo parti di Re e di persone importanti, per via del fisico; gli sarebbe piaciuto fare Amleto o Romeo ma già a 15 anni era alto, grande e grosso; e in teatro gli toccò subito di interpretare un qualche imperatore. (Lo dico non per paragonarmi a Welles, ma per far presente che la taglia XL mi starebbe stretta anche con dieci chili di meno.)