mercoledì 6 agosto 2008

Guido Reni

Guido Reni: I quindici Misteri del Rosario
Basilica di San Luca, Bologna

Solimano
Il 4 novembre del 1575 nasce a Bologna Guido Reni. La famiglia sta in via San Felice, ed è in buone condizioni economiche, il padre Daniele è un musicista che lavora alle dipendenze della Signoria. Era un bambino bellissimo, così ne scriveva ancora cent'anni dopo il Canonico Malvasia:
"crebbe intanto, e con lui crebbe la Bellezza, che fu appunto un raggio esterno delle interne qualità dell'anima, già che si conobbe col tempo l'armonia de' costumi non cedere punto alla simmetria delle parti, ond'è che in sì tenera età riuscisse maraviglioso non meno che nobile trattenimento d'ogni più riguardevole radunanza" .
Il padre voleva avviarlo alla musica, ma nel 1584, quando Guido ha nove anni, il pittore fiammingo Denys Calvaert lo convince ad affidargli il figlio per avviarlo alla pittura. Il Calvaert era un pittore di successo, nella sua bottega c'erano i migliori fra gli emergenti: oltre al Reni, il Domenichino e l'Albani.
A vent'anni la crisi, e la rottura col Calvaert: Guido Reni e con lui altri allievi del Calvaert, passano all'Accademia del Naturale, fondata dai Carracci nel 1582. Poi si chiamerà l'Accademia degli Incamminati. E' qui che comincia la carriera del Reni, che fece alcune opere significative a Bologna fra il 1595 e il 1600, quando partì per Roma. Opere che per molto tempo sono state mal conosciute, forse perché non si è tenuto conto che già allora il Reni era un pittore stimato, benché giovanissimo.
Fra queste opere, c'è La Madonna con il Bambino, San Domenico ed i Misteri del Rosario, che è una commissione importante, perché destinata al santuario della Madonna di San Luca. Furono le suore di San Luca a volere che il quadro lo facesse il Reni. Altre commissioni di quegli anni confermano che il Reni spopolava nei conventi di suore. Il quadro fu eseguito fra il 1596 ed il 1598 e inserisco sulla destra l'immagine totale. Nella parte superiore, ci sono la Madonna ed il Bambino che mettono un Rosario nelle mani di San Domenico inginocchiato.
Se si scendono alcuni gradini, c'è qualcosa di strano e di inaspettato: dentro ad una coppa dorata ci sono delle fronde, ed appese alle fronde ci sono quindici ovati, ognuno con la rappresentazione di un Mistero del Rosario. La composizione è studiatissima (immagine sopra il post). Prima di tutto, è a portata d'occhio dei pellegrini, che sono in grado di distinguere l'uno dall'altro tutti i Misteri, perché il Rosario lo recitavano quasi ogni giorno, specie nel mese di Maggio. Ma c'è dell'altro. Le fronde che si originano dalla coppa, (che è decorata da due angeli pure dorati) non sono omogenee, ma sono di tre tipi diversi: a sinistra c'è la fronda di rose, a cui sono appesi gli ovati dei cinque Misteri Gaudiosi, al centro c'è un pruno spinoso privo di foglie e con qualche bacca, serve per i cinque Misteri Dolorosi, a destra ci sono fronde di palma , che servono per i cinque Misteri Gloriosi. Difatti, nell'immagine qui sopra a sinistra, si vede che la Visitazione è appesa alla fronda di rose, mentre la Preghiera nell'orto del Getsemani è appesa al pruno. Saggiamente, il Reni non esagera con le simmetrie, sembra quasi casuale la dislocazione dei vari ovati. Certamente i pellegini si fermavano e procedevano al riconoscimento dei vari Misteri, solo alla fine si accorgevano dei tre raggruppamenti, che però erano ben presenti. Era abbastanza raro che si recitassero tutti i Misteri, in genere se ne recitava un terzo, alternando sera per sera i Misteri Gaudiosi, Dolorosi e Gloriosi.
Per chi non lo sapesse, riepilogo gli episodi rappresentati.
Misteri Gaudiosi: Annunciazione, Visitazione, Natività, Circoncisione, Predica nel tempio.
Misteri Dolorosi: Preghiera del Getsemani, Flagellazione, Incoronazione di spine, Salita al Calvario, Crocifissione.
Misteri Gloriosi: Resurrezione, Ascensione, Pentecoste, Assunzione, Incoronazione della Madonna.

Annunciazione, Predica nel Tempio, Circoncisione

Assunzione

Resurrezione, Incoronazione della Madonna

I cinque Misteri Gloriosi

Ma non finisce qui. Di questo tipo, ci sono almeno altre due opere notevoli, eseguite a Bologna in quegli anni. La prima è la serie di Misteri realizzata per la Cappella del Rosario nella Chiesa di San Domenico. Questa cappella è proprio di fronte alla famosa Cappella dell'Arca di San Domenico.

Come si vede dalla immagine qui sopra, la composizione è molto più usuale: quindici pannelli quadrati disposti attorno ad una specie di enorme gioiello. La composizione di Guido Reni per il santuario di San Luca è molto più originale. Ma va tenuto presente che i singoli pannelli in San Domenico sono stati eseguiti dallo stesso Guido Reni, da Ludovico Carracci, dal Tiarini, dal Cesi, dal Calvaert, dall'Albani e da Lavinia Fontana. Un documento attesta che l'intera serie dei quindici pannelli era già in loco nel 1601. Quindi sono quasi coincidenti le date di esecuzione dei Misteri in San Domenico e di quelli della Basilica della Madonna di San Luca. E' molto diverso lo spirito: in San Domenico è prioritaria la realizzazione di una piccola galleria d'arte con i migliori talenti della scuola bolognese, mentre alla Madonna di San Luca è prioritaria la comunicazione con i fedeli. Credo che le suore abbiano apprezzato il modo del Reni, che chiaramente aveva chi lo consigliava, essendo poco più che ventenne.

La seconda è per me una dolorosa istoria, almeno per il momento. Perché vicino a Bologna, a Quarto Inferiore (una frazione di Granarolo) nella Parrocchiale c'è il quadro di Pietro Faccini, che è un capolavoro esaltato da Francesco Arcangeli nel Catalogo Critico della Mostra del Seicento Emiliano che si tenne a Bologna nel 1959. Il quadro è stato eseguito negli ultimissimi anni del Cinquecento, come gli altri due.
Cito i nomi degli autori delle schede critiche, con la presentazione di Cesare Gnudi: Francesco Arcangeli, Maurizio Calvesi, Gian Carlo Cavalli, Andrea Emiliani, Carlo Volpe. Una bella squadra. Riporto alcune frasi di Francesco Arcangeli nella scheda critica.
"... straordinari, forse il capolavoro del Faccini, sono i 15 misteri, legati da tralci di tenere rose. Non a caso il Malvasia li definiva 'tanto spiritosi'; e veramente il maestro, forse sentendosi anche più libero del solito, e per la piccola proporzione e per la commissione rustica, vi scatena un 'presto' così eccitante da non temer confronti nella pittura del tempo...
...le immagini sono viste come in corsa, buttate entro trepide e subitanee guaine, con una velocità ed un piglio incredibili...
Questo è l'apice del Faccini, anche nel cromatismo livido, vivace, rosa viola, verdi pesti, vegetali, sull'aria notturna."
Solo che in rete una immagine a colori non c'è, e nemmeno una decorosa in bianco e nero. Ricorro quindi al catalogo, con le fotografie del 1959 che sono quello che sono. Metto in piccolo una immagine totale, in grande -a chiusura del post- una immagine della parte superiore.
L'ho visto, questo quadro, ed è veramente una meraviglia. Pietro Faccini usa una composizione diversa da quella di Guido Reni, ed è difficile scegliere fra i due. Pensiamo a quante persone del popolo hanno ammirato questi quadri attraverso i secoli, non come quadri in sé, ma perché ci credevano, alla loro religione, e in queste opere trovavano la terrestre conferma della loro fede.

2 commenti:

mazapegul ha detto...

Bellissimo e utilissimo post (per indirizzare un'uscita agostana). Non solo. Ero in attesa di qualcosa che mi convincesse a guardare con attenzione i quadri e gli affreschi di Reni, per cui non ho inclinazione. Trovo nel tuo pezzo la motivazione cercata.
Maz
PS Le date hanno delle bizzarrie.

Solimano ha detto...

Maz, capisco le tue perplessità riguardo al Reni, le avevo anch'io e per certe opere ce l'ho ancora. Ma a parte la genialità di quest'opera (sotto l'aspetto artistico, ma ancor più sotto l'aspetto umano, comunicativo, religioso), il Reni è tutt'altro che l'Apelle clericale di cui scriveva il Longhi. Per cominciare a capirlo e ad apprezzarlo, occorre non rimuovere ma partire dal fatto che per lui il centro era la religione, quella cattolica e incarnata. La bellezza del Reni è lo splendor veritatis, prima o poi apprezzerai gli affreschi nella semicupola sopra l'arca di San Domenico, e la Pala dei Mendicanti, che adesso è nella Pinacoteca.
Ma vai a vedere anche il Faccini di Quarto Inferiore, un'altra meraviglia anche come comunicazione. Sicuramente il parroco avrà una cartolina a colori, me la spedisci usandola proprio come cartolina, e risolvo il mio problema di immagini. Però mi piace anche mettere una immagine inadeguata ma comunque metterla.

grazie e saludos
Solimano