lunedì 25 agosto 2008

Le copertine

Solimano
Nella vista logica Fumetti 2008 ho inserito gli acquerelli di Giuseppe Maria Crespi su Bertoldo e Bertoldino, i Misteri del Rosario di Guido Reni, le immagini del libro sulla Lingua italiana lussuosa di Giampaolo Barosso, le immagini dei manifesti dal libro di Max Gallo, ed adesso inserisco le copertine dei libri. Hanno qualcosa in comune fra di loro e con i fumetti, come sono comunemente intesi? Per me sì: il rendere più facile l'accostamento anche ai non acculturati, addirittura agli incolti, in modo che possano apprezzare contenuti altrimenti riservati a pochi. Però farlo in modo da non scadere, anzi, mettendo un di più di qualità e bellezza nelle immagini -che sono strumenti indispensabili- perché l'obiettivo è difficile da raggiungere.
Per le copertine, non sono andato a caccia in rete, ho semplicemente scavato fra i miei libri, privilegiando tre aspetti: la bellezza della copertina, la coerenza e la credibilità della collana editoriale ed il significato vero che quei libri hanno per me.
In apertura di post c'è la copertina de I centri del Rinascimento, edito da Feltrinelli nell'ottobre del 1965. L'immagine in copertina è della rapinosa Maria Maddalena di Carlo Crivelli, che sta ancora nella chiesa di Santa Lucia di Montefiore sull'Aso, in provincia di Ascoli Piceno. Il testo del libro è del grande critico André Chastel. Questa serie di libri incantevoli non fu progettata in Italia, ma in Francia, da André Malraux e Georges Salles. Curiosamente, il titolo di questo libro nell'edizione francese fu Renaissance méridionale. In Italia, dapprima li pubblicò Rizzoli, poi Feltrinelli. Più tardi, Rizzoli ne fece un reprint con delle edizioni economiche. Credete a me, questi libri valevano la spesa. Non per comprarli tutti (avrei dovuto fare un mutuo...) ma alcuni sì. Ne ho sette, come sette peccati capitali e goduriosissimi.

La copertina della Trilogia del Wallenstein è semplice, nella sua apparente povertà. La data dell'edizione è il febbraio 1967. La collana sappiamo tutti qual è: la BUR, Biblioteca Universale Rizzoli. Edizioni integrali, traduzioni curate, formato veramente tascabile, prezzo abbordabile. Uscivano quattro libri al mese, per anni andai avanti a comprarli tutti, prendendo pochissime fregature. Ne ho ancora quasi duecento. Diversi anni fa commisi l'errore di regalarne decine in giro, errore che non mi sono ancora perdonato. Perché ho scelto Schiller? Perché se ne parla pochissimo, eppure Goethe disse "Il Wallenstein è così grande che nel suo genere non vi è niente che l'eguagli". Fu scritto da Schiller in venti mesi, a partire dal 22 ottobre 1796, quando aveva trentacinque anni. Quando la TV era una cosa seria ne fecero anche uno sceneggiato in tre puntate, di cui ho perso traccia.

Millemosche innamorato è un libro fatto in tre: gli scrittori Tonino Guerra e Luigi Malerba, il disegnatore Adriano Zannino. Sono stato incerto se mettere la copertina o la controcopertina, bellissime entrambe. Ho optato per la copertina perché ci sono i nomi oltre al titolo. Fu edito da Bompiani nel 1971. Un formato non consueto, quasi quadrato, ed un libro spaiato, non mi risulta che appartenesse ad una particolare collana. Uno dei temi di fondo è la fame nell'anno Mille, come appare dal seguente dialogo:
"L'amicizia non si mangia!"
"L'amicizia no, ma l'amico sì, se uno ha molta fame".
I tre protagonisti sono Pannocchia, Carestia e Millemosche, che sono amici, ma che si dividono quando arriva la bella Menegota che figura anche in copertina.

Il libro Guida pratica ai funghi in Italia fu edito nel febbraio 1983 da Selezione dal Reader's Digest, per la Biblioteca per chi ama la natura (su cui tornerò, prima o poi). Mi fu molto utile nelle mie diurne e notturne uscite da fungaiolo. E' un libro di serietà teutonica, difatti l'edizione originaria uscì in Germania. Per ogni fungo c'è una fotografia piccola, ma c'è un disegno grande e curato che aiuta il riconoscimento. In copertina, come si vede, c'è il Signor Ovulo, Amanita caesarea. Ebbene sì! Conosco un posto da ovuli sull'Appennino. Ce li ho anche trovati e poi mangiati, però non ve lo dico, che fungaiolo sarei, altrimenti? Un fungaiolo, se gli si domanda dove si trovano i funghi, risponde: "Il bosco è grande", dicendo la verità, salvo che, a cinque metri di distanza, dietro quel tronco, lui sa che c'è la fungaia.

Le Grand Meaulnes di Alain-Fournier, nella economicissima edizione Le Livre de Poche dell'editore Fayard, 1971. Il formato è appena un po' più grande di quello della BUR, le copertine colorate, e colorato anche il bordo delle pagine, di un simpatico rosa-arancio. La carta è quella che è, ma i testi sono curati e in questo caso c'è una introduzione utilissima di Daniel Leuwers. In copertina, Claude Monet ci sta benissimo. Riguardo il libro, chi non sa il francese lo impari, così se lo legge. Come scrivevo tempo fa, leggere Le Grand Meaulnes è ragione sufficiente per imparare il francese. A Parigi, saccheggiai una bancarella, per prendermi dei Livre de Poche. Alcuni poi non li ho letti, ma questo, Zazie e Topaze li ho consumati a furia di leggerli.

I racconti ed i romanzi brevi di Joseph Conrad, nella quarta edizione Mursia che comprai nel 1979. Quasi 1300 pagine di uno degli scrittori che amo di più, con dentro Il negro del Narciso, Cuore di tenebra, Al limite estremo, Tifone, Il duello, Il compagno segreto, Freya delle sette isole, La linea d'ombra ed altro ancora. Non è una edizione di lusso, il costo era molto ragionevole, la collana era I grandi scrittori di ogni paese di cui ho profittato altre volte. Sulla copertina, l'illustrazione è felicissima. Si tratta di una litografia dell'ammiraglio Fisquet: Douane de Manille, appropriata a Conrad di cui è stato detto -a mio parere giustamente- che non ama il mare, ama le navi.

Le Operette morali di Giacomo Leopardi a cura di Sergio Solmi nell'edizione Einaudi del 1976, che riprendeva quella dei Classici Ricciardi del 1956. Una copertina di elegante semplicità, tutti i volumi della collana avevano la stessa copertina. Credo che fosse una serie con successo limitato, difatti ne ho trovato diversi su bancarelle di libri a metà prezzo. Ne ho comprato alcuni: Baretti, Bartoli, Marino, Bettinelli, Basile. Mi sono pentito di non averne comprato altri. Un magnifico segno di stile: in questo, come in altri libri della collana, l'introduzione è posta in fondo, non all'inizio. E sono libri a cura di Solmi, Bonora, Ferrero, Raimondi.

Ci furono molte polemiche quando uscirono le decine di volumi della collana Einaudi Biblioteca Giovani, ricordo degli appassionati articoli di Natalia Ginzburg. Il discorso era su quali titoli ci fossero in più e quali mancassero, un discorso tanto per polemizzare, perché lascia il tempo che trova. Resta il fatto che io ho conosciuto Gregorovius e Reed, Saint-Simon e Gibbon, Gaster e Prescott attraverso questi libri, di edizione dignitosa e curata e di prezzo ragionevole. Ho scelto la copertina de La Certosa di Parma di Stendhal, con la traduzione di Camillo Sbarbaro. Non lo leggo più se non per la curiosità di sfogliarlo, perché Stendhal da tempo ho imparato a leggerlo in francese. Ammiro di più Le Rouge et le Noir, ma ho i miei motivi per amare di più la Chartreuse, il motivo principale è Gina Sanseverina. L'edizione è del 1975. Il disegno riportato in copertina non reca stranamente l'indicazione dell'autore. Lo trovo appropriatissimo, sembra nato per la Chartreuse.

Sull'abbinamento delle Cosmicomiche di Calvino ad Escher (Autre Monde), anche Qfwfq sarebbe d'accordo. Però questo libro di Calvino credo che oggi sia letto meno di quel che si dovrebbe (e vale anche per Ti con zero). Sono tempi di oscurantisti, non solo religiosi ma anche laici, che privilegiano i libri che li tengono lontani da ciò che dovrebbero sapere ed avere interiorizzato: la storia dell'universo, l'evoluzione della specie, le scoperte matematiche e biologiche. Tutte le scuse sono buone per adornarsi di ali velleitarie e irrazionali, a colpi di citazioni strumentalizzate e strumentalizzanti. Si può star sicuri che da questi libri di Italo Calvino girano alla larga. Li prendono per libri di favole strane, che non capiscono e di fronte a cui non riescono neppure a sorridere. Sui libri Einaudi, che dire? Tutto bene, salvo che due su dieci oggi non reggono. E' comunque una percentuale bassa. Il problema era il prezzo, io li compravo sì, ma stando sul sicuro. Non arrischiavo. La mia edizione è del 1965.

Sugli Adelphi, c'è l'incertezza della scelta. Difficile che sbaglino un libro, difficilissimo che sbaglino una copertina. Ho scelto una copertina un po' sinistrata da qualche trasloco domestico, ma Zhuang-zi ci voleva proprio. Lo comprai alla quarta edizione, nel 1990 (la prima fu nel 1982), e rappresentò una delle poche letture veramente durevoli di un periodo in cui lessi voracemente tutto ciò che sapeva di zen e di taoismo. Fortunatamente le cose si decantarono, un sano riduzionismo mi permise di distinguere il grano dal loglio (che ce n'è tanto), ma lo Zhuang-zi è un libro che ha la pelle dura. Con una impropria sintesi, in Cina da secoli è in corso la stessa battaglia: i confuciani vincono sempre, ma i taoisti, presto o tardi, riappaiono. Così succederà ancora, lo yin e lo yang continueranno i loro complici giochi. Il magnifico disegno in copertina è un particolare di un dipinto attribuito a Ch'ien Hsuan (1235-1290): le libellule, colorate diversamente l'una dall'altra, stanno volando, ma cosa farà la rana?

Come immagine di chiusura, ero tranquillo come per l'apertura: la copertina di Studi di iconologia, il bel libro di Erwin Panofsky, edito nella famosa collana Saggi dell'editore Einaudi nel 1975, comunque tardissimo rispetto alla pubblicazione in lingua inglese (New York 1939). Mi convinceva anche la copertina in sé, con L'Allegoria dell'Amore e del Tempo, il capolavoro del Bronzino su cui nel libro ci sono pagine indimenticabili.
Solo che ieri mi sono accorto di una cosa curiosa a cui non avevo mai fatto caso, ed ho pensato che c'era un braghettone. L'immagine riportata sulla copertina è modificata, rispetto al quadro del Bronzino, l'ipotetico braghettone era intervenuto coprendo quanto basta la Dea Venere. Non mi pareva vero, ho cercato nel testo qualche spiegazione, trovando soltanto l'immagine in bianco e nero in cui la Dea è come l'ha dipinta il Bronzino, con il titolo La lussuria smascherata. Mi è venuto ovviamente da ridere, e qui sotto inserisco la copertina del libro ed una immagine della Allegoria del Bronzino. Che alla Einaudi nel 1975 fosse in azione un braghettone mi sembrava impossibile, ma volevo trovare una spiegazione, anche perché, a settembre dell'anno scorso, avevo inserito nel Nonblog di Habanera un post che trovate qui: L'Allegoria dell'Amore e del Tempo. Ho fatto un rapido conto (con il ShinystatPRO è agevole) ed ho constatato che dal settembre 2007 ad oggi quel post ha avuto 2613 richieste dirette, che sono un bel numero. Se avessi messo l'immagine in copertina al libro Einaudi, avrei probabilmente avuto meno della metà dei visitatori, ma potrebbe anche essere che se sul libro avessero messo l'immagine vera del quadro del Bronzino, avrebbero venduto il doppio. Il problema insolubile è un altro: chi ha il coraggio di dire al Bronzino che è stato censurato dalla Einaudi? E chi lo dice al duca di Firenze, Cosimo I ed a Francesco, Re Cristianissimo di Francia, a cui quel furbone di Cosimo ne fece dono? Correva l'anno 1546, si vede che nel 1975 eravamo diventati più pudichi. Volevo veramente capire. Finché ho letto una notizia in Wikipedia:
"Nell'Ottocento la sensualità erotica del dipinto destava imbarazzo: per questo le nudità di Venere nel basso ventre furono coperte da un panno giallo, tolto solo successivamente durante un restauro novecentesco eseguito con ottimi risultati".
Quindi tutto si spiega: alla Einaudi hanno usato una immagine precedente al restauro, che è comunque un segno di incuria, visto che nel testo del libro compare l'immagine in bianco e nero successiva al restauro.

P.S. Guardate le immagini ingrandite, per favore.


Bronzino: Allegoria dell'Amore e del Tempo 1540-45
Olio su tavola cm 147 x 117 National Gallery, Londra

19 commenti:

Giuliano ha detto...

Caro Solimano, ecco che tocchi un punto dolente del mondo di oggi. L’editoria degli anni 40-60 era rivolta verso la divulgazione. “Divulgando” si allargava il mercato: un’operazione geniale, stampando questi libri gli editori facevano soldi (soprattutto on i tascabili) e la gente poteva leggere, conoscere, imparare, togliersi delle curiosità. L’editoria era opera quasi tutta di “ignoranti” come Rizzoli e Mondadori (due ex operai che venivano dalla tipografia), ma c’erano anche Einaudi e Feltrinelli (due figli di papà) e tanti altri.
A Milano alla Scala, negli anni ’60, a guidare il teatro arrivarono Paolo Grassi e Claudio Abbado, sempre con l’idea di far conoscere i capolavori (la nostra Tradizione) a tutti quelli che ne avevano voglia. Prima ancora, Giorgio Strehler (sempre con Grassi) con la sua idea del teatro per tutti...
Erano anni così, io ho fatto in tempo a prenderli per la coda (fine anni ’70) ma qualcosa mi è rimasto dentro. E’ per questo che mi viene il magone quando vedo come è ridotta l’editoria in Italia, televisioni comprese: come ben sappiamo, è il vento che tira da un’altra parte e questo è inevitabile, ma se questo stato di cose dura e trionfa va detto che il nome di un responsabile c’è, e non stiamo qui a ripeterlo. E’ il nome di chi ha deciso che la tv è solo un mezzo per fare soldi, non importa come; c’erano altri modelli possibili ma il signor SB li ha spazzati via – ci penso non per la cultura alta ma ogni volta che vedo una partita di Champions League “a gratis” sulla tv della Svizzera Italiana (finché non li oscurano, qui al confine si vede benissimo: un gesto assolutamente eversivo, il calcio gratis!).
Sabato leggevo un’intervista a Virna Lisi, sulla Stampa: dice tante cose belle ed è normale, perché è una persona molto intelligente. Ma una cosa me la dovrebbe spiegare: come è possibile conciliare l’ammirazione per S.B. con la presa di posizione contro la tv “dove basta mettersi col q. di fuori per avere successo”. Io vorrei sommessamente chiedere alla signora Lisi, che ammiro da sempre: ma chi l’ha inventata, quella tv col q. di fuori? Chi ha “mangiato” l’Einaudi e la Mondadori? Chi ha fatto sparire gli editori veri dalla tv (Rusconi, Mondadori, perfino gli Agnelli) tagliando loro sotto i piedi la risorsa della pubblicità?
Mah, pazienza. Portiamo pazienza, io a questo punto non saprei che altro fare.

Anonimo ha detto...

Condivido in pieno l'intervento di Giuliano che però è un concetto ahimè ( si scrive così?)di moda e non fa effetto su nessuno.
Tutti danno la colpa a SB, per tutto, a tal punto che lui stesso ne risulta martire felice e vincente, tanto paga, molto e tutto. Però, quando la coalizione della controparte, ovvero, la sinistra che io ho appoggiato fin dal '77, dopo aver fatto una battaglia verbale contro il conflitto d'interessi durata il governo del Nostro, e poi una volta insediatasi a sua volta, non HA FATTO NIENTE in tal senso, ecco, allora io andrei piano a dare tutto "l'onore della colpa" (perchè adesso è vincente chi ha fatto, come e a che prezzo non importa) a SB, perchè mi pare ben distribuita a questo punto.
Poi è dall'80 secondo me che non si sa e non si vede più niente di decente. Ma quando, di fronte al solito vil danaro e conseguente potere, tutti più o meno abbozzano, allora sono d'accordo con te Giuliano, c'è ben poco da fare.
Noi siamo un popolo (santi, poeti e marinai) mi consenta (cit)di fessi che mantiene degli indagati e dei condannati al potere per farsi governare. Io credo che più di così non sia possibile immaginare. Tutto il resto, se mi permetti è puro contorno.

Giuliano ha detto...

Cara Silvia, sono d'accordo. A fare le xxxxxxxx c'è sempre chi comincia e chi gli va dietro. E anche chi, per dimostrare che non è d'accordo, fa un'altra serie di xxxxxxx ancora più grosse.
Chi può, come Claudio Abbado, molla tutto e torna solo quando ne ha voglia, per stare con gli amici e le persone di cui si fida, e anche perché in fin dei conti questo è un bel Paese, gli si vuol bene nonostante tutto. (E speriamo che qualcosa di quel bello sia ancora in piedi, tra vent'anni).

Habanera ha detto...

Caro Giuliano e cara Silvia, avete ragione entrambi.
SB, da sempre, pensa soltanto agli affari suoi e la divulgazione della cultura è proprio l'ultimo dei suoi interessi. Peggio, è una cosa che andrebbe addirittura contro i suoi interessi: un popolo ignorante è più facile da dominare.
Ma la nostra cara sinistra, a cui fedelmente continuiamo a dare i nostri voti, cosa ha fatto in concreto per correggere questa pericolosissima deriva? Niente di niente di niente!
E gli Italiani (brava gente?) in che misura si oppongono a questo stato di cose? Mi sembra che il signor SB goda di un buon successo popolare e di un numero strabordante di voti.
Il che mi fa venire qualche dubbio sul livello di civiltà del nostro paese.
Io sono talmente nauseata da questo stato di cose che ho deciso di tenere rigorosamente fuori dal Nonblog gli argomenti strettamente inerenti alla politica. Ben vengano però questi commenti in cui, se non altro, possiamo sfogarci un po' tra di noi.

Tornando al bel post di Solimano devo dire che ho trovato geniale questa idea di parlare di letteratura e di case editrici prendendo spunto dalle copertine dei libri. Ne viene fuori una panoramica interessantissima ed anche il nosto occhio ha delle buone ragioni per goderne.
Un'ultima considerazione e poi chiudo qui perchè questo commento ormai è quasi più lungo del post. Ma quelle braghette di Venere, secondo voi, non attirano l'occhio proprio lì, da dove lo si voleva distogliere? Operazione ridicola perchè l'erotimo di quel dipinto sublime non sta nei particolari ma nella forza dell' insieme.
H.

Solimano ha detto...

Non credo che Berlusconi sia l'uomo nero che ha colpa di tutto, e gli altri siano bianchi che più bianchi non si può. Credo che sia come il fascismo, che Croce diceva che era una parentesi, invece era l'espressione di una certa Italia. E' facile parlare di parentesi o trovare uno che ha la colpa di tutto. Berlusconi, quella certa Italia, tendenzialmente maggioritaria, la esprime, e fare i duri e i puri non serve, serve fare le cose che bisogna fare, e politicamente i nostri sono largamente inadempienti, senza fare esempi concreti che ne avrei per tutto un blog.
Ho scelto di fare della prepolitica acculturata. Ci fatico, ma ne vedo il ritorno, e sicuramente male non fa.
Ma non mi sento rappresentato da chi in Parlamento ha detto tranquillamente che si erano messi d'accordo con Berlusconi per le TV (così disse Violante, senza essere smentito). E danno tutta la colpa a Travaglio, a Stella, a Gomez, a Barbacetto, a Odifreddi, che sono tutti dei cattivacci, che disturbano il manovratore.
Io non voto né Di Pietro né Lega, men che meno mi piace Beppe Grillo, ma si vede che dentro alle persone lo scontento è forte, molto forte. E il motivo c'è, eccome.
Habanera, delle due immagini, preferisco largamente quella vera del Bronzino. L'altra, quello dello straccetto messo lì, proprio lì, mi sembra da ridere, se non ci fosse da piangere nel pensare che c'era (e c'è ancora) gente così distorta.

saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Ma, la metto lì, ma proprio lì: non può essere che sia stata scelta quella copertina (in considerazione che il reale dipinto è anche dentro al libro)per evidenziare un certo tipo di censura?

Anonimo ha detto...

Condivido le opinioni (di buon senso) sin qui espresse -seppure, presto o tardi, con Solimano si dovrà ragionare su questa "prepolitica" -, ma passando di palo in frasca, ovvero in funghi, sono anche io una discreta cercatrice. Peccato che da noi piova poco. Tocca andare in Basilicata, dove anni fa ho trovato tanti ovoli e proprio "sotto il naso". In Puglia, invece, è il cardoncello il più prelibato.

Giuliano ha detto...

Di politica parlerò a lungo, dalla settimana prossima, quindi c'è tempo per tornarci su. Per il momento, vi indico uno dei primi titoli: "Mezzogiorno di fuoco", che è di un'attualità notevole.
(ma di uomini neri ce ne sono tanti: qui ci si dimentica sempre di Umberto Bossi, il peggio del peggio della lombardità).
Invece a me piaceva sottolineare come sono cambiati i tempi, per questo ho parlato di Rizzoli e Mondadori. Non è che stampassero i classici per amor di cultura, è che vendevano: la gente era curiosa e voleva imparare. Io non ho fatto grandi studi, quel poco che so lo devo ai tascabili economici, ai remainders, alle bancarelle, e anche alla Rai: non quella di oggi, quella che faceva servizio pubblico e che in parte resiste ancora, ma prima o poi riusciranno a cacciare anche gli ultimi "dinosauri"...
Purtroppo, bisogna parlare al passato.

Anonimo ha detto...

@Giuliano, da molti anni la politica rappresentata è in mano ai ragionieri, gli intellettuali non si a che fine abbiano fatto. Poi capisco che possa risultare difficile operare in un luogo dove le idee non contano un fico secco.
Siamo in un paese in mano ai ragionieri. Spesso prezzolati. Temo Giuliano che non potrà essere bellissimo tra vent'anni se andremo avanti così. Sarebbe bello invece, capire cosa si potrebbe fare perchè possa cambiare la rotta.

@Habanera, non credo sia possibile non parlare mai di politica, considerato che la subiamo ogni giorno. Però sono d'accordo con te,
passa la voglia di confronto, di parlarne, perchè si ha la sensazione, purtroppo che non servirebbe a niente.

@Solimano, hai detto bene, lo scontento c'è eccome. E sono felice che tu faccia prepolitica acculturata, ma sarebbe bene che venisse fatta anche altrove che non significa solo la tv, che io comunque considero assai colpevole di questo stato di cose, ma per esempio nelle scuole, dove non si insegnano nemmeno le basi grammaticali della lingia italiana.
Non può funzionare così a lungo. Poi è vero, SB non è colpevole di ogni cosa, ci mancherebbe, i concorsi di colpa sono molteplici, forse per questo la gente si accalca e accalora ad ascoltare un comico. Anche questo non va bene, a mio avviso, come non va bene eleggere la Carlucci o Cicciolina. Ma anche di questo do colpa alla tv commerciale che è riuscita ad amalgamare così bene il sacro col profano che tra poco sarà la Clerici a presentare i disegni di legge e Maroni ci cucinerà un bel soufflè al rom. Pasolini per altro l'aveva pronosticato 50 anni fa.
Il rigore morale e culturale sono svaniti, sarebbe bene recuperarli da qualche parte.

@Angela, io per le teste dei porcini impanate e fritte potrei uccidere. Ma fritte bene però, che altrimenti non si digeriscono nemmeno col Maalox.
Basilicata...una terra che conosco poco ma che pare offra magnifici doni della natura. Glo ovoli dicono che siano buonissimi. Non li ho mai assaggiati.

Solimano ha detto...

Giuliano, Mondadori, Rizzoli e non dimentichiamo Fabbri, perché "I maestri del colore", snobbati dai sopracciò, sono stati molto utili. Allora le immagini belle (ma piccole) si trovavano solo nei libri Skira, che erano carissimi e comunque alla portata culturale di pochi. Anche per I maestri del colore ho fatto l'errore di regalarne in giro, ma una cinquantina li ho, ed è successo una cosa strana e bella. Molti dei curatori, allora quasi ragazzotti, sono diventati critici seri e stimati. Mondadori, Rizzoli e Fabbri facevano bene, perché pensavano solo al successo economico e facevano tutto per averlo, ma benché ignoranti erano intelligenti e si circondavano di gente culturalmente capace, purché non facesse danni al business. Mentre Einaudi e Feltrinelli volevano mettere troppo il becco (l'invidia è un sentimento tanto più diffuso quanto più negato), fare tutte le parti in commedia, cosa sbagliatissima anche negli affari.
Silvia, io, quando scavo sono tignoso, e ho scoperto che l'Enciclopedia Monografica della Fondazione Cini, una cosa serissima, dieci anni prima della pubblicazione del libro Einaudi di Panofsky aveva già la riproduzione senza straccetto, quindi è stato proprio uno sfondone di chi ha curato la faccenda.
Angela, un esempio di prepolitica è questo blog (e non lo dico per sfoggio, non ne ho bisogno). Ma sarebbe possibile che se ne facessero tanti su tanti argomenti, di multiblog (o blog di gruppo), con poche ferree regole, se no non funziona. Perché il monoblog rischia l'irrilevanza e la frustrazione. Basta un gruppo piccolo di persone diverse che si stimino e il tutto può diventare maggiore della somma delle parti.
Riguardo ai funghi, non ho mai sentito parlare del cardoncello, ma sicuramente lo conosco, perché ogni posto ha i suoi nomi. Gli ovuli crudi col formaggio grana sono il meglio in assoluti, non bisogna essere sfiziosi per qualche vermetto, ma basta mettere i funghi a testa in giù e i vermi risalbgono il gambo e si taglia in fondo. Il risotto con i galletti (cantherellus cibarius) è persino meglio di quello con i porcini, e le mazze di tamburo impanate e fritte... Aaaaahhh!

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Oh beh, come fungiàtt te conossevi no. Adesso manca solo che tu mi dica che giocavi all'ala sinistra nelle giovanili del Bologna...

Anonimo ha detto...

Mi piace il rigore praticato in modo sistematico:)

Solimano ha detto...

Giuliano, ad andare a funghi ho smesso quando sono venuto ad abitare in Lombardia. Troppa gente in macchina per strada, ci vogliono due ore ad arrivare nei primi posti, e passa la voglia. A Parma, in mezz'ora tre quarti d'ora al massimo ero nei posti. Qui a Monza mi diverto ogni tanto a girellare nelle zone non battute del Parco, i funghi vanno bene non solo per mangiarli ma anche per vederli e riconoscerli.
Ebbene sì! Ero l'ala sinistra nelle giovanili del Bologna. Poi è arrivato un certo Pascutti, un raccomandato, e mi ha fregato il posto.
Silvia, il rigore è importante in tutto, compresa la rete e compreso l'ozio. Per essere veramente oziosi e felici bisogna essere dotati di rigore coerente, se no si diventa lazzaroni e tristi.

grazie e saludos
Solimano
P.S. Il rigore è importante anche nell'amore...

Giuliano ha detto...

Una nota per chi non è comasco: "fungiàtt" non è dispregiativo, è proprio "funghista", chi va per funghi: "Micologo".

Anonimo ha detto...

Vero vero. Oziosi e feliciè uno stato di grazia. Sono in pochi a poterselo permmetere.

Anonimo ha detto...

Sono stata colpita dal nome in grassetto: Alain Fournier! E poi da quello che dici, o Solimano: Riguardo il libro, chi non sa il francese lo impari, così se lo legge. Come scrivevo tempo fa, leggere Le Grand Meaulnes è ragione sufficiente per imparare il francese.
Le grand .eaulnes è stato uno dei primi libri "seri" che ho letto, avrò avuto 13 o 14 anni, e tutto grazie alla mia solita mitica mamma. Io lo considero "il libro più bello della mia vita"an anche se so benissimo che Guerra e pace è certamente più bello e importante. E' però IL libro della mia giovinezza, quello che non ho mai riletto e che, credooo, non rileggerò mai. La paura della delusione, o meglio di non provare più le stesse emozioni (e come potrei? Sono passati tanti anni, oggi sono adulta) mi frenano.
Col cell non posso vedere le copertine; alcune le conosco, come le Operette Morali,copertina splendida nella sua semplicità, o come Le Cosmicomiche, proprio l'edizione che possiedido.
Calvino...!
Appena torno a casa mi guardo il post bellissimo e intelligente sul pc fisso. Eh già, tra poco si ricomincia.

Solimano ha detto...

Arfasatto, ti consiglio caldamente di rileggere Le Grand Meaulnes. Regge, regge eccome, si apprezzano nella rilettura degli aspetti che da ragazzi non si notavano, si capisce che è una grande favola concreta ed anche tragica. Leggendolo in francese, se possibile.

grazie e saludos
Solimano

Ermione ha detto...

Mah, la tentazione di rileggerlo c'è, sai che è come tornare indietro nel tempo e riprovare le sensazioni di allora. So che non è possibile, è questo che mi frena. Ma insomma, prima o poi lo rileggerò; ne ho due copie, una tradotta ed una in francese.
Ribadisco, ora che ho visto le copertine, che questo post mi piace assai.

yanmaneee ha detto...

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