lunedì 18 agosto 2008

Pericoli e Stevenson

Solimano
Eh sì! Giuliano ha tirato in ballo Stevenson e io non posso esimermi. Non tutto Stevenson ma solo L'isola del tesoro, un romanzo che per me ragazzo ha contato come l'Iliade e l'Odissea.
Nel 2003 Tullio Pericoli ha pubblicato il libro "Otto scrittori" presso l'editore Adelphi. Fra gli otto scrittori c'è anche Stevenson, e nel blog metto alcuni particolari delle immagini, che mi sembrano in assoluto le più felici del libro (anche se Joyce non scherza). Le immagini riguardano Stevenson, non direttamente L'isola del tesoro, ma è come se Tullio Pericoli guardasse lo scrittore attraverso il binocolo del cuoco Long John Silver o del capitano Alexander Smollett, fate voi.

Ho trovato oggi in un altro libro una dedica iniziale scritta da Stevenson, dedica che non mi ricordavo. Mi ha divertito fin dal titolo e la inserisco qui, mi dispiace solo di non averla in inglese.

All'esitante compratore

Storie marine in marinaresco tono
E tempeste e avventure e caldi e geli
E bastimenti e isole crudeli
Piraterie, e interrato oro,
E ogni vecchia favola ridetta
Nei precisi antichi modi:
Se tutto ciò, come a me piacque un tempo,
Piaccia ai più savi giovani d'oggi:
Così sia, così accada! Se no,
Se il giovane studioso non più brama,
Gli antichi amori suoi dimenticò,
Kingston, o Ballantyne il valoroso,
O Cooper della selva e del maroso:
Così pur sia! E rassegnato io possa
Dei miei pirati entrare nella fossa
Ove dormono quelli e lor fantasmi!


Quando leggevo, mi schieravo. Così nell'Iliade stavo con Ettore ed Aiace (forse perché ero tifoso di Bartali), mentre nell'Odissea ero incerto fra Nausicàa e Circe (ero un po' cresciuto...). Ne L'isola del tesoro, a parte la naturale identificazione col ragazzo Jim Hawkins, i miei preferiti erano il capitano Smollett e soprattutto Ben Gunn, il pirata lasciato da solo nell'isola dal capitano Flint. Ma sotto sotto mi piaceva anche Long John Silver (compresa la stampella e il pappagallo), anche se cercavo in tutti i modi di non farmelo piacere. Mentre non potevo soffrire Trelawney, quello che ha la nobiltà ed i soldi e che compra la Hispaniola. Il dottor Livesey invece era sopportabile, anche se aveva il grave difetto di dire sempre la cosa giusta. Nel capitolo in cui c'è lo scontro mortale fra Jim e il cattivissimo quartiermastro Israel Hands, confesso di aver dato una mano a Jim, anche se adesso so che è scorretto entrare nella trama di un libro.

Il romanzo fu pubblicato nel 1883, ma prima (1882-83) era uscito a puntate sulla rivista per ragazzi Young Folks, con il titolo Sea Cook, or Treasure Island. Tutto era cominciato con un acquerello disegnato da Lloyd Osbourne, figliastro di Stevenson, che aveva rappresentato la mappa di un'isola. Stevenson completò la mappa mettendo i nomi ai posti e firmando il foglio, poi si mise a scrivere il romanzo.
Traggo da Wikipedia che Henry James definì il libro "perfetto come un gioco da ragazzi ben giocato". Gerard Manley Hopkins scrisse addirittura che "c'è più genio in una pagina di Stevenson che in un volume di Sir Walter Scott".

Il successo fu immediato, il premier inglese raccontò che era stato sveglio fino alle due di notte per leggerlo (cosa che con l'attuale premier italiano sarebbe impossibile, nel senso che sta sicuramente sveglio fino a tardi, ma non per leggere libri).
E' tutt'altro che un libro allegro, ci sono scontri, uccisioni crudeli, tradimenti, ma è un libro che rende felici nella lettura ed ancor più dopo averlo letto, perché diventiamo animali leggitori, sempre in caccia di altri libri che ci coinvolgano in modo così totale. Il coinvolgimento non sorge solo dal come andrà a finire dei libri in cui conta esclusivamente la storia, ma dall'interesse sempre rinnovato che c'è riga per riga, qualsiasi sia l'argomento di cui scrive Stevenson.

Nel fare i suoi splendidi disegni, Tullio Pericoli si è certamente ispirato ai ritratti di Stevenson che fece John Singer Sargent. Qui inserisco una immagine prendendola dal Nonblog di Habanera, in cui è in cima al post "Cercare tesori nascosti" in cui Giuliano parla della corrispondenza epistolare fra Robert Stevenson e Henry James.
A suo tempo guardai anche lo sceneggiato televisivo dedicato all'Isola del tesoro. Il regista fu Anton Giulio Majano e fra i principali interpreti c'erano Ivo Garrani, Arnoldo Foà, Alvaro Piccardi, Corrado Pani, Riccardo Cucciolla e Gianno Garko. Non fu tra gli sceneggiati migliori. Anton Giulio Majani era stato soprannominato il nemico di Dostoevskj da Saviane, che scriveva le acuminate critiche televisive su l'Espresso. Tutto perché aveva raccontato in una intervista la fatica infernale che aveva dovuto sopportare per fare uno sceneggiato (credo su Delitto e castigo), perché c'era da togliere tutto lo psicologismo che danneggiava la storia...
Al cinema, L'isola del tesoro l'hanno fatta una cinquantina di volte e non ne ho vista una, però mi sono imbattuto in alcune immagini tratte dal film Muppet Treasure Island (1996) del regista Brian Henson. Mi hanno divertito, Jim Hawkins e Long John Silver li vedo bene coi Muppets e quindi metto le immagini a chiusura del post.


7 commenti:

Anonimo ha detto...

Volevi Ballantyne the Brave in inglese? Eccola:
http://www.ballantynethebrave.com/articles/who_was_rm_ballantyne/
Complimenti per il tuo stupendo blog, che ho appena scoperto grazie a C'è da fare/motivi x alzarsi al mattino
Ciao ciao. Abbracci e libri!

Anonimo ha detto...

Scusa!
Manca un pezzo nel testo. L'indirizzo sarebbe:
ballantynethebrave.com/articles/who_was_rm_ballantyne/

Giuliano ha detto...

A questo punto, pensandoci bene, direi anche che ci serve un'esperta in Muppet.
Se Roby ne sa qualcosa...

Anonimo ha detto...

E' vero ciò dici riguardo l'importanza di alcuni autori che hanno la capacità di appassionare una mente giovane (e non solo) alla lettura. Ho pensato subito a M. Twain , con le sue avventure di Tom Sawyer e il seguito di Huckleberry Finn che ancora occhieggiano dalla mia libreria. Capolavori che hanno il pregio di aprire le finestre sul mondo, che vivono di vita propria ma richiamano alla voglia di avventura e di sognare che non dovrebbe abbandonarci mai. Credo che i J.Grisham, i W. Smith e i G. Jennings di oggi lo abbiano capito bene.

Solimano ha detto...

Grazie Utxi dell'informazione. Gran bel posto Gerona in Catalogna. Ci sono stato benissimo, per la città e per le persone. Torna a trovarci!

saludos y besos
Solimano

Solimano ha detto...

Silvia, eh sì, Huckleberry Finn. Lo metterò nel Livre mon ami, prima o poi, ma devo trovarmi nello spirito giusto. Occorre essere in stato di grazia per scivere di un libro così bello, ma soprattutto così vitale.

saludos
Solimano

Anonimo ha detto...

Solimano: Tornerò senz'altro. Sono stupita dell'altissima qualità dei blog italiani. Leggerti diventerà un'appuntamento fisso per me.
Se vi serve qualcosa dalle mie parti, sono a portata di click.