Nei tempi gloriosi di Linus (gli anni Sessanta e Settanta) si capiva benissimo cosa pensassero i lettori. C'era un gradimento universale per i Peanuts, difatti c'erano quasi sempre loro in copertina e in controcopertina. Erano molto apprezzati anche Pratt, Crepax , Parker e Hart (Wizard of Id e B.C.) e Bristow. I casi di Walt Kelly e di Al Capp erano un po' diversi, perché di Pogo non si poteva non parlarne bene (però ho seri dubbi che tutti lo leggessero) mentre di Al Capp se ne parlava più male che bene (ma lo leggevano tutti). Le critiche erano di due tipi: quella politica, per cui Al Capp era ritenuto di destra, e quella estetica, perché il suo tratto pareva poco moderno, troppo caricato. Lascio perdere il discorso politico, che trovo poco interessante, con tutto quello che è successo dopo.
A me Al Capp (1909-1979) è sempre piaciuto per l'inesauribile capacità di inventare storie, ma anche per la sua esuberanza grafica. Al Capp è l'esatto contrario del disegnatore à la page, che si gioca tutto nella striscia quotidiana di tre, quattro vignette al massimo. Le sue storie duravano spesso più di un mese, in questo superato da Chester Gould, con Dick Tracy, e da Sidney Jordan, quello di Jeff Hawke. Così, la storia "Bullmoose & figlio" (1965) da cui traggo alcune vignette che metto nel post, comincia a pagina 47 e finisce a pagina 64, nel numero 26 di Linus uscito nel maggio 1967. Era naturale leggerle tutte di seguito, le storie di Al Capp, proprio come se fossero dei racconti. Ho scelto vignette a presenza femminile, perché a me le donne di Al Capp -in primis Daisy Mae- piacevano moltissimo. Un erotismo trionfante e virtuoso, alla faccia nostra. Una faccia contenta, però.
Il Generale Bullmoose, un capitalista straricco, sta parlando di suo figlio Buster che praticamente non ha mai visto, anche se gli passa un assegno di un milione di dollari al mese. Usa il binocolo per mostrarci che non è poi così vero che è il figlio l'unico interesse della sua vita. Al Capp è sfacciatamente complice con noi, affida tutto il peso della vignetta alla bella ragazza che sta prendendo il sole in primo piano.
Qui si vede a che tipo di collezionismo è appassionato Bullmoose. Solo che il figlio Buster, un trentacinquenne bruttissimo, piccolo e gracile, riesce a strappargli l'azienda. Boolmoose sa che anche il figlio è un collezionista, quindi si rifugia a Dogpatch perché ha in mente qualcosa.
L'ottantenne Boolmoose ha in mente Daisy Mae, la ragazza più desiderabile del mondo. Lo sa per esperienza, mentre il figlio Buster, che non conosce Daisy Mae, lo impara da un cervello elettronico (allora i calcolatori li chiamavano così). Li'l Abner sta leggendo sul giornale la scelta che ha fatto il calcolatore, ma non se ne meraviglia, perché a Dogpatch tutti sanno che il meglio è Daisy Mae.
Daisy Mae continua a fare i lavori di casa, mentre Li'l Abner fronteggia i curiosi arrivati a Dogpatch da ogni parte del mondo. Ma a Dogpatch è arrivato anche Buster, che vorrebbe che Daisy Mae entrasse a far parte della sua collezione e sta tessendo una sua losca trama: ha dichiarato di aver stipulato una lauta assicurazione sulla vita di Li'l Abner a favore di tutti gli abitanti di Dogpatch.
Li'l Abner va a cogliere l'uva marcia nelle vicinanze del canyon senza fine, ma stranamente tutti i cartelli di segnalazione pericolo sono spariti, così Li'l Abner precipita nel canyon senza fine, e la ragazza sta correndo per avvertire Daisy Mae.
A questo punto si fa avanti Buster, e Daisy Mae dovrebbe essere costretta a sposarlo. Il piccolo Onesto Abele non sembra contento dell'intenzione di Buster di mandarlo in un collegio nel Tibet. Ma tutto si aggiusterà, perché Li'l Abner si è salvato nel canyon senza fine e Buster viene inquisito per frode fiscale. Il generale Bullmoose recupera il controllo dell'azienda e punisce il figlio severamente: invece di dargli un assegno di un milione di dollari al mese, gliene darà uno di un milione di dollari all'anno.
E' del 1940 il film "Li'l Abner" del regista Albert S. Rogell, nella prima immagine c'è Martha O'Driscoll nella parte di Daisy Mae, nella seconda c'è Jeff York nella parte di Li'l Abner, accompagnato da un altro personaggio, Lonesome Polecat, che penso proprio che sia Buster Keaton.
Un altro "Li'l Abner" fu girato nel 1959 dal regista Melvin Frank. Leslie Parrish fu Daisy Mae e Peter Palmer fu Li'l Abner.
Ma non finisce qui: nel film del 1959 la parte di Appassionata Von Climax la fece Stella Stevens (immagine qui sopra) e la parte di Stupefyin' Jones la fece Julie Newmar, ritratta col costume di scena nell'immagine che chiude il post.
7 commenti:
Io ho sempre pensato - avvertimi se sbaglio - che ci sia molto del mondo di Li'l Abner nel mondo di "Pane, amore e fantasia", con Tina Pica e la Lollobrigida, e il carabiniere ingenuo.
Io a Li'l Abner ci sono arrivato tardi, questi Linus li ho comperati sulle bancarelle negli anni '80. Per me, la questione sulla destra è un po' un equivoco, come accadde comn Jacovitti: più che altro questo mi sembra un altro mondo, il mondo prima degli anni '60. Logico che i figli di Woodstock e di Easy rider lo rifiutassero...
Visto da oggi, è molto più simpatico - ma non so se certe cose possano essere capite da chi non sa nulla di com'era il mondo prima.
Lasciava perplessi, già allora, questa storia della destra e della sinistra. Infine ha bloccato parecchia creatività, penso alla musica per fare un esempio. Purtroppo se nei testi non scrivevi fabbrica e lotta, eri spacciato.
Solo per un aspetto la targhetta di destra e sinistra era valida, secondo me, per le droghe.
Io leggevo tutti i fumetti. Sicuramente c'erano disegnatori che apprezzavo di più, per il tratto più asciutto, però poi compravo il diario di jacovitti e me lo coloravo.
Cara Angela, gli abitanti di Dogpatch sono tutti lavoratori: in questo, io Al Capp lo vedo molto di sinistra.
Questo è sì un mondo umoristico, spesso anche di grana grossa, ma è un mondo reale. A Dogpatch c'è un ottimo prosciutto (un prosciutto speciale) ma Al Capp non lo usava certo per foderarsi gli occhi e le orecchie.
Negli anni '60 e '70 c'era un sacco di gente che straparlava di fabbrica e di operai senza sapere nemmeno com'era fatta una fabbrica, o un operaio.
Però oggi non se ne parla più, i lavoratori non arrivano più a fine mese, le donne incinte perdono il lavoro (con il lavoro a termine va così, c'è poco da stare a sottilizzare), i morti sul lavoro superano i morti in automobile, ma tutti facciamo finta di niente.
Con quello che ho visto e sentito in questi ultimi anni, credo che i discorsi politici che si facevano allora siano del tutto tramontati. Anche perché molti che allora pretendevano di insegnare a tutti cosa doveva essere la sinistra li vedo oggi felicemente schierati con Berlusconi.
Il mondo politico americano è molto più pragmatico e trasversale, ed aplicare ad Al Capp (ma anche a Walt Kelly e Schulz) le nostre categorie è del tutto improprio.
Riguardo al paragone col nostro mondo di "Pane, amore e fantasia", lo vedo un po' improprio. Al Capp, con Dogpatch, non costruisce un idillio, si serve di Dogpatch per fare i conti con l'America contemporanea, quella delle grandi città e dei grandi capitalisti. Il suo atteggiamento, come quello di quasi tutti gli americani, è prima moralistico che politico. Inoltre la sua satira è spesso dura e rude, è uno cha affonda i colpi.
Ma quello che conta è la sua grande capacità di narrazione e di rappresentazione.
I film tratti da Li'l Abner non li ho visti, il secondo mi incuriosirebbe. Non si basano solo sul fumetto, ma su uno spettacolo musicale tratto da Li'l Abner e che ebbe un grande successo a Broadway.
saludos
Solimano
Wow, come ho fatto a sbagliarmi? Onesto Abele è il figlio, non il fratello di Li'l Abner. Il fratello è Tiny, ma sono anni che non leggo Al Capp. Sulla destra sinistra concordocon Solimano ma ricordo che anni fa le distinzioni erano nette ed c'era chi aveva sempre la verità rivoluzionaria in tasca. Ora è nella Cl magari in parlamento o scrive su Libero.buon ferragosto a voi
ragazzi, credo che i disegni di Al Capp, siano decisamente da paragonare alle iummagini dei film Russ Meyer.
non è un caso che il regista lo amasse leggere e che sia stato influenzato molto anche dallo stile di ripresa, dalle inquadrature dei suoi film...e scusate se è poco!
Eh sì, Pussycat! Al Capp è fra i più grandi del Novecento, e non solo nei fumetti. Solo che fanno finta di ricordarli, i geni dei fumetti, come se appartenessero ad un'arte minore.
Al Capp non è grande solo come disegno, ma come storie, storie lunghe, che molti grandi autori di comics non sapevano reggere.
grazie Pussycat e saludos
Solimano
Posta un commento