Il Mitch Dundee di Paul Hogan mi ha conquistato alla prima occhiata, laggiù dalle parti di Walkabout (Giringiro) Creek, nel profondo deserto aborigeno. Mr Crocodile Dundee -parlo dell'episodio iniziale, perchè i sequel sapevano francamente di poco- è stato e resta uno dei miei film preferiti: il modo con cui l'ingenuo (?) cow-boy australiano maneggia alligatori, serpenti e bufali inferociti ha del mirabile, così come il candore col quale affronta i pericoli della metropoli newyorkese.
"Dagli i soldi" gli suggerisce, impaurita, la bella Linda, davanti ad una banda di giovani quanto minacciosi teppisti suburbani. "E perchè?" fa lui, serafico. "Perchè ha un coltello!". Risata di Dundee: "Quello??? Quello NON è un coltello!". Dopodichè, sguainando una specie di scimitarra ricurva: "QUESTO è un coltello!" esclama soddisfatto, provocando la fuga precipitosa degli aggressori e l'ammirazione imperitura della bionda. Ammirazione che condivido senza condizioni, accomunata in questo a migliaia di altri cine e telespettatori patiti dell'avventura con la A maiuscola.
Il successo del personaggio di Hogan, sorta di buon selvaggio capace di venire a contatto con la civiltà rimanendo immune ai suoi veleni - non meno che a quelli dei rettili più letali- è certamente la causa primigenia della nascita di tutta una serie di Mr Crocodile in formato ridotto, che da tempo proliferano sul piccolo schermo. Uno dei più noti è stato Steve Irwin, ragazzone robusto e rubicondo, la cui massima aspirazione pare fosse, fin da bambino, andarsene in giro ad abbracciare coccodrilli di varie dimensioni, non sempre ricambiato in simili effusioni dalle inquietanti bestiacce.
La passione era tale che il bravo Steve s'inventò persino un parco acquatico per grandi e piccini con annessi caimani voraci, da lui nutriti ad orari fissi per la gioia del pubblico pagante. Nè disdegnava, il nostro, di percorrere foreste e savane alla ricerca dei cobra più velenosi e dei più muscolosi pitoni, inseguiti con ammirevole pervicacia nei più segreti anfratti, fino ad acchiapparli allegramente per la coda nell'intento di porli in favore di telecamera, affinchè anche da casa si potesse vedere quanto sono belli...
Dài e dài, tra guadi insidiosi in torrenti infestati da piranha e rilassanti passeggiate tra le sabbie mobili, il povero Steve è infine riuscito nell'intento -non a tutti concesso- di chiudere la propria esistenza facendo ciò che più amava: circa un anno fa, infatti, ha messo (inavvertitamente?) il piede su di un pesce fornito di veleno fulminante, ed ha così interrotto per cause di forza maggiore le sue mirabolanti performances.
Rettili, anfibi, aracnidi e fauna ittica varia dei cinque continenti hanno tirato un sospiro di sollievo, rinfrancati all'idea di non doversi più guardare le spalle -o la coda- ad ogni sortita in cerca di cibo, col rischio di trovarsi un umano grande, grosso ed esagitato che ti rincorre per afferrarti il didietro....
Rettili, anfibi, aracnidi e fauna ittica varia dei cinque continenti hanno tirato un sospiro di sollievo, rinfrancati all'idea di non doversi più guardare le spalle -o la coda- ad ogni sortita in cerca di cibo, col rischio di trovarsi un umano grande, grosso ed esagitato che ti rincorre per afferrarti il didietro....
Austin Stevens, l'erede di Irwin
...ma la pacchia è durata poco, perchè sul set è comparso un certo Austin Stevens, ancor più euforico -se possibile- del defunto Irwin, ed ancor più determinato a rompere sistematicamente le scatole alle specie animali pacificamente residenti negli angoli più remoti del globo. Grazie a Missione Natura, su La7, ho potuto assistere ad alcune delle sue frenetiche cacce, miranti soprattutto ad acchiappare boa, serpenti a sonagli e vipere cornute (le quali, già dal nome, avranno sicuramente avuto i loro giramenti personali ancor prima di incontrarlo!) .
Ho visto così con i miei occhi Stevens e i suoi accoliti non darsi pace finchè non avessero accerchiato, bloccato e narcotizzato -non ho capito bene a quale scientifico scopo- un paio di giganteschi coccodrilli, chiedendosi poi con fanciullesca curiosità di che sesso fossero gli esemplari in oggetto. "Difficile stabilirlo a occhio nudo" spiegava una graziosa biologa presente nella compagnia "perchè hanno gli organi genitali chiusi in una specie di guaina ventrale". Dopodichè, con grazia eterea, la stessa damigella -messi a pancia in su i grossi rettili- infilava la mano fino al polso nella guaina suddetta, frugando abilmente fino a sentenziare "Ecco, questo è maschio e questo è femmina!".
Non parliamo poi dei disgraziatissimi draghi di Komòdo, oggetto di particolare trasporto da parte di Austin, che neppure vivendo in zone decisamente inospitali sono riusciti a sottrarsi alle sue straripanti dimostrazioni di affetto! Ad onore dei bravi animali va detto che il loro comportamento è stato impeccabile, e che neppure una volta hanno tentato di divorarlo in un sol boccone, malgrado alcuni di essi raggiungano la rispettabile lunghezza di più di 2 metri. Anche in questo caso , come in altre sempre più frequenti occasioni, la natura ci fornisce un magnifico esempio di rispetto, di tolleranza e di pacifica convivenza...
...peccato, ahimè, che l'esempio in questione non venga da rappresentanti della razza umana!!!
...peccato, ahimè, che l'esempio in questione non venga da rappresentanti della razza umana!!!
NB: chi volesse approfondire la questione del Walkabout aborigeno -argomento tutt'altro che peregrino- è caldamente invitato a rileggersi il post di Giuliano (1 luglio 2008) sull'omonimo film di Nicholas Roeg!!!
8 commenti:
Con la figlioletta abbiamo iniziato una piccola collezione d'insetti. Ripugnandomi, pero', ucciderli (e cercando di scoraggiarla a farlo), nella collezione ci sono solo insetti trovati gia' morti. Molti ne troviamo nelle tele dei ragni, anche se -dopo esser stati digeriti- hanno un aspetto alquanto sinistro, non del tutto realistico. Pezzo forte della collezione sono i gusci di cicala, raccolti sotto gli alberi dopo la muta di mezza estate.
Avvicinarsi alla natura con rispetto (non senza intervento, ma col minimo di intervento necessario) non e' difficile, ma e' ritenuto dai piu' poco spettacolare. In questo, forse, scontiamo una psicologia da animale predatore, per cui la contemplazione degli altri animali non e' prevista: l'istinto ci spinge subito a metterci sopra le mani.
Ciao,
Maz
PS I tuoi post, forse l'ho gia' detto, invogliano a NON vedere il film, per tema di rovinare l'atmosfera del testo.
Cara Roby, salvo solo Linda Hamilton, ma per motivi estetici. Per il resto, in quei ruoli lì era meglio Charles Bronson...
Quanto al signore che faceva i documentari, penso che un certo qual pensiero sia passato per la mente di tutti, e tutti abbiamo cercato di cacciare via quel pensiero, ma insomma.
C'è da aggiungere una cosa: che questi documentari sono anche pericolosi, perché poi i bambini 8e anche gli adulti)pensano che agli animali piaccia farsi toccare.
Basta avere avuto un gatto per sapere come stanno le cose - poi purtroppo gli animali mordono, graffiano... Neanche a noi piace essere toccati e baciati ad ogni momento.
Caro Maz, anch'io, da piccola, ero una accanita raccoglitrice dei reperti zoologici di cui parli, ti lascio immaginare con quanta gioia da parte di mia madre e con quanta repulsione da parte della mia schifiltosa sorella minore!!!
Caro Giuliano, concordo sul pericolo di emulazione dei bambini davanti al cattivissimo esempio dei vari "naturalisti" da strapazzo. Resto poi affezionatissima a Mitch Dundee, benchè abbia sempre molto apprezzato anche Bronson...
Ci vediamo a Giringiro!!!
R.
Dove sono cresciuto io, c'erano molte biscie, di quelle nere lunghe più di un metro. Trovai una pelle dismessa per la muta e me la conservai nel portafoglio per anni, chissà perché.
Più tardi, andando a funghi, c'era il problema delle eventuali vipere, e l'attrezzatura del fungaiolo provetto prevedeva gli anfibi ai piedi ed un bastone che serviva a smuovere i cespugli prima di metterci le mani sotto. Ma le vittime delle vipere sull'Appenino erano sopratutto i cani da caccia, morsi proprio sul muso. Gli animali antivipera da noi non erano le esotiche manguste, ma i tacchini: dove c'erano tacchini si poteva star tranquilli che non ci fossero né biscie né vipere.
Grazie Roby e saludos
Solimano
Caro Solimano, purtroppo un film sui tacchini non lo girerà mai nessuno, eppure se lo meriterebbero.
Di Steve Irwin ho un ricordo vivissimo e un'immagine radicalmente diversa da quella che viene suggerita nel post.
Il ricordo di Irwin ancora mi emoziona e non riesco a sghignazzare su di lui.
Cara Gabrilu, se ti riferivi alle mie parole, mi dispiace di averti dato l'impressione di sghignazzare su qualcuno che, come Irwin, ha lasciato questo mondo in età ancora giovane e per cause così fatali: la mia voleva essere solo ironia, magari un po' tagliente. Del resto, confermo: a me Irwin, il suo modo di fare e le sue trasmissioni non sono mai piaciute!
Baci
R.
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