giovedì 24 maggio 2007

Sette spose per sette fratelli

Seven Brides for Seven Brothers di Stanley Donen (1954) Sceneggiatura di Stephen Vincent Benet, Albert Hackett, Frances Goodrich, Dorothy Kingsley Con Howard Keel, Jane Powell, Jeff Richards, Russ Tamblyn, Jacques d'Amboise, Julie Newmar Musica: Gene de Paul Fotografia: George J. Folsey Coreografia: Michael Kidd (102 minuti) Rating IMDb: 7.2
Solimano
La MGM pensava, con Sette spose per sette fratelli, di realizzare un B Movie, quindi tagliò il budget a vantaggio di “Brigadoon” (qualcuno lo ricorda?) e Stanley Donen dovette arrangiarsi, così usò di frequente fondali dipinti invece che panorami naturali, ridusse i tempi di lavorazione riuscendo a fare il film in 48 giorni, di cui ben tre settimane furono dedicate allo costruzione dello chalet - con danza e rissa. Fra i maschi assunse anche un acrobata, il prodigioso Gedeone di Russ Tamblyn che aveva vent’anni, un giocatore di baseball, un attore, Beniamino il bello, difatti non lo si vede mai ballare, si arrangiò insomma, inventando pure le capigliature rosse dei fratelli Pontipee per distinguerli dai cittadini. Ci furono persino problemi di autocensura perché una canzone faceva "A man can't sleep when he sleeps with sheeps" e non sembrava bello. Come ultimo bacio in fronte della fortuna, ci fu il Cinemascope, adattissimo per tutte le scene movimentate.

Un prodigio che costò poco, non solo, fu il film a dare origine al musical, non viceversa, come avveniva di regola. Il musical lo fanno ancora in tutto il mondo e non andrei a vederlo neanche se mi pagassero: troppa sarebbe la delusione rispetto al film. Naturalmente, anche Howard Keel, Adamo, quello che canta le canzoni e che apre il buco nella siepe sposando Milly, fece la sua parte, e la fece soprattutto la Milly di Jane Powell , non solo cantando da sopranino, ma recitando e tenendo in riga i sei rozzi Pontipee, e in più il marito Adamo. E le musiche, le canzoni, che non ci si stanca mai di sentirle, quelle allegre e quelle malinconiche. Ma soprattutto la danza! Michael Kidd, il coreografo, è quello a cui va il grazie più vero. Danza acrobatica, danza di corteggiamento, danza di lavoro, di rissa, d’amore, danza perfino triste - una danza alla moviola. Oltre alla danza, c’è anche il mito delle Sabine, un mito grande e vero, per millenni le cose hanno funzionato in quel modo, e finirà che come Scrittore metterò nelle etichette Plutarco, è lui il primo ad aver raccontato la storia delle Sabine nella Vita di Romolo.
Quando il film lo vidi per la prima volta, non sapevo nulla di etologia, ora che qualcosa ho imparato, quindo colgo nel ballo e nel comportamento dei Pontipee fra di loro, con le ragazze, con i rivali cittadini una esatta e istintiva correlazione con diverse osservazioni antropologiche ed etologiche, tranne qualche inevitabile carineria: questi film a basso budget avevano la finalità di fare soldi, ed ogni argomento utile non andava trascurato. Il che non è di per sé un male: un atteggiamento meno attento ai soldi avrebbe forse portato un maggior narcisismo del coreografo, del musicista e degli attori. Visto a tanto tempo di distanza, ci si accorge di qualcosa di caduco, nelle mossette, nelle esagerazioni, persino in certe musiche. Ma quello che resta basta ed avanza, si tornerà a rivederlo, prima o poi. Russ Tamblyn decollò come ballerino in questo film, sette anni dopo la parte di Riff, il capo dei Jets in West Side Story, sarebbe stata sua. Io continuo a preferirlo qui come Gedeone, il fratello più giovane, più sventato, più sveglio, e quello che balla meglio di tutti. Come donna, l’incantevole mora che sta con Beniamino, bel tenebroso che ballare non sa.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bless that beautiful sight...

Un film che pompa adrenalina giovanile nelle mie povere ossa, senza se e senza ma.

Brian

Solimano ha detto...

Inserisco, perché mi piace, il commento di Ernesto Oppicelli nel suo "Musical! Il cinema musicale di Hollywood" Gremese editore, 1989:

"Realizzato alla chetichella, ne è venuto fuori un film gioiello. Un piccolo capolavoro. I consanguinei del titolo sono i Pontipee dell'Oregon, sette robusti boscaioli orfani. Nella loro casa in montagna manca una donna e un giorno Adamo Pontipee scende in città, conosce Milly, in quattro e quattr'otto le propone di sposarlo. Lei accetta, l'accompagna, inconsapevole di trovare altri sei rozzi famigliari. L'impatto è brusco, ma la giovane comincia subito a insegnar loro le buone maniere con modi lesti e senza peli sulla lingua; i cognati le sono grati e si stabilisce presto un lieto cameratismo (insegna loro anche come corteggiare una ragazza). A una festa campestre i sei fanno colpo su belle ragazze (promesse ad altri) e, non avendo appreso appieno l'insegnamento di Milly, combinano di rapirle. Una valanga ostruisce però il passaggio per raggiungere casa, per cui, non avendo rapito anche il curato per celebrare le nozze, le giovani sono costrette a vivere per diversi mesi isolate. Milly ordina una lega fra le donne e quando, al disgelo, i parenti vengono a liberare le fanciulle odono il pianto di un neonato. È la figlia di Milly, ma le ragazze, intanto innamoratesi dei fratelli, decidono di fingersi tutte mamme... Con tanto di schioppo puntato, i genitori obbligano le giovani a sposarsi.
Howard Keel, un Adamo perfettamente calzante, dirà, nel 1987: « È stata un'esperienza felice sin dal momento in cui ho ascoltato per la prima volta la miracolosa partitura di Gene De Paul e Johnny Mercer. Dico miracolosa perché negli anni Cinquanta non capitava spesso che un film avesse una partitura originale di quel valore. Era perfetta sin dall'inizio - praticamente non è stato cambiato niente». "Bless Your Beautiful Hide" o "When You're in Love" sono cantate con pastosa incisività e gli appartengono, così come "Wonderful, Wonderful Day" o la stessa "When You're in Love" restano di Jane Powell, della sua deliziosa voce di sopranino leggero.
Se i pezzi cantati devono molto alla melodia di De Paul, il film rimane comunque una ghiottoneria per le danze eseguite con una dinamica virile poche volte tanto persuasiva e divertente. Il ballo acrobatico dei taglialegna alla festa del paese, il "Lonesome Polecat" che i fratelli danzano sulla neve in solitudine e il grazioso "Goin' co'tin", quando Milly insegna il galateo ai fratelli, devono al coreografo Michael Kidd genialità e robusta inventiva. Al regista Stanley Donen (staccatosi da Kelly) va il merito di aver realizzato un film vivace, di ironico sapore westem, dove tutto è calibrato nella giusta misura, talché non si rinuncerebbe ad un solo fotogramma".