martedì 29 maggio 2007

Poveri ma belli

Poveri ma belli di Dino Risi (1957) Soggetto e sceneggiatura di Dino Risi, Pasquale Festa Campanile, Massimo Franciosa Con Marisa Allasio, Maurizio Arena, Renato Salvatori, Lorella De Luca, Alessandra Panaro Musica: Piero Piccioni (alias Piero Morgan) Fotografia: Tonino Delli Colli (101 minuti) Rating IMDb: 6,8
Roby
Ecco un'altra delle mie grandi passioni "all'italiana": amori, equivoci, gelosie e smargiassate in riva al Tevere, poco prima che la Dolce Vita esplodesse a Via Veneto con i suoi caffè, con le dive e gli attori americani che si baciavano, si ubriacavano e poi spaccavano le macchine fotografiche in testa ai paparazzi. Romolo (Maurizio Arena) e Salvatore (Renato Salvatori, il mio preferito) si contendono i favori della bella Giovanna (una prorompente Marisa Allasio), senza accorgersi che le loro sorelle (la De Luca e la Panaro) spasimano l'una per il fratello dell'altra. Alla fine, però, Giovanna li lascerà entrambi con un palmo di naso, tornando dal vecchio fidanzato, e a quel punto, finalmente, i due bulletti cominceranno a guardare le rispettive sorelline con occhi diversi, vedendole quali realmente sono: cioè due belle, sane e simpatiche ragazze pronte ad amarli per tutta la vita. Ed in effetti -lo ricordava di recente Solimano in un suo post sulle bellone "siliconate"- le cognatine Panaro-De Luca, rigorosamente "fatte in casa", sono veramente deliziose. Così come brilla di genuino splendore Marisa Allasio, le cui forme generose sono tutte opera di mammà. Verso di lei, più che invidia per l' innegabile bellezza, non posso non provare simpatia e solidarietà femminile: se li meritano, i suoi scherzi, quei due bambocci scansafatiche, tanto tronfi e sicuri del loro fascino quanto facili a cadere nella rete! Il bianco e nero di Tonino Delli Colli (e scusate se è poco!) ci riporta ad una Roma che non esiste più, nella quale il barcone con lo stabilimento balneare sul Tevere è un vero reperto archeologico, e che mi dispiace da morire di non aver fatto in tempo a conoscere. Sotto lo pseudonimo di Piero Morgan si celano le musiche di Piero Piccioni (càspita!), e nell'intreccio della storia ha messo le mani anche Pasquale Festa Campanile. Risultato: una specie di novella del Boccaccio ambientata negli anni '50, con il gusto frizzante di una gazosa e l'allegria inebriante del vino de li castelli. Facendo finta che quella fosse l'Italia vera dell'epoca, che i problemi della ricostruzione fossero barzellette e che il boom economico -ormai imminente- sarebbe durato per sempre.

2 commenti:

Solimano ha detto...

Roby, Marisa Allasio durò poco, perché poi sposo un nobile che mise come condizione l'bbandono del perverso mondo del cinema. Era figlia di un allenatore di calcio, le prime foto che vidi la ritraevano in braghe corte come i giocatori: stava benissimo. Nel film lei si spingeva fino a baciarli, poi stop. E finì che i due, Arena e Salvatori, si dovettero fare un vestito dal padre di lei che faceva il sarto. Altra cosa che non c'è più da decenni, non c'erano i grandi magazzini e si andava a casa da questi, accompagnati dalla mamma, e arrivava la domanda imbarazzante per un ragazzino: "Da che parte tieni il...". Erano dei professionisti, si occupacano anche di questi... dettagli.
Vabbè si sposeranno l'uno con la sorella dell'altro, ma l'Allasio era un'altra cosa, pardon, persona!
Un'altra cosa notevole erano gli sfottò dei tagazzi più piccoli, infatti la coa più importante per loro non era se erano innamorati o meno, ma essere considerati quelli che ce l'avevano fatta. Da questo punto di vista non credo che le cose sia poi molto cambiate, al di là dei discorsi e delle apparenze. Chi l'avrebbe mai detto che Renato Salvatori sarebbe diventato un attore serio e che avrebbe sposato la Girardot?

saludos
Solimano

Roby ha detto...

E' vero, Renato Salvatori mi impressionò tantissimo in "Rocco e i suoi fratelli", un altro di quei film dell'Italia "povera" che i miei genitori cancellavano sistematicamente dal teleschermo, considerandoli squallidi. Se non sbaglio Salvatori conobbe la Girardot proprio su quel set, dove per esigenze di copione finiva per violentarla: confermi? Ho indovinato? "La accendiamo?"

Roby