sabato 26 maggio 2007

Le soulier de satin

Le soulier de satin di Manoel de Oliveira (1985) Testo di Paul Claudel, Adattamento di Manoel de Oliveira Con Luis Miguel Cintra, Patricia Barzyk, Anne Consigny, Anne Gautier, Bernard Alane Musica: Joao Paes Fotografia: Elso Roque (410 minuti) Rating IMDb: 7.6
Giuliano
«Ascoltate bene, non tossite, e cercate di capire un po’. Ciò che non capite è il più bello. Ciò che è più lungo è il più interessante, e ciò che non troverete divertente è il più arguto.»
Non so niente di Paul Claudel. Ho cercato di leggermi qualcosa di suo, dopo aver visto il film, ma senza grandi risultati: anzi, a dire il vero, ho abbandonato subito la lettura di “La scarpina di raso” e da allora non l’ho più ripreso in mano.
Perché la magia di questo film non sta nel soggetto (il Portogallo tra il ‘500 e il ‘600, la storia di Don Sebastiano e la conquista del Brasile attraverso la vicenda dei due amanti che non s’incontrano mai), ma nella magia del Teatro.
E’ dal Teatro che parte Manoel de Oliveira, in maniera buffa: c’è un attore che funge da Prologo, ci dice due parole, fa suonare le trombe; e subito dopo le porte della platea si aprono e gli spettatori entrano in sala. E’ una scena realizzata in un modo semplice e perfetto, che dà grande emozione a chi sa cos’è il Teatro, anche solo da spettatore. Subito dopo, la narrazione comincia; e, come nell’Enrico V di Laurence Olivier, è un continuo passare dal palcoscenico al film, senza soluzione di continuità, quasi in maniera magica: in mare, su una zattera alla deriva, un uomo che forse è un gesuita. E’ legato, ha le vesti stracciate: qualcuno lo ha abbandonato così; prega e declama il suo monologo confidando nella salvezza...
E’ un film molto lungo, in costume, con lunghi monologhi, che richiede pazienza anche perché la storia del Portogallo – diciamocelo – non è che in Italia la si conosca poi tanto. Ma io con questo film ho imparato chi era Oliveira, e da allora non mi sono più perso un suo film; o almeno, ho cercato di farlo perché questo benedett’uomo ha passato i novanta e continua implacabile a fare un film all’anno. E io mi metto in ascolto, mi preparo come se fossi in teatro, non tossisco, e so che ciò che non capisco è il più interessante, e che quello che mi sembra una perdita di tempo in realtà non lo è mai, quando ho a che fare con Manoel de Oliveira o con un altro dei grandi maestri del presente o del passato.