domenica 13 maggio 2007

I cinque volti dell'assassino

The List of Adrian Messenger di John Huston (1963) Racconto di Philip MacDonald, Sceneggiatura di Anthony Veiller Con Tony Curtis, Kirk Douglas, Burt Lancaster, Robert Mitchum, Frank Sinatra, Dana Wynter, John Merivale, Clive Brook, Gladys Cooper, Herbert Marshall, Jacques Roux, Marcel Dalio Musica: Jerry Goldsmith Fotografia: Joseph MacDonald (98 minuti) Rating IMDb: 7.0
Giuliano
E' un film curioso, giocato su più livelli, molto inglese nell'ambientazione e nella recitazione. Il primo livello è quello del giallo: chi è il misterioso assassino che elimina uno alla volta i nomi segnati su una lista? Un secondo livello è dato dalla presenza in piccole parti di attori famosi, però nascosti sotto vistosi mascheramenti. E tutto inglese è il gioco di parole che sta dietro alla soluzione del giallo: i tre cognomi, Bruttenholm/Broom/Brougham, che gli inglesi pronunciano tutti allo stesso modo, e cioè (più o meno) "bruum".
Straordinaria la sequenza della caccia alla volpe: sembra Jean Renoir e di sicuro "La regola del gioco" è ben presente in questo film. Che è in bilico tra "film vero" e bizzarria, quasi uno scherzo o una parabola, ed è uno dei miei preferiti. "Il male esiste" dice alla fine il cattivo George Brougham, cioè Kirk Douglas: il male esiste e ha molte facce. Si nasconde, si traveste, e noi non lo vediamo né lo riconosciamo quando lo incontriamo per caso (il protagonista, Adrian Messenger, viene ucciso con una bomba sull'aereo, causando altre vittime del tutto innocenti...).
Detto questo, Huston è in gran forma, si diverte e dirige in modo esemplare. Attori ottimi, su tutti George C. Scott, elegante come mai più sarà, l'attore francese Jacques Roux, Dana Wynter, e il bambino ultimo erede dei Broom.
Da antologia anche l'apparizione dello zingaro che porta il cavallo, nella nebbia (è Frank Sinatra). I mascheroni fanno un po' sorridere, ma: 1) il tempo passa, anche per i trucchi e gli effetti speciali; 2) è giusto che si vedano le maschere: Narra una tradizione ebraica che un profeta passò accanto ad una rete tesa; un uccello che stava lì accanto gli disse: "Profeta del Signore, in vita tua hai mai visto un uomo stupido come quello che ha teso questa rete per cacciare me, che la vedo?". Il profeta se ne andò. Al suo ritorno vide l'uccello preso nella rete. " E' strano! - esclamò. - Non eri tu che un attimo fa dicevi così e così?" "Profeta, - replicò l'uccello - quando viene l'ora segnata non abbiamo più occhi né orecchie".(da "Racconti brevi e straordinari" a cura di J.L.Borges e Adolfo Bioy Casares)
Posso ancora aggiungere che, al di là delle esigenze produttive e dei costi, forse i registi degli anni 50-60 (quelli grandi) sapevano scegliere tra colore e bianconero a fini poetici: il "Messenger" è del 1963 ma è in bianco e nero; "Moby Dick" è del 1956 ma è a colori. A colorazioni invertite, i due film sarebbero molto meno belli.

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