domenica 13 maggio 2007

L'ereditiera

The Heiress di William Wyler (1949) Dal romanzo "Washington Square" di Henry James, Sceneggiatura di Augustus Goetz, Ruth Goetz Con Olivia de Havilland, Montgomery Clift, Ralph Richardson, Miriam Hopkins, Vanessa Brown, Betty Linley, Ray Collins, Mona Freeman Musica: Aaron Copland e "Plaisir d'amour" Fotografia: William Hornbeck (115 minuti) Rating IMDb: 8.0
Roby
La regione dove vivo è coperta dal segnale televisivo di Tele37, una tv locale che trasmette quasi ogni giorno, fra le 14 e le 16, un vecchio, talvolta vecchissimo film in bianco e grigio. Sì, grigio, perché - essendo pellicole tanto vetuste - persino il nero si è scolorito: ma la scorrevolezza delle trame, la bravura degli interpreti, il carisma dei protagonisti, il coinvolgimento degli spettatori… quello è rimasto sempre vivido, almeno per me. Uno dei più “replicati”, fra i classici, è “L’ereditiera”, con Olivia de Havilland e Montgomery Clift: storia fine-ottocento di Caterina, giovane ricchissima ma insignificante, corteggiata da Morris, bellimbusto interessato solo ai suoi soldi, come si capirà dal fatto che –quando è tutto pronto per la loro fuga d’amore- dopo il rifiuto dell’odiosissimo padre a concedere la sua benedizione alle nozze il farfallone scompare nel nulla, lasciando la poveretta ad aspettarlo invano tutta la notte, in abito “da viaggio” e con i bagagli già pronti. Qui la vicenda potrebbe anche terminare, nella migliore tradizione del romanzo d’appendice: e invece no, il bello arriva adesso. Perché ritroviamo Caterina anni dopo, maturata, fortificata dalle esperienze fatte, liberata dalla presenza opprimente dello sgradevolissimo genitore e notevolmente migliorata anche nell’aspetto, grazie ad un sapiente cambio di look. Ora, chi si riaffaccia alla porta di casa sua? Il cacciatore di dote della sua gioventù, il quale invece dalla vita non ha imparato proprio nulla, tanto che ha la spudoratezza di ripresentarsi a farle la corte, adducendo ridicole scuse al forfait dato in precedenza.

A questo punto del film, malgrado io l’abbia visto almeno quattro volte, non manco mai di lasciar perdere tutto quel che sto facendo per sedermi davanti al televisore e seguire sillaba per sillaba tutti i dialoghi fra Caterina e Morris, tutti i gesti di lei e tutti gli sguardi di lui. I ruoli, fra loro, adesso si sono invertiti, anche se Morris ancora non lo sa: adesso è lei che tiene in pugno lui, fingendo di accettare la proposta di matrimonio e proponendo addirittura di ripetere la fuga romantica progettata anni prima.; è lei che lo guarda freddamente, mentre le giura amore eterno; è lei che decide il finale della commedia, quando ordina alla cameriera di mettere il catenaccio alla porta e di spegnere le luci. Solo in quel momento, quando nessuno risponde al suo furioso bussare, Morris capisce di aver ricevuto pan per focaccia. Caterina, intanto, terribile e solenne come una regina, sale lentamente lo scalone che la condurrà alla sua camera da letto, vuota e fredda come ormai è diventato anche il suo cuore, troppo ferito per poter ancora battere per qualcuno. Olivia de Havilland, la stucchevolmente buona Melania di “Via col vento”, qui passa dall’insulsaggine alla perfidia con notevole maestria, dando dei punti a Montgomery Clift, un po’ troppo “imprigionato” nel suo personaggio di opportunista mantenuto: e quando, sulla parola FINE, lui è ancora lì a battere sul portone, chiamandola con voce sempre più stridula, mi viene quasi spontaneo applaudirla, perché se ne va bella diritta su per la sua scala. Sicura. Senza voltarsi indietro.

6 commenti:

Giuliano ha detto...

Henry James! Cara Roby, per affrontare Henry James ci vuole un bel coraggio, ma poi si è ripagati. E’ uno scrittore magnifico, ma è lento, lentissimo, meticoloso, minuzioso; e grandioso quando finalmente riesce a muoversi, dopo tutta quella mole di descrizioni e di minutissimi particolari.
Io penso sempre a Henry James, e a Joseph Conrad, quando sento di qualcuno che vede un film e dopo tre minuti o anche meno dice che è noioso (il termine esatto è un altro, lo sappiamo tutti e lo evito per una volta). Dai grandi scrittori ho imparato ad avere pazienza, ad andare avanti anche se mi sto annoiando e ho davanti altre 300 pagine: so che alla fine sarò contento di aver letto quel libro (o guardato quel film) e che mi rimarrà in mente molto più di tante altre cose più divertenti.
Sembrano banalità, e lo sono: e non le avrei mai scritte se non avessi incontrato così spesso quel tipo di persone di cui parlavo prima – quelli che una volta si diceva “va beh, pazienza...” e invece poi hanno preso il potere, guidano le tv e le case editrici e li fanno anche Assessori alla Cultura...
Questo film non l’ho visto, ho visto il remake del 2000 ( “Washington Square”) girato da Agnieszka Holland, una signora regista che ha fatto tanti bei film ed è molto sottovalutata, con Jennifer J. Leigh e Albert Finney; e poi non posso non citare “Ritratto di signora” (regia di Jane Campion), con Malkovich e Nicole Kidman: per portare Henry James sullo schermo bisogna tagliare tanto, ma direi che in questi casi è stato molto ben servito.

Solimano ha detto...

Non si finisce mai di imparare. Ignoravo l'esistenza del film L'ereditiera, e leggendo Roby, mi sono accorto che corrisponde a un film che invece conosco ed apprezzo, Washington Square, di cui giustamente parla Giuliano. E quindi ho deciso, difatti stamattina mi sono riguardato il film della Holland, che ho su una cassetta un po' sinistrata e ne scriverò, se qualcuno non me lo frega prima, qui non c'è da fidarsi di nessuno. Non solo, mi vedrò in qualche modo L'ereditiera e dopo - solo dopo - mi leggerò con calma il libro di James.
Sulla pazienza che richiedono le grandi letture concordo, ogni arte ha il suo specifico, difficile da conseguire, ad esempio la pittura richiede una notevole preparazione di base, uno studio di anni, per apprendere a guardare in modo efficace. E l'ascolto ripetuto che richiede la musica?Sempre senza violare l'indispensabile principio del piacere, ma ci sono piaceri che bisogna meritarseli. Anche senza forzature: esistono periodi nella vita in cui per tanti motivi le priorità cambiano, i momenti della musica, delle arti figurative, della lettura, del cinema possono stare sopra o stare sotto, oppure, ed è la cosa migliore, quella che mi sta succedendo, c'è una specie di staffetta in cui il testimone se lo passano l'un l'altro: il vedere questi due film sarà il prerequisito della lettura del libro di James, come l'aver letto attentamente Laclos è stato il prerequisito per i quattro film di cui ho scritto nel blog - e non ho ancora finito, ci sarà un quinto post.

saludos
Solimano

gabrilu ha detto...

Giuliano e Solimano, filate subito a procurarvi L'Ereditiera di cui parla Roby e a vedervelo. Anche per me è uno di quei film che vedo e rivedo e rivedrei senza stancarmi mai, e per gli stessi identici motivi di cui ha parlato Roby.
Ho visto anche Washington Square della Holland, ottimo film, ne convengo, ma con L'Ereditiera con Olivia de Havilland non c'è proprio partita...
Henry James: uno dei miei scrittori preferiti, e sottoscrivo tutto quello che ha detto Giuliano

gabrilu ha detto...

Due scene della prima parte di "The Heiress" che si possono vedere su YouTube

http://www.youtube.com/watch?v=HqhaRb72OH8

http://www.youtube.com/watch?v=wmJ1Ob33eWw

Solimano ha detto...

Gabrilu, visti i due you tube e apprezzati, ma una volta o l'altra mi speghi come fare a trovare ed a scavare nelle miniere, non solo per il cinema: per la musica!

grazie e saluti
Solimano

Rear Window ha detto...

Melodramma intensissimo ed interpretato magistralmente. Clift è come al solito strepitoso nel giocare il ruolo sulla linea sottile dell'ambiguità. Ne ho parlato recentemente anch'io: qui