mercoledì 30 maggio 2007

Nuovo, nuovissimo, anzi archeologico (2)

Roby
L'opinione di Quinto Orazio Flacco sulla contesa fra vecchio e nuovo:
"Qualche volta il pubblico vede giusto; ma può anche sbagliare. Quando ammira ed esalta gli antichi poeti sino a preferirli, escludendo ogni confronto, a chiunque altro, ha torto. Quando invece riconosce che in loro si trovano espressioni troppo arcaiche, spessissimo dure, e ammette che molte sono fiacche, mostra buon gusto, s'intende con me e giudica in grazia di Dio. Non che io denigri l'opera di Livio e ritenga che si debba distruggerla (ricordo come, da ragazzo, Orbilio me la dettasse a suon di frusta), ma che la si consideri per la purezza dello stile bella poesia e vicinissima alla perfezione, questo, confesso, mi stupisce. Certo, spiccano momenti di grazia, qualche verso piú armonioso degli altri, ma non si può prendere e spacciare l'insieme per opera di poesia. Io m'indigno che qualcosa si critichi non perché la si ritenga composta in modo rozzo e senza gusto, ma solo perché di tempi recenti, e che per gli antichi, piuttosto che indulgenza, si pretendano onori e premi."
Lo stesso Orazio a proposito della commedia:
"(...) Di norma si ritiene che, per il fatto d'ispirarsi alla vita quotidiana, la commedia costi pochissima fatica; per la verità ne richiede tanta, quanto minore è l'indulgenza che le diamo. Osserva come Plauto sostiene i suoi personaggi, l'efebo innamorato, il padre avaro, il ruffiano insidioso, e che istrione è nei suoi ingordi parassiti... (...)"
Ed infine, sulla superficialità di certi spettatori e di certi spettacoli:
"(...) C'è mai voce che possa vincere il frastuono che sale dai nostri teatri? Sembra l'urlo dei boschi del Gargano o del mare Tirreno, tanto è lo strepito con cui si assiste agli spettacoli, alla loro scenografia, allo sfarzo esotico dei costumi, di cui l'attore è paludato quando appare in scena: e scrosciano gli applausi. 'Ha cominciato?' 'Non ancora.''E che cosa si applaude?''Ma la lana, che con la tintura di Taranto ti rammenta il colore delle viole.... (...)"
Il tutto tratto dall' Epistola a Cesare Augusto, riletta un po' per noia, un po' per divertimento, in un uggioso pomeriggio di pioggia.

8 commenti:

Roby ha detto...

La foto riproduce uno dei più famosi mosaici di Pompei, quello raffigurante una rappresentazione drammatica, con gli attori che indossano maschere e suonano strumenti musicali. Insomma, è il fotogramma di un "film" del I secolo avanti Cristo... "Non male, vero?" (come dice la sessantanovenne e sempre splendida Jane Fonda nello spot televisivo dei cosmetici anti-età)

Bacioni

Roby

Solimano ha detto...

Dice cose belle e condivisibili questo giovane Quinto Orazio Flacco. Nol cognosco, ma farà strada.
La prima, riguardo i laudatores temporis acti, perché, se esistono quelli che non vogliono sentire parlare di film vecchi, ci sono quelli che sprezzano i nuovi sempre e comunque, mentre ce ne sono eccome di buonissimi.
La seconda, che la commedia è una cosa facile. C'è ancora nella testa di molti che la tragedia eh sì, la tragedia! E' più difficile far ridere che far piangere, è meglio vedere una commedia di Feydeau bene rappresentata (cosa difficile, ci vuole un orologio che funzioni bene) tipo "L'albergo del libero scambio" (col celebre: "Cielo! Mio marito!") che un "Come tu mi vuoi" pirandelliano non certo dei migliori, tirato a forza di tirate che fanno addormentare.
La terza, sul fatto che gli accessori sono accessori e la sostanza è sostanza, non basta mostrare un seno nudo o una scena che è costata un visibilio per fare un buono spettacolo, vale pari pari anche per il cinema, si ricordino i 48 giorni che ci sono voluti per fare Sette Spose per Sette Fratelli o i 35 giorni (!) per il Settimo Sigillo.
Bravo Quinto Orazio Flacco, se vai avanti così fra un po' farai il pubblicista sulla Gazzetta di Parma!

saludos
Solimano

Roby ha detto...

Solimano, sapessi come mi sono divertita, macomemisonodivertita, a spulciare fra i ricordi del liceo, uniti ad una veloce ricerca su Google... Passato, presente e futuro che s'incrociano... Sarò mica finita sul set dell'ultimo episodio di MATRIX ?????

Ave atque vale

Roby

Manuela ha detto...

Pare che non sia una cosa nuova, idealizzare il passato a scapito del presente, allora.... eh si, signora mia, non si scrivono più i romanzi di una volta (e non c'è più nessuno che sappia fare i tortellini come la mia mamma)! Forse perché tutti, in ogni tempo, abbiamo avuto un'infanzia e una giovinezza, e quello che è legato a quei periodi è sempre migliore della contemporaneità. Forse perché il passato non può più cambiare, e ci si può sbilanciare a dare giudizi, senza timore che un qualsiasi avvenimento ci contraddica. Forse perché, tutto sommato, è più facile comprendere il passato che confrontarsi con una contemporaneità difficile e piena di contraddizioni.
Purtroppo credo che stiamo vivendo in un'epoca che, più che altre, vive guardando al passato. Per restare ai film, hanno persino rivalutato Totò che, diciamolo francamente, tranne qualche encomiabile eccezione, ha fatto film che definirli "boiate pazzesche" è dir poco!
Non c'è da consolarsi pensando che il lamento dei giovani verso la gerontocrazia ha radici antiche.

Solimano ha detto...

Manuela, è un dato di fatto oggettivo: i tortellini come li faceva la mia mamma non li fa più nessuno. Però mancava il termosifone, altro dato oggettivo.
E' vero che romanzi come quelli di una volta non si scrivono più: è finita coi romanzi, i romanzi sono i film. Così sono finiti gli affreschi, le miniature, l'opera lirica, forse il western, forse il cinema stesso nelle sale, come dice Giuliano. Che facciamo, sprezziamo, buttiamo, avanguardiamo? Sarebbe solo ignorantaggine, l'ignoranza che si vanta di sé.
Amiamo piuttosto, ne siamo capaci e la cultura aiuta, se inclusiva. All'inizio si fatica un po', tutto qui, che sarà mai.

saludos
Solimano

Roby ha detto...

Cara Manuela, comprendere il passato è più facile, certo: sappiamo come la storia è iniziata e come finirà, conosciamo le date di nascita e di morte, guardiamo con un sorriso di compatimento Marco Antonio che si appresta alla battaglia di Azio convinto del trionfo e ci vien voglia di sussurrare "Coraggio! Tanto poi la guerra la vinciamo noi!" ai nostri fanti prostrati da Caporetto... Ora che mi ci fai pensare, è sicuramente questo il motivo per cui mi rifaccio tanto spesso al passato (ma quello "passato" davvero, da secoli e secoli): davanti alla contemporaneità difficile e piena di contraddizioni, come dici tu, io ho una paura matta. Mi assale il terrore di non esserne all'altezza, la sensazione di inadeguatezza mi prende alla gola e... corro al primo scaffale della libreria, dove Cicerone, Catullo & Co. mi attendono, tranquilli, senza alcuna fretta. Sono un "caso" grave, probabilmente incurabile, di filo-arcaismo acuto. Qualche suggerimento terapeutico?

Giuliano ha detto...

Un problema nel capire quanto valgono le cose d'oggi è dato dalla critica. Quella sui giornali, quella "ufficiale": oggi - la vera differenza sta qui - non c'è quasi più critica, ci sono solo pubblicità e uffici stampa. Ho provato a leggere libri caldamente recensiti sui giornali, e sono rimasto quasi sempre perplesso, idem per i film. Le scoperte più belle, nel campo del nuovo, le ho fatte quasi tutte per caso o seguendo consigli di persone fidate: il vecchioe famoso "passaparola".
Anche questo è un bell'argomento da sviluppare...

Manuela ha detto...

A parte i dati oggettivi come i tortellini, su cui non c'è discussione :)... non è che io ce l'abbia con il passato in sé e per sé. Ci sono cose che meritano di essre conservate, conosciute e tramandate, e cose che è meglio dimenticare (e sono le più, come, in futuro, saranno le più anche quelle da dimenticare dell'epoca contemporanea). Ce l'ho però con chi guarda indietro con lenti annebbiate dalla nostalgia, per cui solo quello che è vecchio è bello e buono. Nessun avanguardismo, quindi, ma un occhio attento a quello che di stimolante, interessante, bello, ci circonda. Anche se è più difficile da intepretare, cara Roby. Ma io penso che il mondo delle mie figlie sia più interessante da conoscere, di quello di mia madre: ma naturalmente questo vale per il mio privato, non è un elemento di critica letteraria o cinematografica!
E poi sono d'accordo con Giuliano, anch'io ho preso parecchie fregature leggendo libri sponsorizzati da quella trasmissione tv raccomandata dalla sinistra, la conoscete, no? Ho lasciato perdere, quindi. Vado a tentoni, curiosando qua e là; si prendono delle fregature anche così, ma almeno non sono sponsorizzate, e qualcosa di buono si trova.