giovedì 24 maggio 2007

Le grandi vacanze

Les grandes vacances di Jean Girault (1967) Sceneggiatura di Jean Girault, Jacques Vilfrid, Con Louis De Funés, Ferdy Mayne, Olivier De Funés, Martine Kelly, Francois Leccia Musica: Raymond Lefevre Fotografia: Marcel Grignon (84 minuti) Rating IMDb: 6.3
Roby
Lo so, i cinefili puristi storceranno il naso: Louis De Funés (pace all'anima sua) non è certo uno dei massimi esponenti del cinema d'oltralpe, nè i suoi film possono essere considerati capolavori, e nemmeno lo si può paragonare non dico ad un Totò ma neppure, tanto per restare nei confini francesi, ad un Tati. Da parte mia, però, mi permetto di infischiarmi allegramente di tutte queste dotte considerazioni. Sì, perchè -nel caso delle "Grandes vacances"- pensare a De Funés e alle sue buffe smorfie equivale per me a rivivere quella sensazione di divertimento assoluto che solo l'infanzia può darti. Era un pomeriggio di tanti anni fa quando papà portò me e mia sorella A. al cinema, preannunciandoci matte risate. Mia sorella B. era nata da poco, la mamma era indaffaratissima con lei, la nonna -che abitava con noi- cominciava a non star bene. Forse fu per sfuggire a tutto questo che quel pomeriggio "noi tre" ci rifugiammo tra le poltrone di velluto rosso di uno di quei cinematografi oggi ormai scomparsi, pronti a ridere a crepapelle davanti alle peripezie di Louis De Funés-Charles Bosquier, direttore di collegio alle prese con lo scapestrato figliolo Philippe: il quale, poco intenzionato a recarsi in Inghilterra per colmare le sue lacune in inglese durante una vacanza culturale, preferisce approfondire la conoscenza dell'inglese, inteso come aggettivo femminile sostantivato, nella persona della deliziosa Shirley MacFarrell. Da qui equivoci e disavventure a non finire, tra il gesticolare tipicamente parigino di De Funés ed il fair play tipicamente britannico del genitore dell'inglesina. Indimenticabile la scena in cui il nostro eroe, finito a capofitto nella Senna, viene ripescato da un mercantile belga, la Groote Lulu, e riemerge da sottocoperta infagottato in un maglione da marinaio, assolutamente irresistibile. O perlomeno, così mi sembrava, in quel pomeriggio di tanti anni fa, sulla morbida, rassicurante poltrona di quel cinema, col mio papà alto, grande e forte che rideva di gusto-proprio come un bambino- accanto a me.

3 commenti:

Solimano ha detto...

Roby, con Louis de Funès a me succede una cosa strana: ricordo di aver visto due o tre dei suoi film, ricordo che ci risi molto, ma non ricordo il titolo di quei film né tanto meno la trama - ammesso che la trama avesse un significato se non di portare a spazzo il de Funès per un'ora e mezzo.
A non averlo mai visto prima, de Funès sembrava uno serio, un impiegato, un bancario, proprio per questo era sorprendente e molto divertente vedere le sue reazioni ai piccoli casi strani - e un po' folli - che gli accadevano. In Francia piaceva moltissimo, proprio perché i francesi hanno una tendenza notevole a prendersi troppo sul serio, e vederla esorcizzata così gli faceva bene.

saludos
Solimano

Giuliano ha detto...

Louis de Funes come Paperino è una definizione che ricordo, data da non so più chi, e che mi viene sempre in mente quando ci penso: Paperino per il carattere, le stizze improvvise, le catastrofi, tante cose. Non saprei dire se sia un grande attore, di certo fa ridere, e molto: lo rivedo sempre volentieri.
Forse Solimano pensa a "Sospeso a un precipizio a strapiombo sul mare" (un titolo lunghissimo che non ricordo bene), che era davvero divertente.

Solimano ha detto...

Paperino perché, malgrado tutte le catastrofi, si rialzava sempre più vispo di prima e con la faccia seria da impiegato - anche Paperino ha la faccia (?) seria.
In questo sono simili all'ispettore Clouseau che però ha l'aria da follia sistematica, a suo modo organizzata, si pianifica le sue catastrofi.

saludos
Solimano