La macchina ammazzacattivi di Roberto Rossellini (1952) Racconto di Eduardo De Filippo, Sceneggiatura di Sergio Amidei, Giancarlo Vigorelli, Franco Brusati, Liana Ferri, Roberto Rossellini Con Gennaro Pisano, Marilyn Buferd, William Tubbs, Helen Tubbs, Giovanni Amato, Clara Bindi Musica: Renzo Rossellini Fotografia: Enrico Betti Berutto, Tino Santoni (80 minuti) Rating IMDb: 6.2
Giuliano
Ad Amalfi, durante la festa del Santo Patrono, appare un vecchio misterioso che forse è Sant’Andrea in persona. A tarda ora, il vecchio bussa alla porta della casa del Fotografo, chiedendo ospitalità. Il Fotografo non lo conosce, ma gli apre e lo fa entrare, e chiacchiera un po’ con lui. Per riconoscenza, il vecchio misterioso gli farà un regalo: che è appunto la macchina che dà il titolo al film.
Un regalo inquietante, ma non vi racconto come va avanti la storia altrimenti vi rovinerei il piacere di vedere il film, se – come è più che probabile – non l’avete mai visto. Però sappiate che questa è una favola, e quindi va tutto a finire bene. L’autore è Eduardo de Filippo; la regia è di Roberto Rossellini. Sono gli anni dopo “Roma città aperta” e “Germania anno zero”, il film segue di poco “Stromboli”, e Rossellini è in gran forma. Non ci sono attori famosi, anzi la maggior parte sono non professionisti, molto ben scelti e molto ben diretti. E’ un film che conoscono in pochi, e che ho registrato dalla Rai (quando ancora la Rai faceva servizio pubblico: bei tempi) quasi vent’anni fa. Quando si parla di Rossellini, “La macchina ammazzacattivi” viene liquidato come film minore, o addirittura viene saltato senza troppi convenevoli. Francamente, non mi so spiegare il perché di questa sottovalutazione: è vero, è un film “piccolo”, ma si tratta di un capolavoro, soprattutto se visto in prospettiva. Rossellini prende il bel soggetto di De Filippo (anch’egli in stato di grazia, divertente e pungente come nei suoi momenti migliori) e ne approfitta per girare un vero documentario su Amalfi: è Amalfi la protagonista del film, e questa è una delle ragioni per le quali questo film rimane nella memoria. I personaggi la percorrono in lungo e in largo, e anche in alto; e tutti sappiamo quanto era grande Rossellini in questo genere di riprese. Un altro aspetto interessante è che la trama secondaria del film parla della speculazione edilizia, ancora di là da venire. E’ vero che qui si scherza, ma l’idea di costruire un albergo sloggiando un cimitero, che nei primi anni del dopoguerra poteva sembrare ridicola, sarà la tragica realtà dell’Italia negli anni a seguire. E’ il tema – la corruzione e la speculazione edilizia – che sarà poi affrontato, a cose ormai fatte, da Rosi con “Le mani sulla città”, e da Antonioni (L’avventura), da Dino Risi (Una vita difficile)...
P.S. Immagini in rete, neanche a parlarne. Non mi faccio impressionare, c'è San Giorgio, formidabile macchina ammazzacattivi di Paolo Uccello, che adesso sta a Londra, e qui lo metto, c'è anche la principessa che tiene il drago al guinzaglio.
Giuliano
Ad Amalfi, durante la festa del Santo Patrono, appare un vecchio misterioso che forse è Sant’Andrea in persona. A tarda ora, il vecchio bussa alla porta della casa del Fotografo, chiedendo ospitalità. Il Fotografo non lo conosce, ma gli apre e lo fa entrare, e chiacchiera un po’ con lui. Per riconoscenza, il vecchio misterioso gli farà un regalo: che è appunto la macchina che dà il titolo al film.
Un regalo inquietante, ma non vi racconto come va avanti la storia altrimenti vi rovinerei il piacere di vedere il film, se – come è più che probabile – non l’avete mai visto. Però sappiate che questa è una favola, e quindi va tutto a finire bene. L’autore è Eduardo de Filippo; la regia è di Roberto Rossellini. Sono gli anni dopo “Roma città aperta” e “Germania anno zero”, il film segue di poco “Stromboli”, e Rossellini è in gran forma. Non ci sono attori famosi, anzi la maggior parte sono non professionisti, molto ben scelti e molto ben diretti. E’ un film che conoscono in pochi, e che ho registrato dalla Rai (quando ancora la Rai faceva servizio pubblico: bei tempi) quasi vent’anni fa. Quando si parla di Rossellini, “La macchina ammazzacattivi” viene liquidato come film minore, o addirittura viene saltato senza troppi convenevoli. Francamente, non mi so spiegare il perché di questa sottovalutazione: è vero, è un film “piccolo”, ma si tratta di un capolavoro, soprattutto se visto in prospettiva. Rossellini prende il bel soggetto di De Filippo (anch’egli in stato di grazia, divertente e pungente come nei suoi momenti migliori) e ne approfitta per girare un vero documentario su Amalfi: è Amalfi la protagonista del film, e questa è una delle ragioni per le quali questo film rimane nella memoria. I personaggi la percorrono in lungo e in largo, e anche in alto; e tutti sappiamo quanto era grande Rossellini in questo genere di riprese. Un altro aspetto interessante è che la trama secondaria del film parla della speculazione edilizia, ancora di là da venire. E’ vero che qui si scherza, ma l’idea di costruire un albergo sloggiando un cimitero, che nei primi anni del dopoguerra poteva sembrare ridicola, sarà la tragica realtà dell’Italia negli anni a seguire. E’ il tema – la corruzione e la speculazione edilizia – che sarà poi affrontato, a cose ormai fatte, da Rosi con “Le mani sulla città”, e da Antonioni (L’avventura), da Dino Risi (Una vita difficile)...
P.S. Immagini in rete, neanche a parlarne. Non mi faccio impressionare, c'è San Giorgio, formidabile macchina ammazzacattivi di Paolo Uccello, che adesso sta a Londra, e qui lo metto, c'è anche la principessa che tiene il drago al guinzaglio.
1 commento:
La "macchina ammazzacattivi" del titolo (si può dire perchè lo si vede all'inizio del film e non si rovina il piacere della visione) è una normale macchina fotografica.
E quindi San Giorgio va benissimo, ma credo a che Rossellini quest'idea di Eduardo sia piaciuta molto proprio per il suo significato recondito...
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