lunedì 19 novembre 2007

Le crociate

Kingdom of Heaven, di Ridley Scott (2005) Sceneggiatura di William Monahan Con Orlando Bloom, Eva Green, Liam Neeson, Marton Ksokas, Brendan Gleeson, Jeremy Irons, Edward Norton, Ghassan Massoud, Giannina Facio, Alexander Siddig Musica: Harry Gregson-Williams, Luis Delgado, Graeme Revell, Johann Sebastian Bach ("Jesu Meine Freude") Fotografia: John Mathieson (145 minuti) Rating IMDb: 7.0
Solimano
"E, solo in parte, vidi il Saladino."
Così Dante, con rispetto, nel Canto IV dell'Inferno mette il Saladino nel Limbo, in cui mette altri due musulmani, Averroè e Avicenna, anche se il tempo delle crociate non era passato del tutto: la città di Acri, l'ultimo avamposto, era caduta nelle mani dei musulmani nel 1291, quando Dante aveva 25 anni. Ma le crociate, di cui si discute il numero: sette, otto o nove, non furono solo contro i musulmani, ci fu la crociata contro gli albigesi e quella contro gli hussiti. La guerra dei trent'anni fu anche una guerra di religione fra protestanti e cattolici. Ci furono, oltre alle crociate dei re e dei cavalieri, le crociate dei pezzenti e dei bambini. Il motivo era naturalmente sempre lo stesso: "Dio lo vuole!".

Mi ha fatto piacere, guardando il bel filmaccione di Ridley Scott, che nella sceneggiatura si torni spesso su un tema che mi è caro: perché litigare per delle vecchie mura, che spesso non si sa bene chi le ha veramente costruite e chi ci ha vissuto. I tre monoteismi, le cosiddette religioni del libro, hanno dato il peggio di sé, ognuno a suo modo, e non si intravede la fine della bimillenaria diatriba. Si parla di Occidente e Oriente, ma qui si tratta di parenti, parenti-serpenti. L'Oriente veramente altro da noi (compreso il monoteismo) è rappresentato dalle grandi culture dell'India e della Cina, difatti facciamo molta fatica a capirle, quelle culture, mentre fra di noi ci si capisce fin troppo. Dai monoteismi, come corollari da teorema, sono poi scaturiti i monoateismi dell'Ottocento e del Novecento, sempre basati sul fatto che gli altri debbono essere o sottomessi o distrutti.

Mi è invece spiaciuto che il Saladino (Ghassan Massoud), quando si accorda con Balian de Ibelin (Orlando Bloom), prima risponda che per lui Gerusalemme è nulla, poi si volti e dica che Gerusalemme è tutto. La prima risposta è quella che conta, ma Ridley Scott aveva già condotto il film in modo più laico delle mie attese. Credevo che risolvesse l'inghippo facendo appello ai migliori delle grandi religioni perché tenessero a freno le teste calde e gli ottusi, ma fa di più: Balian de Ibelin difende Gerusalemme per difendere sé e tutti quelli che ci vivono uomini, donne, bambini, che non aspirano ad un paradiso ma a vivere decentemente hic et nunc.

E' spassosa la fine del film. Balian ha ceduto Gerusalemme salvando però le persone, e il re di Inghilterra Riccardo Cuor di Leone arriva per fare anche lui la sua crociata - con i consueti slogan - fanno due chiacchiere, poi Balian torna ad accudire il posto dove vivrà con la sua donna, l' ex-regina Sibylla (Eva Green), ben contenta di essersi chiamata fuori da 'sto regno del piffero per vivere la vita con Balian, il maniscalco divenuto cavaliere.
E' un progresso, che si facciano film del genere, in cui non ci sono i buoni da una parte ed i cattivi dall'altra, è un progresso non dal punto di vista storico perché i nostri lontani antenati ci credevano, a quegli slogan, difatti Federico II, che condusse felicemente la Quinta crociata fu nominato "Anticristo", perché si era accordato con i musulmani evitando spargimento di sangue. E' un progresso perché questa rogna bimillenaria c'è ancora, e chi dice le parole più pacifiche ha alle spalle storie di secoli in cui i suoi hanno fomentato, sempre con il "Io sono il Signore Dio tuo. Non avrai altro Dio fuori di me".

Nel film ci sono storie personali di fantasia, ma si rispetta il filo degli avvenimenti: Rinaldo di Chatillon (Brendan Gleason) e Guido da Lusignano (Marton Csokas) sono realmente esistiti, ed hanno condotto una battaglia già persa in partenza col Saladino, che poco dopo averli sconfitti conquistò Gerusalemme. La chiamano la sindrome di Custer, quello di Little Big Horn, ma c'è stato ben altro nella storia: Crasso contro i Parti, la Invincible Armada di Filippo II, Napoleone e poi Hitler contro la Russia, sempre un cupio dissolvi che costa la vita a decine di migliaia di persone.
Scott mostra questo esercito condotto da sciocchi crudeli, in cui gli uomini cadono sfiniti dalla sete e dalle febbri ancor prima di incontrare il nemico. Di battaglia ne ho viste tante al cinema, con gli ammazzamenti, i cavalli che si impennano, le spade insanguinate, gli assedi ed i castelli. Qui sono battaglie vivaci ma ordinate, si capisce quello che succede.

Poi ci sono i luoghi, alcuni mi hanno felicemente sorpreso, Avila e Segovia in particolare, ma il più è stato girato in Marocco. Eva Green ha detto che il caldo del Marocco ha aiutato il film, rendendolo più sensuoso, mentre hanno patito il freddo della meseta spagnola, difatti il furbo Scott ne ha tenuto conto, inventando anche delle mise invernali, c'è la Green con una folta pelliccia da cui sbuca appena col naso e gli occhi. Ma ho preferito gli occhi della Green dietro i fori della grata. Gli stessi occhi di sua mamma Marlène Jobert, che alle Crociate non c'è mai andata, ma chi l'ha vista in quel film dal titolo più bello che lungo, "Nous ne vieillirons pas ensemble" se la ricorda di sicuro, nel blog c'è già, il regista è Pialat. Impressionante, non la si dimentica, la presenza dell'intelligente re lebbroso Baldovino IV (Edward Norton), con la maschera d'argento sul viso, e memorabili i pochi secondi in cui compare Giannina Facio, la compagna di Ridley Scott, nella tragica parte della sorella del Saladino.

3 commenti:

mazapegul ha detto...

La più rimossa tra le crociate, almeno tra noi cattolici, è quella che i veneziani -in testa il doge Dandolo, cieco, ma con le palle- dirottarono contro Costantinopoli. S'era nel 1203 e gli ortodossi non ce l'hanno più perdonata. (Più che la crociata in sè, credo che non ci perdonino d'averla dimenticata).
Ci vorrebbero un Brecht redivivo per scriverne il soggetto, Olmi a dirigerlo e Ronconi a studiarne le scenografie.
Atsalùd,
Màz

Roby ha detto...

Ecco, anche se pure qui c'è Orlando Bloom, e anche se il genere è sempre quello new-colossal, "Le Crociate" mi è piaciuto almeno tanto quanto "Troy" mi ha nauseato. Sarà perchè dell'antichità classica sono una cultrice e della storia medievale invece no??? Forse è proprio così... Ma il Saladino qua è magnifico, e il re con la maschera d'argento anche.

Riverisco

Roby

Solimano ha detto...

Mazapegul, Mi sembra che fosse con la quarta crociata, quella che dirottò su Costantinopoli, che i quattro cavalli bronzei, oggi in alto sulla facciata della chiesa di San Marco, furono sottratti e portati a Venezia. Successe anche a diverse sacre lemzuola, poi chiamate Sindone di cui è una è quella di Torino. Più che sottratte, queste vennero prodotte, perché c'era una grande domanda di reliquie di ogni tipo. Direi che il cast che prevedi per un eventuale (molto eventuale...) film sarebbe del tutto adeguato, specie con l'Olmi attuale e con il Brecht d'antan.
Roby, a me i filmaccioni ben fatti come questo piacciono molto, e ne porterò altri due nel blog fra poco tempo.
Hanno in comune, tutti, un grave difetto: lo scatolotto. Sono nati per il grande schermo, vederli nel televisore è un po' una sofferenza. Le crociate ha molti aspetti positivi: tre attori ottimi Neeson che fa il padre di Balian, Irons che fa Tiberias, amico di Balian, e Massoud, che è uno splendido Saladino, il perosaggio più forte del film. Una attrice della bellezza di Eva Green, locations splendide dall'inizio alla fine, una buona sceneggiatura, e il talento visivo di Ridley Scott, bastano le tre immagini di Sibylla dietro la grata, del re lebbroso e della sorella del Saladino, che è Ginnina Facio, l'attuale compagna di Ridley Scott. Anche tante altre cose, le musiche, gli interni. Oggi le battaglie mi annoiano, preferisco gli intrighi, i tradimenti, gli amori. Hai un po' ragione, certi colossal, come Troy e non solo, sembrano un enorme spettacolo di burattini o pupi che dir si voglia. Orlando Bloom non fa molti danni, ma la sua è una faccia che si dimentica. Mentre non si dimenticano, per quanto sono brutti, Rinaldo di Chatillon e Guido da Lusignano. Io l'ho visto volentieri, e se mi capita un pomeriggio in cui voglio rilassarmi senza pensieri, lo rivedrò. A me è piaciuto più questo che il Gladiatore, lo so di darti un dispiacere... però ti concedo che Russel Crowe è ben altro rispetto ad Orlando Bloom, poverino.

saludos
Solimano