Fantasmi a Roma, di Antonio Pietrangeli (1961) Sceneggiatura di Ennio Flaiano e Sergio Amidei Con Eduardo de Filippo, Marcello Mastroianni, Vittorio Gassmann, Sandra Milo, Tino Buazzelli, Belinda Lee Fotografia di Giuseppe Rotunno Musiche di Nino Rota, Leo Chiosso e Armando Trovajoli (100 minuti) Rating IMDB: 7,1
Roby
E' un vero peccato che non sia riuscita a trovare in rete nessuna immagine di questo delizioso film, a parte la locandina: nella quale tuttavia si possono riconoscere, con un po' di buona volontà, i numerosi interpreti illustri, primo fra tutti il grande Eduardo. La storia, signori miei, porta fra le altre la firma nientepopodimeno che Ennio Flaiano, la fotografia è di Peppino Rotunno e le musiche (scusate se è poco) si devono agli sforzi congiunti di gente come Rota e Trovajoli. Eppure, sentiamo un po', quanti di voi l'hanno visto? In TV non passa da un pezzo (probabilmente, l'ultima volta che l'ho visto ero ancora nubile!), ed è un peccato, perchè nel complesso si tratta di un'operina garbata, piacevole, divertente, ben diretta da Antonio Pietrangeli e ottimamente interpretata dallo squadrone che vedete sopra citato.
Il palazzo dei decaduti principi di Roviano, nel centro di Roma, è abitato, oltre che dal vecchio don Annibale (De Filippo), anche da alcuni fantasmi "di famiglia", molto diversi per età e per sesso ma tutti concordi nel non voler abbandonare l'avita dimora, a dire il vero assai malconcia. E' proprio il funzionamento difettoso di uno scaldabagno a mandare lo stesso don Annibale all'altro mondo, dove è subito amabilmente accolto dai suoi avi. Ma i guai cominciano adesso, perchè lo scapestrato Federico (Mastroianni), ultimo erede della gloriosa stirpe, pare intenzionato a vendere l'intero stabile per farlo radere al suolo, onde far posto ad un supermercato, ricavandone un gruzzoletto da godersi con la sua amichetta (Belinda Lee). Gran subbuglio fra i trapassati, che già si vedono sfrattati chissà dove... poi, l'idea luminosa: contattare uno spettro illustre, quello del pittore Giovanni Battista Villari detto il Caparra (Gassmann), convincendolo ad affrescare nottetempo da par suo una parete nascosta dell'edificio, così da provocare l'intervento delle Belle arti ed il successivo vincolo dell'intero stabile. Lo stratagemma riesce -anche se, con grande scorno del Caparra, il critico d'arte della soprintendenza attribuisce il dipinto non a lui ma all'odiato rivale Caravaggio- e la spettrale famigliuola può continuare a dormire sonni eterni e tranquilli tra le monumentali sale del palazzo.
Trama leggera ma irresistibile, sostenuta dalla bravura degli attori, dalla perfetta calibratura dei tempi del racconto, dalla magìa di una Roma minore ma non per questo meno affascinante. Bella la trovata di far apparire i fantasmi completamente ricoperti da uno strato di cipria bianca, che li rende porcellanati, quasi come statuine di Capodimonte. Musiche gradevolissime, sorrisi e simpatia per un'ora e mezza da trascorrere in pieno relax, in compagnia di interpreti di prim'ordine ben orchestrati da un regista che sa il fatto suo. Di Eduardo è superfluo parlare; Mastroianni è strepitoso, diviso in ben tre parti contemporaneamente; il Caparra di Gassmann è da antologia e persino la Milo, qui, mi va a genio. Fra tutti, però, mi piace ricordare soprattutto l'inglese Belinda Lee, spesso usata in pellicole di genere horror o pseudo-storico per le sue indubbie doti fisiche, ma che nei Magliari e nella Lunga notte del '43 aveva saputo dimostrare di non essere soltanto una bambola senza cervello: proprio nel 1961, a soli 26 anni, un incidente d'auto in California l'avrebbe portata a sperimentare di persona la condizione esistenziale di puro spirito, poco prima solo sfiorata sul set di questo film.
Trama leggera ma irresistibile, sostenuta dalla bravura degli attori, dalla perfetta calibratura dei tempi del racconto, dalla magìa di una Roma minore ma non per questo meno affascinante. Bella la trovata di far apparire i fantasmi completamente ricoperti da uno strato di cipria bianca, che li rende porcellanati, quasi come statuine di Capodimonte. Musiche gradevolissime, sorrisi e simpatia per un'ora e mezza da trascorrere in pieno relax, in compagnia di interpreti di prim'ordine ben orchestrati da un regista che sa il fatto suo. Di Eduardo è superfluo parlare; Mastroianni è strepitoso, diviso in ben tre parti contemporaneamente; il Caparra di Gassmann è da antologia e persino la Milo, qui, mi va a genio. Fra tutti, però, mi piace ricordare soprattutto l'inglese Belinda Lee, spesso usata in pellicole di genere horror o pseudo-storico per le sue indubbie doti fisiche, ma che nei Magliari e nella Lunga notte del '43 aveva saputo dimostrare di non essere soltanto una bambola senza cervello: proprio nel 1961, a soli 26 anni, un incidente d'auto in California l'avrebbe portata a sperimentare di persona la condizione esistenziale di puro spirito, poco prima solo sfiorata sul set di questo film.
5 commenti:
Massì che l'ho visto! Non me ne sarei mai ricordata se tu non lo avessi raccontato tanto bene da farmi tornare in mente ogni scena, nei minimi particolari. Un film senza grandi pretese ma piacevolissimo e con ottimi attori. Un abisso lo separa dagli attuali film d'evasione, infarciti di parolacce e di battute cretine.
Grazie, Roby, per aver risvegliato in me questi piacevoli ricordi.
Ti abbraccio
H.
Anch'io l'ho visto, e come Habanera, me ne ero dimenticato, ma mi divertì molto, e lo rivedrei molto volentieri, chissà se esiste il DVD. Pietrngeli ha fatto diversi film buoni, uno straordinario (e sapete tutti qual è, vedremo chi lo porta nel blog), ma a parte la storia, che trovo geniale (l'attribuzione a Caravaggio dell'opera del Caparra è una trovata finissima), vorrei rivedere Tino Buazzelli, che ho ammirato in teatro in Galileo, in Schweik e in Mercadet l'affarista, un attore con difetti culturali, certe volte perfino rozzo ma con una potenza scenica ineguagliabile.
La storia del cinema italiano specie di quegli anni è ricca di opere per un morivo o per l'altro notevole, che sono state completamente cancellate Che in rete si trovi solo la locandina (ci ho provato anch'io) è il segno del buon lavoro di recupero che si dovrebbe fare, non per gusto archeologico (che già non sarebbe male), ma perché c'è bellezza, intelligenza, anche aderenza ai problemi, come qui la speculazione immobiliare.
E Belinda Lee e Sandra Milo, prima che fosse troppa.
saludos
Solimano
Eh sì, Buazzelli: un talento straordinario buttato via dal nostro cinema. Capitava anche allora: questa è una delle poche occasioni per vederlo all'opera, anche se in una parte secondaria (poi c'è "Totò Tarzan", e che cosa ancora?).
Per fortuna che c'era la Rai, una volta (negli anni '60 c'era...), e ho potuto vedere "Corruzione al Palazzo di Giustizia", dove Buazzelli è meglio di Charles Laughton.
Concordo su Buazzelli, di cui ho un incancellabile ricordo nei panni del televisivo Nero Wolfe (ma li fanno ancora, "sceneggiati" così?). Purtroppo, se non erro, in "Fantasmi a Roma" è stato doppiato con una voce non sua: chissà perchè?
Saluti e popcorn a voi tutti!!!
R.
Facevo le elementari quando vidi questo film la prima volta. Fu in compagnia di mia madre e lei stirava e rideva. Ridevamo insieme. Ovviamente ne conservo un felice ricordo.
Grazie Roby. E quanto hai ragione, Habanera, sui film d'evasione!
Cari saluti
Laura
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